Mattarella ha espresso riserve sulla proroga delle concessioni balneari dopo aver firmato la conversione in legge del decreto “Milleproroghe”
Venerdì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato la conversione in legge del decreto “Milleproroghe”, il provvedimento che il governo usa quasi ogni anno per prorogare norme in scadenza e di cui il parlamento non è riuscito a occuparsi. La conversione in legge era già stata approvata dal parlamento, e normalmente la firma del presidente della Repubblica è più che altro una formalità: differentemente dal solito però Mattarella ha inviato una lettera al parlamento con alcune riserve sul contenuto della legge, che riguardano in particolare la proroga delle concessioni pubbliche agli stabilimenti balneari fino alla fine del 2024.
È un tema che è stato molto dibattuto negli ultimi mesi e anni, perché in Italia le concessioni balneari vengono prorogate quasi automaticamente da decenni agli stessi proprietari con affitti piuttosto bassi: essendo beni di proprietà statale però dovrebbero essere assegnate attraverso gare pubbliche periodiche, che di fatto non avvengono. Se ne torna a parlare ciclicamente, ma questa proroga è particolarmente problematica: da una parte perché va contro gli impegni presi dal governo con l’Unione Europea per liberalizzare le concessioni e rimetterle a gara, e dall’altra perché a novembre del 2021 una sentenza del Consiglio di Stato aveva stabilito che le concessioni non potevano essere prorogate oltre il 31 dicembre del 2023.
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Vista la situazione quindi le riserve di Mattarella non sono arrivate in modo del tutto inaspettato, ma in ogni caso avvalorano una posizione già sostenuta da molti, secondo cui il governo non potrà ignorare gli impegni presi a livello europeo né la sentenza del Consiglio di Stato, la cui importanza era stata sminuita in alcune dichiarazioni dei membri della maggioranza parlamentare. Nella lettera Mattarella ha fatto esplicito riferimento a entrambe le cose, sollecitando a intervenire per tempo con una legge: «È evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali accrescono l’incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e parlamento».
Mattarella ha inoltre espresso riserve più in generale sulla quantità di modifiche a cui il decreto-legge è stato sottoposto prima di essere convertito in legge (era stato approvato il 29 dicembre scorso, e il parlamento aveva 60 giorni di tempo per convertirlo, come per ogni decreto-legge): ha fatto notare che il testo convertito in legge contiene «205 commi aggiuntivi rispetto ai 149 originari» e che riguardano «ambiti materiali diversi ed eterogenei». In questo modo si perderebbe la ragione per cui si usano decreti come il Milleproroghe, ha detto Mattarella, facendoli diventare «meri contenitori dei più disparati interventi normativi».