Come cambia l’atletica quando è al chiuso
Fa più giri, è meno veloce, rinuncia ai lanci e ha gare tutte sue, come vedremo da oggi agli Europei di Istanbul
Giovedì all’Ataköy Arena di Istanbul, in Turchia, iniziano gli Europei indoor di atletica leggera, le cui gare più importanti si svolgeranno nel fine settimana. A sfidarsi in 26 eventi diversi ci sono oltre 50 paesi e più di 600 atleti e atlete, e tra i sette campioni olimpici in carica c’è il velocista Marcell Jacobs, il più atteso dei 49 italiani.
L’attività indoor, al coperto, è una parte minoritaria e spesso piuttosto trascurata dell’atletica leggera: la sua versione invernale, preparatoria e propedeutica al resto della stagione outdoor. È però interessante per le sue peculiarità e le differenze rispetto all’atletica leggera all’aperto: non si lanciano – per ragioni piuttosto comprensibili – martelli, dischi o giavellotti; i 100 metri diventano 60 metri e siccome la pista è più corta cambiano, se non sulla lunghezza comunque in certe dinamiche, anche altre gare di velocità e mezzofondo.
Anzitutto, però, le gare al coperto hanno il vantaggio di non dover dipendere da caldo o freddo, pioggia o vento, offrendo così agli atleti condizioni molto meno variabili. Ci sono anche specialità che non sono granché influenzate dall’essere al chiuso o all’aperto, o che al limite lo sono in negativo, non potendo godere di eventuale vento a favore. È il caso dei salti: in alto, in lungo, triplo e con l’asta. In tutte queste specialità è addirittura ininfluente che un certo record sia fatto indoor anziché outdoor.
L’attuale record mondiale assoluto del salto triplo femminile (15 metri e 72 centimetri) è stato stabilito indoor, nel marzo del 2022, dalla venezuelana Yulimar Rojas. Lo stesso vale per il record maschile del salto con l’asta che lo svedese Armand “Mondo” Duplantis ha fatto a fine febbraio arrivando, al chiuso, a 6 metri e 22 centimetri. È praticato indoor anche il caso del getto del peso, che arriva a distanze ben più contenute rispetto ai lanci: l’attuale record mondiale maschile, stabilito indoor di recente, è di 23 metri e 38 centimetri.
Per le gare di corsa cambiano invece molte cose. Mentre un giro di pista all’aperto è lungo 400 metri, nelle gare omologate uno al chiuso è infatti pari a 200 metri.
Questo vuol dire anzitutto che non ci stanno 100 metri dritti, senza curve. Nelle gare indoor, la gara più nota e spettacolare dell’atletica lascia quindi il posto a una ancora più breve ed esplosiva, in cui sono ancor più importanti partenza e progressione iniziale. Inoltre, le gare da 60 metri e quelle dei 60 metri ostacoli si fanno su una parte di pista separata, che sta al centro delle arene.
Il record del mondo maschile sui 60 metri, una distanza che in un paio di occasioni a inizio Novecento fu anche olimpica, è di 6 secondi e 34 centesimi. È stato calcolato che nella sua finale olimpica Jacobs arrivò ai 60 metri in 6 secondi e 41 centesimi, e che per il suo record mondiale sui 100 metri (corsi nel 2009, con un po’ di vento a favore, in 9 secondi e 58 centesimi) il giamaicano Usain Bolt arrivò ai 60 metri in 6 secondi e 31 centesimi: di fatto, mentre faceva il record sui 100 metri fece insomma anche quello sui 60, che però non potè ovviamente essere considerato come record ufficiale.
Sembra peraltro che ci sia stato almeno un altro velocista capace di passare dai 60 metri, mentre però correva per i 100, in un tempo ancora inferiore. È il cinese Su Bingtian, che nelle semifinali delle Olimpiadi di Tokyo fu più veloce di Jacobs e impiegò solo 6 secondi e 29 centesimi per arrivare ai 60 metri. Indoor, sui 60 metri effettivi, Su non è tuttavia mai riuscito a scendere sotto i 6 secondi e 40 centesimi.
Agli Europei di Istanbul Jacobs arriva da campione olimpico sui 100 e da campione mondiale sui 60 metri; ma tra gli altri a sfidarlo ci sarà il ventiduenne Samuele Ceccarelli, che sui 60 metri lo ha da poco battuto nei campionati italiani indoor.
Le altre distanze corse agli Europei di questi giorni, e in genere a ogni evento indoor, sono i 400 metri (corsi anche in staffetta) gli 800, i 1.500 e i 3.000, una distanza del mezzofondo perlopiù indoor, che prende il posto che di solito è dei 5.000 metri. La differenza più evidente è nei 400 metri: all’aperto ogni atleta sta nella sua corsia, al chiuso succede invece che dal secondo giro si corre insieme sulle corsie più interne.
A Istanbul la grande favorita per la vittoria sui due giri di pista dei 400 metri femminili è l’olandese Femke Bol, che all’aperto corre anche i 400 ostacoli. Per capire come cambia fare più giri e quindi più curve, il record femminile sui 400 outdoor, fatto negli anni Ottanta, è di 47 secondi e 6 decimi, mentre quello indoor – che Bol ha fatto a metà febbraio, in un periodo dai molti record indoor – è di 49 secondi e 26 centesimi.
Nelle gare al coperto non cambia però solo la lunghezza della pista. Altre differenze riguardano il numero delle corsie (che sono più strette e spesso sono 6 anziché 8) e alcuni altri accorgimenti tecnici. Come spiega Mondo, azienda italiana di superfici e attrezzature sportive, «nelle piste outdoor gli atleti corrono su una superficie piana, mentre al coperto non soltanto il raggio della curva è molto inferiore, ma è anche presente una certa inclinazione». Inoltre, mentre «le piste outdoor presentano generalmente un unico raggio», quelle indoor di solito sono multiraggio e con almeno tre raggi diversi per «favorire la transizione tra rettilineo e curva e la corsa in curva».
Altre particolarità dell’atletica indoor sono le gare sulle prove multiple, che al chiuso devono fare a meno di alcune specialità e diventano quindi eptathlon per i maschi e pentathlon per le femmine (cioè 7 e 5 specialità, anziché 10 e 7 come è invece all’aperto).
Fatta eccezione per lanci e salti, l’atletica al coperto è insomma diversa: spesso più breve e giocoforza meno veloce. Le mancano inoltre, rispetto ai corrispettivi eventi all’aperto, la marcia e la maratona. In attesa della stagione all’aperto, i cui Mondiali saranno a Budapest ad agosto, è però l’occasione, per gli atleti, di migliorarsi in un contesto competitivo (e non troppo freddo) e, per gli spettatori, di conoscere meglio alcuni di loro, tra gare un po’ più inconsuete e parecchio concentrate nello spazio.
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