In Turchia un giornalista che aveva filmato i danni del terremoto e intervistato le persone che si lamentavano dell’assenza dei soccorsi è stato arrestato per disinformazione
In Turchia, dove a inizio febbraio c’è stato un gravissimo terremoto che ha causato decine di migliaia di morti, il giornalista Mir Ali Koçer è stato arrestato per il suo lavoro di copertura dell’accaduto, con l’accusa di aver diffuso disinformazione. Almeno altri quattro giornalisti sono indagati con le stesse accuse, e secondo alcuni gruppi di attivisti per la libertà d’informazione ci sono state decine di altri arresti.
Ali Koçer e gli altri rischiano fino a 3 anni di carcere: le indagini contro di loro si aggiungono ad altre misure repressive adottate dalla Turchia contro i media che hanno parlato del terremoto e criticato la gestione dei soccorsi da parte del governo, ampiamente contestata in queste settimane perché ritenuta lenta e inefficiente.
Ali Koçer è stato arrestato in base a una legge approvata dal parlamento turco lo scorso ottobre: prevede pene molto severe contro la diffusione di ciò che il governo considera “disinformazione”. È stata voluta dal presidente Recep Tayyip Erdogan, che da anni governa il paese in maniera autoritaria, ed è molto contestata dai partiti di opposizione e da diverse organizzazioni internazionali perché ritenuta lesiva della libertà d’espressione in Turchia.
Nello specifico Ali Koçer è stato arrestato in base a uno degli articoli più contestati della nuova legge, quello che prevede fino a 3 anni di carcere per giornalisti e utenti di Internet che pubblichino contenuti che possano «creare paura e turbare l’ordine pubblico».
Ali Koçer è un giornalista curdo, parte cioè di una popolazione discriminata e più volte attaccata dal governo turco, e in passato aveva lavorato per diversi siti d’informazione di opposizione a Erdogan. La notte del terremoto, che ha colpito anche la Siria e provocato la morte di almeno 50mila persone, era andato a Gaziantep, città in cui sempre a causa del terremoto sono morte almeno 3mila persone. Aveva filmato i danni del terremoto e intervistato diverse persone che si lamentavano dell’assenza dei soccorsi, diffondendo poi i contenuti sul proprio account Twitter.
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