Il governo israeliano e l’Autorità palestinese hanno detto di volersi impegnare a contenere le violenze, che sono aumentate negli ultimi mesi
Il governo israeliano e l’Autorità palestinese, l’organismo politico di governo della Palestina (che controlla tuttavia soltanto parte del territorio della Cisgiordania), hanno annunciato congiuntamente di volersi impegnare per contenere le violenze sul territorio, che negli ultimi mesi si sono intensificate parecchio. I colloqui si sono tenuti in Giordania con la mediazione di funzionari statunitensi ed egiziani, e secondo un comunicato prevedono l’impegno a ridurre le tensioni per raggiungere una pace «giusta e duratura».
L’annuncio è stato diffuso dopo che mercoledì 11 palestinesi erano stati uccisi durante un’operazione militare dell’esercito israeliano nella città di Nablus, in Cisgiordania, la fascia di territorio che Israele occupa in parte dal 1967 e che i palestinesi rivendicano come propria. Nella notte tra mercoledì e giovedì c’erano poi stati attacchi reciproci con razzi e missili tra Israele e Striscia di Gaza, il territorio al confine tra Israele ed Egitto che dal 2007 è controllato dal gruppo radicale Hamas. Mentre erano in corso i colloqui, un uomo palestinese ha ucciso due israeliani sempre in Cisgiordania, provocando nuove violenze.
Le violenze tra gli israeliani e i palestinesi che abitano in Israele, oppure in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, sono piuttosto comuni, e ormai da molti anni si alternano periodi di relativa tranquillità a tensioni e violenze. Negli ultimi tempi tuttavia le tensioni sono risalite molto dopo che alla fine di dicembre si è insediato il nuovo governo israeliano di Benjamin Netanyahu, il governo più di destra nella storia di Israele: diversi ministeri e ruoli importanti sono stati affidati a politici molto discussi per le loro posizioni di aperta ostilità nei confronti dei palestinesi.
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