Un modo diverso per ascoltare musica dal vivo
Gli eventi di Sofar Sounds sono piccoli concerti segreti in posti inusuali, seguiti da una nicchia di pubblico anche in Italia
di Susanna Baggio
È un venerdì sera di metà febbraio, sono più o meno le 21 e in un appartamento seminterrato in un cortile un po’ defilato nella zona dei Navigli, a Milano, sono radunate alcune decine di persone. Sembrano perlopiù studentesse e studenti universitari, ma ci sono anche trentenni e quarantenni, chi con qualche bottiglia di birra, chi con un sacchetto di patatine. La maggior parte di loro è seduta per terra o su cuscini, dove ha trovato posto, ma tutte sono qui per ascoltare musica: stanno partecipando a un evento di Sofar Sounds, una comunità internazionale che organizza concerti intimi in luoghi inusuali in centinaia di città in tutto il mondo, senza rivelare fino all’ultimo chi suonerà e dove.
Prima della pandemia gli eventi di Sofar Sounds erano molto di moda anche in Italia, tanto che a detta delle volontarie e dei volontari che li organizzano nelle singole città (“curator”) a volte erano centinaia le persone che non riuscivano a parteciparvi. Dopo la ripresa un po’ di cose stanno cambiando, ma l’interesse per gli eventi c’è sempre e il loro obiettivo resta lo stesso. Per il pubblico, sono un’occasione per scoprire nuova musica e lasciarsi sorprendere da un’esperienza di cui non sanno quasi nulla; per gli artisti invece un’opportunità per esibirsi in ambienti diversi dalla norma, soprattutto in un momento in cui i locali per suonare dal vivo sono pochi e i biglietti dei concerti costano molto più di prima.
L’iniziativa Sofar Sounds nacque a Londra nel 2009, quando il suo fondatore, Rafe Offer, invitò alcuni amici in un appartamento per farli assistere a un piccolo concerto. “Sofar” è l’abbreviazione di “songs from a room”, canzoni da una stanza, e descrive in maniera piuttosto accurata sia la prima esperienza di Offer che quella degli eventi di oggi: le persone sono sedute per terra in una stanza, spesso in case private ma anche in piccoli club, studi di registrazione o gallerie d’arte, e ascoltano con attenzione concerti di ogni genere musicale, condividendo qualcosa da bere e conoscendo nuove persone.
Ora Sofar Sounds è una comunità attiva in circa 400 città, da Parigi a Chicago, e ci sono eventi anche in Italia, per esempio a Bergamo, Genova, Napoli, Udine e Ancona. In quasi quindici anni hanno suonato oltre 30mila artisti: non solo band emergenti, ma anche cantanti già affermati o che lo sarebbero diventati di lì a poco, tra cui Ed Sheeran e Billie Eilish. In Italia, tra gli altri, ci sono passati La Rappresentante di Lista, Joan Thiele e Margherita Vicario: all’evento del 17 febbraio a Milano si sono esibiti il trio pop-rock di Lugano Monte Mai, il cantautore bergamasco Spinozo, visto nel 2021 nel programma X Factor Italia, e Samia, artista romana di origini yemenite e somale che canta rap su basi elettroniche-dance.
Di norma gli eventi di Sofar Sounds si svolgono in prima serata, ospitano da alcune decine a poche centinaia di persone e funzionano così: la squadra di curator di ciascuna città annuncia sul sito dell’iniziativa e sui propri profili social che ci sarà un concerto in una certa data e in un certo quartiere, le persone interessate a partecipare possono iscriversi indicando la propria email e ricevono una conferma per sapere se sono state selezionate sempre tramite mail. Sapranno dove si terrà precisamente l’evento soltanto 36 ore prima e scopriranno chi suonerà una volta arrivati.
Solitamente durante ogni concerto si esibiscono tre artisti, ciascuno per 20-30 minuti, inframmezzati da un breve cambio palco, anche se nella gran parte dei casi un palco vero non c’è. All’ingresso viene consigliata una donazione di circa 10 euro che serve per rimborsare almeno in parte gli artisti, i fonici, i fotografi e i videomaker, oltre che per spese varie. Gli artisti che vogliono suonare o le persone che vogliono mettere a disposizione uno spazio possono farlo contattando gli organizzatori delle singole città tramite il sito di Sofar o i profili sui social network. La sede centrale, attualmente negli Stati Uniti, consiglia di organizzare almeno un evento al mese, ma le cose variano di città in città.
Spesso chi partecipa a un evento Sofar scopre chi suona grazie a una cartolina con una grafica sempre diversa che contiene i nomi degli artisti e la data del concerto, una delle tradizioni che il team di Milano cerca di mantenere da sempre. Milano è stata la prima città italiana in cui hanno cominciato a essere organizzati gli eventi di Sofar, che dal 2013 a oggi sono stati più o meno 140, dice Alessandro Martello, coordinatore del gruppo Milano-Bergamo. Prima della pandemia da coronavirus il riscontro del pubblico in città era «eccezionale», spiega Martello, e nonostante una ripresa piuttosto lenta tra la fine del 2021 e il 2022 adesso la richiesta è tornata a essere alta.
Le persone che si erano iscritte per partecipare a un evento organizzato a inizio febbraio a Daste, un locale di Bergamo, erano 480 per 180 posti a disposizione; quelli disponibili per la serata di febbraio a Milano erano 70: le richieste 295.
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Un evento di Sofar a Bergamo
Generalmente gli organizzatori cercano di coinvolgere un pubblico per quanto possibile diverso, e cercano di fare in modo che almeno un terzo delle persone selezionate non abbia mai partecipato agli eventi, spiega Martello (possono sapere chi non ci è mai andato tramite gli indirizzi email con cui ci si iscrive). Lo «zoccolo duro» di affezionati però è necessario, dice, anche per tramandare lo spirito originale dell’esperienza e per così dire “insegnare” a non disturbare le esibizioni con il chiacchiericcio o con troppe foto.
«Parte dell’esperienza è precisamente l’effetto sorpresa di non sapere cosa si va a vedere», ed è per questo che di norma il livello di attenzione del pubblico è più alto, commenta Silvia Lanfranchi, che fa parte dell’organizzazione di Brescia. Per fare qualche esempio, è capitato che in Italia ci suonassero band famose che passavano dall’Italia, come è successo con gli australiani Sheppard (quelli di “Geronimo”), ma anche Ludovico Einaudi, ospite di un evento organizzato nel 2017 in collaborazione con Amnesty International. A Napoli invece ci sono stati concerti in una villa confiscata a una famiglia camorrista o a bordo di una piscina, mentre il pubblico faceva il bagno.
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L’ambizione degli eventi di Sofar non è quella di sostituirsi ai locali in cui si suona musica o di contestare i grossi concerti, ma di essere un’esperienza «complementare», racconta Giuseppe Fontanella, musicista, produttore e principale organizzatore degli eventi a Napoli. A Sofar «mancano delle cose» – grossi palchi, un’amplificazione potente, un pubblico molto ampio – «perché ne ha altre», continua Fontanella: cita in particolare una certa libertà artistica che spesso altrove non c’è, l’opportunità di valorizzare la cultura locale e quella di favorire un rapporto diretto tra artisti e pubblico.
A Napoli il ruolo degli eventi Sofar è particolarmente importante anche perché di norma la città è tagliata fuori dai concerti internazionali più grossi, spiega: in questo contesto però possono esibirsi sia cantanti famosi, sia artisti locali, a cui si cerca sempre di riservare un posto. Alcuni degli artisti che ci hanno partecipato, come Samia, hanno detto di apprezzare il fatto di suonare in posti intimi, nella gran parte dei casi in contesti diversi da quelli in cui si esibiscono normalmente e davanti a un pubblico attento.
In questo momento gli eventi di Sofar sembrano essere ancora più apprezzati perché a livello generale molti piccoli locali che facevano suonare le band emergenti hanno chiuso a causa della pandemia, lasciando gli addetti del settore senza lavoro e i musicisti senza un posto in cui esibirsi, e creando una serie di strascichi e aumenti di prezzi. Per molti artisti quindi un evento di questo tipo può essere una nuova opportunità per farsi conoscere durante la ripresa. Un altro dei lati positivi è la visibilità che ottengono grazie alle foto e ai video condivisi sul sito e sui profili social di Sofar, così come dal pubblico.
Anche se attorno ai concerti di Sofar in Italia c’è una fetta di pubblico molto affezionato e interessato, restano comunque eventi di nicchia, che sono gestiti da una rete di volontari e per questo vanno incontro a varie difficoltà.
A Torino per esempio l’iniziativa era nata nel 2016 grazie a una collaborazione con il Reset festival, un festival dedicato alla musica emergente, ed era proseguita con vari eventi organizzati in biblioteche, appartamenti, atelier d’arte, cortili e terrazze. La pandemia però ha portato a un’interruzione forzata dei concerti, che anche per via delle esigenze personali di chi se ne occupava poi non sono più stati organizzati. È andata così anche in altre città, tra cui Brescia, dove però gli eventi stanno per ricominciare.
Dal 2022 comunque gli eventi di Sofar si sono estesi a nuove città, tra cui Genova, Palermo e Lucca. Filippo Ghiglione, curator del capoluogo ligure, ha spiegato che in città si sentiva l’esigenza di eventi simili, e che il riscontro dei primi eventi è stato estremamente positivo, sopra le aspettative. Il primo concerto organizzato a Genova nel maggio del 2022 è stato all’aperto, in alcune serre recuperate dal degrado, il secondo in uno studio di digital marketing in un palazzo del centro storico e il terzo nelle sale prove di uno studio di registrazione. Le richieste per partecipare al primo evento, per cui erano disponibili 100 posti, furono superate nel giro di un giorno, quelle del secondo (45 posti) nel giro di dieci minuti e quelle del terzo, per 80 persone, in tre ore.
Negli ultimi anni gli eventi di Sofar sono cambiati molto, racconta Martello, soprattutto all’estero. In paesi come Regno Unito, Stati Uniti e Spagna, per esempio, sono più orientati al guadagno: per partecipare bisogna pagare un biglietto (che a Londra arriva anche a 25 sterline, circa 30 euro) e in qualche caso si sa già in anticipo chi suonerà. L’anno scorso inoltre c’è stato un cambio di amministrazione, dall’Inghilterra agli Stati Uniti, cosa che sta portando altri cambiamenti, sia di immagine che di gestione.
In Italia invece per ora gli eventi rimangono più fedeli al modello iniziale: sono sempre ritrovi informali organizzati da volontari, che in alcuni casi si appoggiano ad associazioni culturali o vengono patrocinati da sponsor ed enti pubblici.
Del futuro del modello di Sofar si parla da qualche tempo sia all’estero che tra gli organizzatori delle città italiane, con approcci differenti.
Da qualche mese i coordinatori di Sofar in Italia si stanno confrontando per capire se e come gestire in maniera più formale l’iniziativa, cosa che da un lato permetterebbe per esempio di chiedere un biglietto all’ingresso e quindi di rendere più sostenibili gli eventi, ma dall’altro presenterebbe varie incombenze a livello burocratico. Alcuni non sono convinti che questa sarebbe la scelta più adatta, proprio per il tipo di evento che vuole essere un Sofar, mentre altri non la escludono, purché non venga snaturato il suo obiettivo iniziale. Intanto quest’anno i curator italiani hanno già cominciato a collaborare con alcune amministrazioni locali nell’ambito delle iniziative organizzate per Bergamo-Brescia capitale italiana della cultura per il 2023.
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