Cosa ha detto Putin nel suo discorso alla nazione
Il presidente russo ha ripetuto vecchie accuse al governo ucraino e ai paesi occidentali, e ha annunciato la sospensione di un trattato di monitoraggio nucleare con gli Stati Uniti
Martedì mattina il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto a Mosca un discorso alla nazione in cui ha ribadito la sua volontà di proseguire nell’invasione dell’Ucraina (definita «operazione militare speciale» dalla propaganda russa) e ha rivolto gravi accuse all’Occidente.
Il discorso era molto atteso perché alcuni analisti avevano avanzato l’ipotesi che Putin avrebbe approfittato dell’occasione per fare qualche grosso annuncio relativo alla guerra, ma in realtà il presidente russo ha deluso le aspettative. L’unico annuncio rilevante, arrivato dopo quasi due ore di discorso, è stata la decisione di sospendere la partecipazione al New START (Strategic Arms Reduction Treaty), un trattato in vigore tra Russia e Stati Uniti dal 2011 che ha l’obiettivo di monitorare i reciproci armamenti nucleari.
Il trattato New START è l’ultimo di una serie di trattati di controllo delle armi nucleari che sono stati via via eliminati o lasciati scadere nell’ultimo decennio. Anche New START, in realtà, era ormai da tempo disatteso, perché la Russia da alcuni mesi impedisce le ispezioni periodiche del suo arsenale che sarebbero previste dal testo del trattato. Tra le altre cose, New START limita gli arsenali nucleari di Russia e Stati Uniti a 1.550 testate ciascuno: il fatto che la Russia ne sia uscita potrebbe indicare che Putin intenda estendere ulteriormente l’arsenale nucleare russo, che è già il più grande del mondo.
Putin ha parlato davanti ai parlamentari russi riuniti: è stato il primo intervento di questo tipo dall’inizio dell’invasione. Il discorso è di solito un evento annuale in cui il presidente russo fa il punto della situazione politica, economica e sociale del paese, ma lo scorso anno non si era tenuto: l’ultimo risale all’aprile del 2021. Il discorso si è tenuto a pochi giorni dal primo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, il 24 febbraio, e un giorno dopo la prima visita del presidente americano Joe Biden a Kiev.
Putin ha iniziato il discorso parlando della situazione della guerra in Ucraina ribadendo – come fa da un anno a questa parte – che l’invasione era stata decisa dalla Russia per “liberare” il Donbass, la regione dell’Ucraina orientale in cui si trovano le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk, territori formalmente ucraini che sono gestiti da separatisti appoggiati dai russi.
Ha inoltre di nuovo accusato falsamente il governo ucraino di aver iniziato la guerra imponendo «un regime neonazista» nel Donbass, e sostenuto che la Russia sia intervenuta solo per questo motivo. La presunta connivenza tra governo ucraino e neonazisti è una tesi che Putin sostiene da tempo: secondo molti analisti lo farebbe per fare leva su un sentimento di orgoglio ancora oggi molto diffuso in Russia per il contributo dato dall’Unione Sovietica a sconfiggere la Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale.
Putin ha continuato il discorso dicendo che la Russia avrebbe cercato di risolvere i problemi nelle regioni di Luhansk e Donetsk con mezzi pacifici, ma che nel frattempo il governo ucraino d’accordo con i paesi occidentali avrebbe pianificato di attaccare quei territori.
«Non stiamo combattendo contro gli ucraini», ha detto il presidente russo, «Sono ostaggi del regime di Kiev e dei suoi padroni occidentali, che in realtà hanno occupato il paese per ragioni politiche, militari ed economiche». Ha poi parlato degli aiuti militari che stanno arrivando all’Ucraina dall’Occidente e ha avvertito che «più armi occidentali a lungo raggio verranno consegnate all’Ucraina» più la Russia risponderà militarmente.
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