La rotta di migranti che porta in Calabria è sempre più frequentata
L'anno scorso sono arrivate circa 18mila persone, partendo dalla Turchia soprattutto con barche di piccole e medie dimensioni
I migranti naufragati domenica mattina al largo di Steccato di Cutro, in Calabria, in un incidente in cui sono morti almeno 63 di loro, stavano percorrendo una rotta migratoria sempre più frequentata negli ultimi tempi.
La rotta parte dalla Turchia e arriva fino in Calabria o in Puglia, costeggiando la Grecia. Secondo dati del ministero dell’Interno citati da Repubblica, «nel 2022 solo in Calabria sono sbarcate 18mila persone, il 15 per cento degli arrivi complessivi in Italia, il doppio rispetto ai 9.600 del 2021». Anche negli anni precedenti la rotta veniva percorsa soltanto da qualche centinaio di persone all’anno.
Buona parte delle imbarcazioni che frequenta questa rotta è di piccole e medie dimensioni, spesso sono barche a vela. Per imbarcarsi i migranti pagano diverse migliaia di dollari alla criminalità organizzata turca, che organizza i viaggi in maniera sostanzialmente indisturbata. Fra i migranti questa rotta è considerata più sicura di quella che parte dalla Libia e dalla Tunisia, diretta verso la Sicilia: per queste ragioni qualcuno la definisce «di prima classe».
⛔️🇮🇹 Qualche dato per contestualizzare la tragedia di #Crotone.
L'aumento degli sbarchi in Italia dal Mediterraneo orientale (Turchia in testa) NON è cosa di oggi, e quasi di sicuro NON c'entra il terremoto.Sono flussi triplicati in due anni.
Breve thread. 🧵 pic.twitter.com/2q3tw0W1j0— Matteo Villa (@emmevilla) February 27, 2023
«Sebbene sia vero che solo le persone con più risorse tendono a potersi permettere questo tipo di viaggio, con un biglietto per adulti che costa quasi 10mila dollari e 4.500 dollari per i bambini, sono tutt’altro che viaggi tranquilli», ha scritto qualche tempo fa il sito di news Open Migration: «In media possono essere fino a 100 le persone stipate sottocoperta per giorni e giorni con scorte alimentari limitate per ammortizzare i pericoli di un viaggio più lungo e con più rischi per i trafficanti. Sono stati segnalati molti casi di disidratazione, con passeggeri che hanno affermato che dopo un paio di giorni avrebbero dovuto bere acqua di mare mescolata con zucchero».
La rotta passa inoltre per tratti di mare non frequentati dalle navi delle ong che soccorrono i migranti, le uniche navi che in questo momento nel Mediterraneo hanno come obiettivo quello di soccorrere le persone. E in certi casi anche le navi delle forze dell’ordine italiane non riescono a intervenire. È successo anche fra sabato e domenica alla nave poi naufragata a Steccato di Cutro, un ex peschereccio con a bordo decine di persone. Sabato sera due mezzi della Guardia di Finanza avevano provato a raggiungere il peschereccio, segnalato come in difficoltà al largo delle coste calabresi: ma per via del maltempo erano rientrate in porto senza averlo soccorso.
Secondo le prime testimonianze delle persone sopravvissute al naufragio il peschereccio era partito da Mersin, una città costiera della Turchia sudorientale non lontana dalle zone più colpite dal forte terremoto di inizio febbraio. In molti altri casi le navi partono dai porti della Turchia orientale come Smirne o Bodrum. «C’è un detto secondo cui se da Smirne vai sempre dritto arrivi a Roccella Jonica», ha raccontato nel 2021 all’Essenziale il sindaco di Roccella Jonica, Vito Zito: «Ancora oggi i migranti dalle nostre parti li chiamiamo ‘i curdi’, perché i primi ad arrivare furono proprio i curdi in fuga dalle persecuzioni politiche negli anni Novanta».
Oggi invece non ci sono dati precisi sulle nazionalità delle persone che arrivano in Calabria dalla Turchia: il ministero dell’Interno non fornisce dati scorporati sugli arrivi dei migranti via mare. Domenica un portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’agenzia dell’ONU che si occupa di immigrazione, ha notato che fra le persone soccorse dopo il naufragio di domenica c’erano molti afghani e pakistani. Gli altri paesi di origine delle persone soccorse sono Iran, Somalia e Palestina. Tutti paesi da cui chi riesce a scappare in Europa, di solito, ottiene una forma di protezione.