La repressione della Turchia contro i media che hanno criticato il governo sul terremoto
Ha imposto alcune sanzioni a tre televisioni che avevano ospitato commenti critici sulla gestione dei soccorsi
Tre canali televisivi turchi sono stati multati dall’autorità governativa di controllo sui media per la copertura delle notizie riguardanti il terremoto, ritenuta eccessivamente critica nei confronti del governo. I tre canali colpiti dal provvedimento, Halk TV, Tele 1 e FOX, sono media indipendenti poco allineati con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: hanno ricevuto multe calcolate in base ai loro ricavi (fra il 5 e il 3 per cento delle entrate del mese di gennaio); due di queste dovranno anche sospendere parte dei propri programmi per cinque giorni.
La gestione dell’emergenza successiva al terremoto del 6 febbraio, che ha colpito il sud del paese e la Siria, facendo oltre 42.000 morti solo in Turchia, è diventato il principale argomento di disputa politica. La misura punitiva nei confronti dei tre canali televisivi è stata resa pubblica e denunciata da Ilhan Tasci, membro del Consiglio Supremo per la radio e la televisione (RTUK) nominato dai partiti di opposizione.
La punizione nei confronti delle tre televisioni è stata definita «un crimine nei confronti dei telespettatori» dal presidente dell’associazione dei giornalisti turchi, Nazmi Bilgin, che ritiene il Consiglio supremo uno «strumento della censura». Halk TV, Tele 1 e FOX sono state multate per i commenti di alcuni dei propri giornalisti e per aver ospitato Ahmet Sik, un avvocato ed esponente del Partito dei lavoratori turco. A ottobre il governo turco ha approvato una legge «contro le fake news» che prevede pene fino a tre anni per la diffusione di «notizie false»: la misura è stata vista con preoccupazione dalla maggior parte degli osservatori internazionali, perché potrebbe costituire uno strumento per limitare ulteriormente la libertà di stampa.
La gestione del terremoto può diventare per Erdogan un nuovo problema in vista delle elezioni presidenziali di maggio, quando il presidente turco, in carica dal 2014 (in precedenza era primo ministro), cercherà una rielezione. Nelle ultime settimane Erdogan è stato accusato di non aver reagito abbastanza in fretta, inviando repentinamente gli aiuti necessari nei territori colpiti, e in generale di non essere stato sufficientemente preparato a un evento di questo genere, benché il suo paese sia notoriamente molto esposto ai terremoti e nonostante altri disastri simili avvenuti in passato.
Malgrado le misure fortemente repressive messe in pratica dopo il fallito colpo di stato del 2016 e le grandi limitazioni imposte ai partiti di opposizione e alla libertà di stampa, l’esito delle prossime elezioni non è scontato e un eventuale candidato unico dell’opposizione, non ancora definito ma probabile, ha possibilità di vittoria secondo i sondaggi. Halk TV, una delle tre televisioni multate dall’autorità di controllo, è considerata molto vicina al Partito Popolare Repubblicano (CHP), principale forza di opposizione.
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