Perché la Cina è molto interessata a un’azienda olandese
ASML produce macchinari essenziali per la produzione di microchip, ed è stata vittima di alcuni grossi furti di dati riservati
di Guido Alberto Casanova
A metà febbraio ASML, una società multinazionale olandese che vende macchinari per fabbricare microchip, ha rivelato di aver subìto un furto di informazioni in Cina. Benché sia relativamente poco conosciuta, ASML è un’azienda importantissima per il settore tecnologico mondiale, perché è l’unica in grado di produrre alcuni macchinari necessari per la fabbricazione dei microchip più avanzati, quelli che fanno funzionare computer e smartphone di ultima generazione, ma anche le più sofisticate strumentazioni militari. Per questo, è da tempo al centro di grosse ambizioni da parte di vari paesi del mondo, ed è stata più volte vittima di tentati furti di informazione.
ASML ha rivelato di aver subìto «un’appropriazione indebita e non autorizzata di dati relativi a tecnologia proprietaria da parte di un ex dipendente in Cina»: significa che un ex dipendente avrebbe approfittato della sua posizione per rubare alcuni dati riservati e importanti. ASML non ha specificato quando sarebbe avvenuto il furto di dati e non ha fornito ulteriori dettagli.
La società olandese è leader nel settore ad alta tecnologia dei macchinari cosiddetti litografici, che consentono di stampare i circuiti dei microchip sui supporti (detti “wafer”) di silicio. ASML è molto presente in Cina: i clienti cinesi di macchinari litografici sono il terzo mercato più importante per l’azienda, che impiega in Cina circa 1.500 dipendenti tra uffici, laboratori e stabilimenti.
Dopo la violazione dei propri segreti industriali, la società ha messo in atto contromisure aggiuntive per rafforzare i controlli sulla sicurezza. Nel suo rapporto annuale, ASML ha comunque tranquillizzato gli investitori, assicurando che l’appropriazione indebita dei dati non sarebbe eccessivamente rilevante per il proprio business e in effetti le vendite previste per il 2023 dovrebbero crescere del 25 percento.
Sulla base di quanto riportato da fonti anonime sentite da Bloomberg, però, la situazione sarebbe più grave di quanto ammesso. Le proprietà intellettuali trafugate dall’ex impiegato cinese sarebbero state prelevate da un software per uso interno alla società, una sorta di libreria digitale centralizzata nella quale vengono conservate le informazioni tecniche che permettono a tutti i dipendenti di collaborare a sviluppare i prodotti di ASML.
Non è chiaro quale tipo di informazioni siano state sottratte e per ora non ci sono indizi che possano puntare verso un coinvolgimento del governo cinese, ma è possibile che si tratti di tecnologie di una certa rilevanza come implicitamente suggerito dalla stessa ASML. Nel rapporto annuale la società riconosce che il furto potrebbe aver violato alcuni regolamenti sul controllo dell’export, cioè i divieti imposti dal governo olandese di esportare tecnologia sensibile a paesi potenzialmente ostili come la Cina.
Quello delle restrizioni all’export verso la Cina è un tema delicato. Su pressione statunitense, il governo olandese nel 2019 ha vietato la vendita ai clienti cinesi dei più avanzati macchinari per la produzione di microchip, e il mese scorso ha concordato con l’amministrazione Biden nuove restrizioni all’export verso la Cina.
Sebbene i dettagli non siano ancora stati resi pubblici, alcuni osservatori si aspettano l’approvazione di nuovi divieti simili a quelli approvati negli Stati Uniti, che a ottobre hanno adottato un pacchetto di restrizioni che limita pesantemente la vendita di tecnologie alla Cina, in particolare quelle necessari a fabbricare i semiconduttori più avanzati adatti per tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale e i supercomputer.
Al momento, la Cina non possiede le competenze tecnologiche per sviluppare da sé macchinari simili a quelli prodotti da ASML. Come dice Alberto Guidi, ricercatore dell’ISPI, «non poter più disporre di questi strumenti rappresenta un ulteriore ostacolo allo sviluppo dell’industria dei semiconduttori cinese».
Questo non sarebbe nemmeno il primo tentativo di spionaggio ai danni di ASML, che in passato ha già denunciato un furto di proprietà intellettuale quando un altro ex dipendente ha rubato informazioni per poi condividerle con una società cinese. Secondo quanto emerso nel processo relativo al caso, un ingegnere avrebbe copiato circa 2 milioni di righe di codice con cui era scritto un software di grossa importanza della società dei Paesi Bassi.
Una delle aziende più importanti del mondo
ASML è probabilmente una delle società più indispensabili per l’economia globale, per via della sua posizione insostituibile nella supply chain dei microchip che permettono il funzionamento di una vastissima gamma di prodotti elettronici che vanno dalle auto agli armamenti militari. Da sola produce circa il 90 per cento di tutti gli strumenti litografici usati per imprimere i circuiti sui dischi di silicio con cui vengono prodotti i microchip. Soprattutto però, l’azienda è «monopolista a livello internazionale nella produzione di macchinari a litografia ultravioletta estrema (EUV), necessari nei processi di incisione dei semiconduttori più avanzati», dice Guidi.
Dopo l’annuncio del furto la situazione è piuttosto complessa. La pressione su ASML a limitare la propria presenza nel mercato cinese è già molto forte ma l’amministratore delegato Peter Wennink è molto riluttante all’idea. «Se paesi e blocchi commerciali si ritirano ognuno nei suoi territori, allora l’innovazione sarà meno efficace e più costosa», ha detto Wennink.
Il timore di ASML è che un abbandono del mercato cinese sarebbe problematico non solo per la società, ma nel lungo termine anche per gli altri paesi. «Se tagli fuori i cinesi con limitazioni all’export, li spingi a tendere verso la sovranità tecnologica», ha detto Wennink di recente. Il risultato è che «in 15 anni saranno capaci di fare tutto da soli».