Com’è andato il dibattito tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini
Tra i candidati alla segreteria del PD c'è sostanziale sintonia, e i toni sono stati composti: ma sono emerse anche alcune differenze
Lunedì sera c’è stato su Sky TG24 l’unico confronto pubblico tra i due candidati alla segreteria del Partito Democratico, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. È durato più o meno un’ora e le regole prevedevano che ciascuno dei due avesse un minuto per rispondere di volta in volta alla stessa domanda. Le primarie saranno domenica prossima, il 26 febbraio, e potranno votare tutte le persone italiane e quelle che sono regolarmente residenti in Italia, se hanno almeno 16 anni. Bonaccini è il favorito: nel voto degli iscritti al PD che si è tenuto nelle ultime settimane ha ottenuto 18 punti in più dell’avversaria (il 52,9 contro il 34,9 per cento).
È stato un confronto molto composto e dai toni pacati, i due si conoscono bene e per tutta la campagna elettorale fin qui sono andati d’accordo, evitando attacchi personali. D’altra parte hanno lavorato insieme a lungo: prima di essere eletta deputata lo scorso settembre, Schlein era stata per oltre due anni e mezzo la vicepresidente in Emilia-Romagna di Bonaccini, che governa la regione dal 2014. Nonostante l’apparente sintonia, comunque, nel dibattito sono emerse alcune differenze.
La prima ha riguardato il modo in cui intendono recuperare il consenso che il PD ha perso negli ultimi anni: Bonaccini ha parlato di «ripartire dai territori», spiegando che «ci sono due terzi di sindaci e sindache italiane che hanno vinto quando il PD continuava a perdere a livello nazionale»; Schlein ha invece usato una prospettiva decisamente meno locale, parlando di una proposta «che parli all’Italia che oggi fa più fatica, quella del lavoro povero e precario».
È una delle poche risposte in cui c’è stata una critica diretta, per quanto lieve, all’avversario, perché Schlein ha detto: «Non credo che sia più il tempo di una ordinaria per quanto buona amministrazione», e ha poi ribadito che «essere amministratori o amministratrici non è di per sé una linea politica». È sembrata riferirsi in modo abbastanza evidente alla strategia fin qui usata in campagna elettorale da Bonaccini, che ha puntato molto sulla sua fama di buon governatore regionale.
Un’altra differenza è emersa sull’invio di armi all’Ucraina. Schlein ha detto che è «giusto sostenere in ogni forma di assistenza necessaria il popolo ucraino a difendersi da un’aggressione criminale», ma ha poi aggiunto che non si può «aspettare che cada l’ultimo fucile per mobilitarci» e che bisogna «chiedere uno sforzo diplomatico e politico all’Unione Europea per creare le condizioni di un cessate il fuoco». Bonaccini è stato più netto: «Se si ferma la Russia, finisce la guerra. Se si ferma la resistenza ucraina, finisce l’Ucraina» ha detto citando Gianni Cuperlo, dirigente del PD che si era a sua volta candidato alle primarie, perdendo nel voto degli iscritti (solamente i due candidati più votati dagli iscritti partecipano al secondo turno delle primarie, aperto a tutti).
Si è poi parlato del caso di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da ottobre per protestare contro il regime carcerario 41-bis a cui è sottoposto, il cosiddetto “carcere duro”. Sul tema Bonaccini ha detto che il 41-bis «va bene così e guai se venisse tolto». Schlein è stata meno netta, e pur ribadendone l’importanza ha detto che «nel caso concreto» di Cospito andrebbe stabilito se ci sia davvero «pericolosità nella relazione con l’esterno e se quella relazione con l’esterno possa dare ordini precisi». È insomma sembrata più aperta alla possibilità di togliere il 41-bis a Cospito rispetto a Bonaccini.
Sul governo di Giorgia Meloni entrambi hanno un giudizio negativo: Bonaccini le ha dato un voto basso, 4, citando i tagli alla sanità pubblica, la scuola, la gestione del superbonus e quella dei migranti. In sostanza si è concentrato maggiormente sulle questioni attualmente di sua competenza come presidente di regione. Schlein invece ha parlato del fatto che secondo lei il governo ha «iniziato a colpire le persone più fragili», portando come esempio «la brutalità illegale» di assegnare porti lontani alle navi delle ong che soccorrono le persone migranti nel mar Mediterraneo.
Sul lavoro Schlein ha citato come priorità quella di fissare un salario minimo, in linea con quanto sostenuto in generale dal PD negli ultimi tempi; Bonaccini ha parlato di «rendere il lavoro precario più costoso di quello stabile», sottolineando l’importanza di tagliare il costo del lavoro. Entrambi si sono schierati a favore del reddito di cittadinanza, pur ammettendo che vada migliorato come strumento per trovare lavoro alle persone che lo ricevono.
Infine, ai due è stato proposto una specie di gioco in cui dovevano decidere 5 persone da portare con sé in un camper, tra le seguenti 11 possibilità: Bonaccini, Schlein, Calenda, Conte, Cuperlo, D’Alema, De Micheli, Draghi, Meloni, Renzi e un “jolly”, una possibilità a scelta libera. Entrambi si sono presi a vicenda e poi hanno scelto gli altri due candidati alla segreteria che hanno perso nel voto degli iscritti dei circoli, cioè Paola De Micheli e Gianni Cuperlo. A questi Schlein ha aggiunto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – «bisogna conoscere i propri avversari» – e come jolly ha scelto “Rossana”, una neolaureata che non trova lavoro conosciuta a un comizio. Bonaccini ai tre ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi e ha scelto come jolly la senatrice a vita Liliana Segre.