La disputa legale sulla rumorosità del Conservatorio di Parma
Tre studi legali in zona dicono di non riuscire a lavorare per il troppo baccano: sul caso dovrà esprimersi il TAR
Nei prossimi giorni il TAR (Tribunale amministrativo regionale) dell’Emilia-Romagna si dovrà esprimere su un caso che coinvolge il Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma: tre studi legali che hanno sede nella stessa zona – tra via del Conservatorio e piazzale Boito – sostengono di essere disturbati nel proprio lavoro dal volume della musica proveniente dal Conservatorio stesso, e perciò hanno chiesto al Comune che ne sospenda le attività. Il TAR dovrà decidere se la sospensione sia ammissibile o meno, anche in considerazione dei disagi che provocherebbe agli studenti del Conservatorio.
La vicenda era cominciata nel 2021 con una prima richiesta di sospensione, a sostegno della quale gli studi legali avevano presentato un rilevamento dell’Arpae, l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna, che tra le altre cose si occupa anche di inquinamento acustico. Secondo il rilevamento il Conservatorio superava i limiti di rumorosità, normalmente espressi in decibel. Su questioni del genere non esistono limiti assoluti, ma valutazioni a seconda dei casi specifici fatte da agenzie come l’Arpae sulla base di un impianto normativo tortuoso e complesso, tra direttive europee e norme nazionali e locali.
Nel caso del Conservatorio il comune aveva valutato che quei limiti fossero stati superati, e aveva ordinato quindi che una parte delle attività venisse sospesa. Il Conservatorio aveva contestato la decisione e fatto ricorso al TAR, che in attesa della sentenza definitiva aveva intanto respinto la sospensione decisa dal comune.
Il Conservatorio di Parma è considerato uno dei maggiori istituti di formazione musicale d’Europa: è in attività da quasi 200 anni, ha 135 insegnanti e all’incirca un migliaio di studenti, molti dei quali stranieri proprio in virtù della sua fama internazionale. Una brusca interruzione delle attività avrebbe causato grossi problemi all’istituto, dove si svolgono corsi di laurea, master e corsi Erasmus in collaborazione con altre università.
Finora il Conservatorio si è difeso sostenendo che le rilevazioni dell’Arpae abbiano prodotto un risultato distorto, dal momento che vennero fatte durante le restrizioni dovute alla pandemia: in quel periodo infatti il Conservatorio doveva tenere aperte le finestre per lunghi momenti così da permettere il ricircolo d’aria, e perciò il rumore proveniente dai suoi ambienti era più alto del normale.
Ma la vicenda sta interessando la comunità locale e in particolare musicisti e musiciste, a prescindere dal suono che passava dalle finestre aperte dell’istituto durante la pandemia: una domanda che si fanno in molti è come possa essere considerato “rumore”, con accezione negativa, il suono proveniente da un luogo come il Conservatorio, che peraltro è lì da molto tempo senza che ci siano mai state particolari lamentele. Il noto baritono Luca Salsi, che ha studiato proprio al Conservatorio di Parma, ha manifestato una certa indignazione parlando con La Stampa: «Ai miei tempi studiavamo d’estate con le finestre aperte e i passanti si fermavano ad ascoltare, a volte applaudendo al termine del brano».
In ogni caso l’istituto ha deciso di intervenire per non rischiare nuovi guai in futuro: il presidente del Conservatorio, Marco Ferretti, ha annunciato alla Gazzetta di Parma una serie di interventi per l’insonorizzazione delle aule e il trasferimento di alcune attività che ora avvengono in zone dell’istituto che confinano con altri edifici. Sono lavori che verranno svolti grazie ai 6 milioni di euro previsti dal PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma ci vorrà tempo prima che siano completati, anche perché l’edificio del Conservatorio è tutelato dalla Soprintendenza (e deve quindi ottenere autorizzazioni speciali per qualsiasi intervento di modifica della struttura).
Ferretti ha fatto notare anche la contraddizione di questa controversia al TAR: al momento non coinvolge più gli studi di avvocati che si erano inizialmente lamentati ma solo il Conservatorio e il comune, che sostiene di essere stato costretto a ordinare la sospensione di fronte alla rilevazione dell’Arpae. L’assessore alla Cultura di Parma, Lorenzo Lavagetto, ha detto alla Gazzetta di Parma di essere dalla parte del Conservatorio e di sperare in una sentenza favorevole.