La Danimarca ha abolito una festa pubblica per aumentare le spese militari
Lo “Store bededag”, una festività luterana che risale al 17º secolo: ci sono state grosse proteste dell'opposizione, sia di destra sia di sinistra
Martedì il parlamento danese ha approvato una proposta di legge del governo che prevede l’abolizione di una festività pubblica, con l’obiettivo di ricavare centinaia di milioni di euro da destinare alle spese militari.
La proposta del governo, guidato dalla socialdemocratica Mette Frederiksen e sostenuto anche dai Liberali di centrodestra e dai Moderati di centro, era stata avanzata nei mesi scorsi e aveva causato grosse proteste tra le opposizioni.
La festa che verrà abolita si chiama “Store bededag“ (che vuol dire “Giorno della grande preghiera”) ed esiste dal 17esimo secolo: è una festa cristiana che si celebra ogni anno il quarto venerdì dopo Pasqua. Viene celebrata dalle persone di fede luterana, che sono più del 70 per cento in Danimarca (per la costituzione danese la confessione evangelico-luterana è religione di Stato).
Frederiksen aveva annunciato l’intenzione del governo di abolire la festa a dicembre: secondo la prima ministra, una festa pubblica in meno permetterebbe di far guadagnare allo Stato circa 400 milioni di euro all’anno.
Questi soldi verrebbero investiti per aumentare il bilancio della difesa, con l’obiettivo di soddisfare le richieste fatte della NATO a tutti i paesi membri dell’alleanza di destinare il 2 per cento del PIL alle spese militari. Attualmente la Danimarca destina circa l’1,4 per cento del PIL alla difesa, e il governo si era inizialmente prefissato di raggiungere il 2 per cento entro il 2033, obiettivo ora anticipato al 2030.
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Secondo Frederiksen la decisione di accelerare i tempi è stata dovuta anche alla guerra in Ucraina che ha reso urgente un maggiore investimento nella difesa. Ha anche sostenuto che un giorno di festa in meno non sarebbe un gran problema per i danesi, che hanno già altre 10 festività pubbliche durante l’anno.
La decisione del governo ha però scontentato molte persone: innanzitutto i vescovi della Chiesa luterana danese, e poi i partiti di opposizione, sia di destra che di sinistra. Per i partiti di destra, l’abolizione della festa è una minaccia ai valori cristiani e alle tradizioni della Danimarca, mentre quelli di sinistra hanno criticato soprattutto il fatto che il governo ha di fatto imposto un giorno di lavoro in più all’anno senza avviare un vero dialogo con i sindacati. Alla fine la proposta è stata approvata con 95 voti favorevoli e 68 contrari.