Al Sud non c’è la siccità
L'abbondanza di piogge e la storica capacità di adattamento fa sì che in alcuni casi l'acqua dei laghi venga perfino scaricata in mare
All’inizio di febbraio sono state aperte le paratoie della diga di Occhito, al confine tra la Puglia e il Molise: 40 milioni di metri cubi di acqua contenuti nel lago artificiale sono stati fatti defluire verso il mare. Per dare un’idea di quanti siano 40 milioni di metri cubi di acqua, basti pensare che tutti gli abitanti della provincia di Foggia, 600mila, ne consumano 55 milioni in un anno intero. La perdita di una così grande quantità d’acqua è precauzionale: la Protezione civile ha stabilito che il lago artificiale formato dalla diga di Occhito ne può contenere al massimo 250 milioni di metri cubi per evitare la tracimazione e le piene improvvise del fiume Fortore, che potrebbero causare inondazioni di strade e ferrovie.
Considerati gli estesi allarmi sulla nuova e grave mancanza di acqua in Italia, uno spreco del genere potrebbe sembrare paradossale, e in parte lo è, ma allo stesso tempo è il segnale di una situazione che si ripete ormai dallo scorso anno: nelle regioni del Sud la siccità si sente molto meno rispetto al Nord.
I dati diffusi ogni settimana dall’osservatorio ANBI, l’associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, mostrano in modo efficace le differenze tra il Nord e il Sud. Uno dei fiumi che vengono tenuti d’occhio con più attenzione è naturalmente il Po: la sua portata continua a scendere ed è prossima a raggiungere i record negativi a Mantova dopo averli già raggiunti a Piacenza, Cremona e a Boretto, in provincia di Reggio Emilia.
La regione più arida è il Piemonte: a Torino il livello del fiume Po è stato inferiore del 46 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, che già era stato secco. In dieci comuni della provincia di Cuneo – Brondello, Ceva, Lisio, Melle, Nucetto, Pagno, Perlo, Roccabruna, Rossana e Viola – alcuni serbatoi di acqua sono stati riempiti con autobotti, soprattutto nelle frazioni di montagna.
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In Lombardia, il livello del lago Maggiore è sotto la media del periodo e anche il Garda è in difficoltà: l’isola di San Biagio, conosciuta anche come isola dei conigli, nel comune di Manerba del Garda in provincia di Brescia, è raggiungibile a piedi attraverso una sottile striscia di terra emersa a causa della siccità. La riserva di neve in Lombardia è inferiore del 54% rispetto alla media degli ultimi anni. Anche in Veneto fiumi come l’Adige, il Bacchiglione, il Piave e il Livenza hanno raggiunto la portata minima rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Dati simili sono stati segnalati per i fiumi dell’Emilia-Romagna e della Toscana.
Nelle Marche, invece, negli invasi artificiali ci sono 2 milioni di metri cubi di acqua in più rispetto allo scorso anno. Anche in Abruzzo e Molise non ci sono problemi. Il livello dei fiumi campani è superiore rispetto al 2022, mentre in Puglia – come dimostra il caso della diga di Occhito – è stata segnalata una sovrabbondanza di 82 milioni di metri cubi di acqua rispetto all’anno scorso. In Sicilia ha piovuto molto e in modo piuttosto intenso, con nubifragi che hanno causato esondazioni a Siracusa, Catania e Ragusa.
È difficile prevedere cosa succederà nei prossimi mesi e non si può escludere che questa situazione possa invertirsi, ma finora la pioggia caduta al Sud sembra avere assicurato una buona scorta in vista dell’estate.
Questa mappa mostra in modo piuttosto chiaro la situazione delle precipitazioni osservata a gennaio. È stata realizzata dal gruppo di idrologia del CNR, che lavora con la Protezione civile per prevenire i rischi legati agli eventi estremi come le inondazioni o i periodi di siccità oltre a studiare come gestire al meglio le risorse idriche in agricoltura.
Sono diverse le ragioni che spiegano il contrasto tra il Nord e il Sud. La prima è meteorologica. «C’è una regola molto generica, ma abbastanza valida: quando piove nelle regioni del Nord e del Centro, non piove al sud, e viceversa», spiega Giulio Betti, meteorologo del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e dell’AMPRO, l’associazione dei meteorologi professionisti. In sostanza, solitamente c’è un’alternanza regolare della circolazione atmosferica.
Dallo scorso anno, tuttavia, c’è stato un blocco prolungato dell’alta pressione al Nord dell’Italia che ha deviato le piogge atlantiche verso sud oppure ancora più a nord. «Lo stesso problema è evidente in Francia, dove è stato raggiunto il record di 30 giorni senza pioggia, che peraltro era abbastanza recente perché risaliva al 2020», continua Betti. «Significa che c’è una stagnazione meteorologica che prevale sulle altre. Questa condizione ha causato eventi estremi in alcune regioni del sud come la Sicilia con mareggiate e precipitazioni eccezionali. Sono due situazioni figlie della stessa configurazione meteorologica».
La seconda ragione che spiega la capacità del sud di sfruttare la pioggia è in parte morfologica e in parte infrastrutturale. Essendo storicamente abituate a fasi di siccità, le regioni del Sud hanno sviluppato una forma di adattamento attraverso lo sfruttamento di laghi e la costruzione di bacini artificiali per custodire l’acqua, una capacità non sempre capitalizzata dalle reti idriche che hanno molti problemi di manutenzione. Al Nord invece il notevole fabbisogno di acqua, sfruttata anche dall’industria, è sempre stato garantito dall’accumulo di neve sulle Alpi. «Questa garanzia sta venendo sempre meno per colpa dei cambiamenti climatici», spiega Betti.
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La siccità, anche in Italia, è quindi il risultato di fenomeni meteorologici e di cambiamenti climatici ampiamente previsti dagli scienziati in anni di studi e pubblicazioni. Con la parola “meteo” si intendono lo studio e l’analisi di fenomeni circoscritti nel tempo, di solito nel breve periodo; “clima” invece si riferisce allo studio dei fenomeni che avvengono nell’atmosfera in un periodo di tempo molto più lungo e con implicazioni che vanno oltre le previsioni sulla presenza di sole o nuvole sopra una città o una ristretta area geografica.
I cambiamenti climatici dovuti anche alle attività umane, concordano gli scienziati, hanno però effetti tangibili sul meteo e rendono più estremi alcuni eventi di breve durata come uragani, tempeste e anche i periodi di forte siccità.
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Il paradosso è che per evitare un’altra estate molto siccitosa servirebbe un evento altrettanto anomalo, cioè una pioggia intensa e duratura. Luca Brocca, direttore del gruppo di idrologia del CNR, dice che solo con precipitazioni molto al di sopra della media stagionale si potrebbe compensare la siccità dei primi mesi dell’anno. «Il ciclo dell’acqua è una sorta di memoria storica», spiega. «Se manca un anno avremo conseguenze anche per il prossimo. Nel Nord Ovest la situazione è peggiore del 2022».
Brocca utilizza un’efficace metafora: «Con soldi sul conto in banca non ci si preoccupa troppo se lo stipendio arriva in ritardo. Al Nord i laghi hanno sempre garantito un fondo per evitare rischi, ma ora i soldi sono finiti e lo stipendio non arriva più».