Il governo turco ha bloccato uno dei social network più popolari del paese
Ekşi Sözlük è apprezzato per le discussioni libere su politica e attualità, ma quelle sul terremoto non sono piaciute
Da oltre una settimana le persone che si connettono a internet dalla Turchia non riescono ad accedere a Ekşi Sözlük, un social network a metà tra Wikipedia e Reddit, considerato un importante spazio per le discussioni libere online, nonché il più popolare tra quelli nati e gestiti in Turchia. Dal 21 febbraio chi lo visita vede una schermata con un riquadro arancione brillante firmato dall’autorità turca che si occupa di telecomunicazioni, che dice di aver bloccato il sito web.
Il fondatore Basak Purut ha scritto su Twitter che sta cercando di capire il motivo: non è ancora stato esplicitato dal governo turco, che negli anni ha fatto spesso ricorso a decisioni simili per silenziare l’opposizione. Twitter per esempio era stato temporaneamente bloccato dopo il fortissimo terremoto che ha ucciso almeno 45mila persone a inizio febbraio.
In una dichiarazione, i gestori di Ekşi Sözlük hanno ipotizzato che la ragione del blocco sia dovuta al fatto che sul sito stavano circolando moltissime critiche (e notizie false) sul modo in cui il governo turco ha gestito i soccorsi dopo il terremoto. «Lo stato è stato descritto come impotente e gli amministratori del sito non sono stati capaci di reagire velocemente alla pubblicazione di contenuti falsi o diffamatori», diceva il comunicato del social network.
Ekşi Sözlük (che in turco vuol dire più o meno “Dizionario acido”) è un social network un po’ atipico: fu fondato nel 1999, ed è stato descritto talvolta come un misto tra Wikipedia, Reddit e un social network tradizionale come Facebook. In teoria è un dizionario online che tutti possono modificare, ma viene usato da decenni come uno spazio in cui discutere liberamente, facendo ampio uso di satira e sarcasmo nel parlare delle notizie del giorno e di quel che succede nel paese. Negli ultimi ventiquattro anni il sito si è fatto la reputazione di essere uno spazio dove è concesso parlare di qualsiasi cosa – e soprattutto di politica – senza alcuna intromissione da parte dei moderatori, che intervengono molto raramente anche di fronte a notizie false e discussioni particolarmente tossiche.
Alcuni lo definiscono «la fogna del web», ma è anche uno spazio particolarmente prezioso per i turchi atei, di sinistra o che si oppongono per un motivo o l’altro alle posizioni politiche del presidente conservatore Recep Tayyip Erdoğan, che governa il paese dal 2014.
«Non ho mai moderato i contenuti in base alla “correttezza fattuale” o in base a una certa ideologia o principio. La mia visione principale era che “tutto è informazione”. Volevo solo che le voci fossero in un formato simile a un dizionario, tutto qui», ha detto il fondatore Sedat Kapanoğlu a Forbes. «Non sapevo che la mia visione in Turchia fosse nuova. Esistevano forum su internet ma quasi sempre i moderatori avevano una certa ideologia e bandivano le persone che osavano criticarla. Nessuno aveva pensato di “consentire la libertà di parola” in precedenza. La gente ha subito abbracciato l’idea di “costruire liberamente un’enorme fonte di informazioni” e la popolarità del sito web è cresciuta incredibilmente rapidamente».
Oggi «Ekşi Sözlük è immensamente importante, non solo per la libertà di parola in Turchia, ma anche per il libero flusso di notizie, poiché i media principali sono controllati dal governo» ha detto al Guardian il giornalista turco Emre Kızılkaya. «Molti sostenitori della libertà di parola in Turchia vedono questo blocco di Ekşi Sözlük come l’ennesimo tentativo del governo turco di dettare la propria narrativa, sia sul tema della risposta al terremoto sia per reprimere le critiche in vista delle elezioni».
Non è la prima volta che Ekşi Sözlük si scontra con le autorità: i tribunali hanno spesso chiesto ai suoi moderatori di rimuovere contenuti ritenuti blasfemi o illegali. Kapanoğlu, il fondatore, è stato interrogato dalla polizia per un post sul sito per la prima volta nel 2003, e nel 2011 aveva stimato che veniva convocato dalle autorità almeno una volta alla settimana per rilasciare una deposizione in risposta alla denuncia di diffamazione di politici e utenti qualunque. Alla fine, si è trasferito nella Silicon Valley, in California, dopo aver rischiato di finire in galera per la presenza di contenuti blasfemi sulla sua piattaforma.