Elly Schlein sarà la prossima segretaria del PD
Ha battuto a sorpresa Stefano Bonaccini alle primarie: sarà la prima donna a guidare il partito
La deputata ed ex vice presidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein sarà la nuova segretaria del Partito Democratico, dopo aver vinto a sorpresa le primarie contro Stefano Bonaccini. Lo spoglio non è ancora finito, ma Bonaccini ha già riconosciuto la sconfitta: è stato scrutinato l’80% dei voti, e Schlein ha preso il 53,80%, ribaltando i pronostici che la vedevano sfavorita. Sarà la prima donna segretaria nella storia del PD e in generale dei grandi partiti di centrosinistra e di sinistra in Italia.
«Abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione e anche stavolta non ci hanno visti arrivare», ha detto nel primo discorso dopo la vittoria, aggiungendo che queste primarie sono state un «inizio di risposta» al «picco di astensionismo» che si è avuto alle ultime elezioni politiche. Sull’argomento però ha anche detto che il PD dovrà «avere l’ossessione delle persone che oggi comunque non hanno partecipato», sostenendo che tra chi non ha votato ci siano soprattutto le fasce più povere della popolazione che la politica ha trascurato.
Ha poi parlato degli avversari politici, spiegando che intende essere «un bel problema per il governo Meloni» e concentrarsi soprattutto sulla difesa dei più poveri, che secondo lei «il governo colpisce e non vuole vedere». Ha anche ringraziato molto il suo sfidante alle primarie, Bonaccini, «per il confronto molto alto che abbiamo avuto».
Schlein ha 37 anni ed è stata eletta deputata alle elezioni politiche dello scorso settembre. Prima era stata per più di due anni e mezzo la vicepresidente dell’Emilia-Romagna, proprio durante la presidenza di Bonaccini, ed europarlamentare dal 2014 al 2019. È nata a Lugano, in Svizzera, da madre italiana e padre statunitense. Arrivò in Italia a 19 anni e si stabilì a Bologna, dove studiò giurisprudenza e cominciò la sua attività politica.
La vittoria di Schlein è arrivata in modo assai inaspettato: Bonaccini era dato come ampiamente favorito, sia dai sondaggi che dalle persone del partito, e inoltre aveva già vinto nel voto dei circoli, cioè la fase delle primarie che serve a scegliere i due candidati finali, in cui possono votare solo gli iscritti al PD. Bonaccini aveva preso quasi il 53 per cento, pari a circa 80mila voti, contro il 34,88 per cento di Schlein (cioè circa 52mila voti).
Da qualche tempo Schlein era stata indicata da molti, dentro e fuori dal PD, come una segretaria adatta per una fase di ricostruzione come quella che sta attraversando il partito dopo i molti risultati elettorali deludenti degli ultimi anni: Schlein ha infatti un profilo diversissimo da tutti gli attuali dirigenti e volti noti che sono visti come responsabili del declino di consensi. Per molto tempo non ha fatto parte del PD e si è iscritta appositamente per candidarsi alle primarie.
Schlein si era fatta conoscere nel partito a partire dal 2013, quando era stata tra le leader di OccupyPD, un movimento formato soprattutto da giovani attivisti e attiviste del partito che si opponevano all’eventualità di un governo di «larghe intese» con il centrodestra. Schlein riuscì a entrare nella direzione nazionale del partito, nella quota riservata alle persone vicine a Pippo Civati, e poi a candidarsi alle europee: nel maggio del 2014 ottenne 53mila preferenze, una montagna di voti per una 29enne perlopiù sconosciuta fino a pochissimo tempo prima.
Nel 2015 Schlein uscì dal Partito Democratico in polemica con la svolta imposta al partito da Matteo Renzi e si unì a Possibile, il partito di sinistra fondato da Pippo Civati, da cui però si allontanò progressivamente. Negli anni successivi diversi leader del PD le chiesero di tornare, senza successo: nel 2020 però si presentò con una sua lista alle regionali in Emilia-Romagna, Coraggiosa, che ottenne il 3,77 per cento dei voti. Lei da sola però risultò la candidata col consenso personale più alto, e Bonaccini la scelse come vicepresidente. Alle politiche dello scorso settembre si è candidata alla Camera dei deputati come indipendente nelle liste del PD, in posizione di capolista in un collegio plurinominale in Emilia-Romagna. Una volta eletta si è dimessa da vicepresidente della regione.