Perché la Moldavia teme un’invasione della Russia
Il piccolo paese dell'Europa orientale si trova in una condizione quasi unica, e con poche possibilità di difendersi
Nelle ultime settimane il governo della Moldavia, un piccolo paese dell’Europa orientale che confina con la Romania e l’Ucraina, ha raccontato pubblicamente di avere scoperto che la Russia sta cercando di organizzare un colpo di stato per imporre un governo filorusso, più o meno come aveva cercato di fare con l’Ucraina un anno fa, nei primi giorni dell’invasione.
Qualche anno fa probabilmente questa minaccia sarebbe stata ritenuta esagerata. Oggi, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, viene presa molto sul serio: tanto che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che in questi giorni si trova in Europa, ha incontrato la presidente moldava Maia Sandu, filo-occidentale, e diffuso un comunicato molto netto a difesa del governo democraticamente eletto in Moldavia.
La minaccia russa viene presa molto sul serio anche per la condizione in cui si trova la Moldavia, piuttosto unica in Europa.
Negli ultimi due secoli la Moldavia ha vissuto quasi sempre sotto la dominazione russa, prima zarista e poi sovietica. Ha fatto parte dell’Unione Sovietica fino al 1991, cioè fino alla sua dissoluzione. La sua capitale, Chișinău, è stata ricostruita quasi interamente dopo la Seconda guerra mondiale secondo i dettami dell’architettura sovietica, e nei suoi larghi boulevard circondati da palazzoni squadrati si sente spesso parlare russo, la seconda lingua più diffusa nel paese dopo il romeno. In Russia vivono circa 150mila moldavi: parecchi, in rapporto a un paese in cui abitano circa due milioni di persone.
Diversi analisti ritengono che l’attuale governo russo consideri la Moldavia come parte integrante dei suoi territori “storici”, una definizione usata dal presidente russo Vladimir Putin anche nel suo ultimo discorso al paese, pochi giorni fa.
Negli ultimi anni la Russia di Putin ha coltivato forti legami con il Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldavia, che ha vinto due delle ultime tre elezioni parlamentari ed espresso il presidente dal 2016 al 2020. È lo stesso partito che in questi giorni sta organizzando estese proteste contro Sandu e il governo moldavo, in alcuni casi pagando i manifestanti.
La Moldavia è anche l’unico paese europeo, oltre l’Ucraina, ad avere al proprio interno un territorio che si è proclamato indipendente e che è sostenuto soltanto dalla Russia. È la Transnistria, una sottile striscia di terra lunga circa 400 chilometri schiacciata fra il resto della Moldavia e l’Ucraina.
Si è proclamata indipendente nel 1992 dopo una breve guerra con le forze filo-moldave, e da allora ospita un contingente di alcune centinaia di soldati russi. La Russia paga una pensione supplementare agli anziani transnistriani, fornisce loro gas a prezzi calmierati per riscaldare le case, e la capitale regionale, Tiraspol, è piena di statue dedicate a generali sovietici e bandiere russe. Fin dai primi mesi dell’invasione russa in Ucraina i moldavi temono che un’eventuale invasione russa possa partire dalla Transnistria.
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Di recente inoltre la Russia si è infastidita del fatto che la Moldavia si stia rapidamente avvicinando all’Occidente e all’Unione Europea. Le ultime elezioni presidenziali sono state vinte da Maia Sandu, ex dirigente della Banca Mondiale laureata ad Harvard, che aveva impostato la sua campagna sulla lotta alla corruzione. La sua elezione ha segnato un primo spostamento della Moldavia verso l’area di influenza europea, che si è molto rafforzato in questi mesi: a fine giugno il Consiglio Europeo, l’organo che riunisce i capi di stato e di governo dell’Unione Europea, ha deciso di assegnare alla Moldavia lo status ufficiale di paese candidato a entrare nell’Unione.
La Russia ha risposto a questo avvicinamento aumentando la propaganda anti-europea e anti-occidentale sulle tv e i social network moldavi, su cui esercita grande influenza, utilizzando una retorica assai minacciosa – di recente il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha definito la Moldavia «la prossima Ucraina» parlando del suo avvicinamento all’Occidente – e soprattutto tagliando le forniture di gas.
Prima della guerra in Ucraina la Moldavia era già uno dei paesi più poveri in Europa, ed era dipendente al 100 per cento dalla Russia per le importazioni di gas ed elettricità. Oggi sta attraversando una notevole crisi energetica: l’elettricità, per esempio, le viene venduta dalla Romania a un prezzo inferiore a quello di mercato, ma comunque piuttosto alto. L’inflazione è altissima e il governo locale ha anche dovuto gestire l’arrivo di numerosi profughi ucraini dalle zone di confine. Inoltre ciclicamente il suo spazio aereo è invaso da missili russi diretti verso l’Ucraina.
Un altro elemento che alimenta i timori di molti moldavi è che il paese non avrebbe i mezzi per opporsi a un’eventuale invasione russa, anche di scala ridotta: il suo esercito è formato da poche migliaia di soldati e riservisti, scarsamente attrezzati.