La Turchia ha interrotto le operazioni di salvataggio quasi dappertutto
Si continuano a cercare dispersi solo in due province: i morti accertati a causa del terremoto sono più di 46mila
A due settimane dal terremoto che nella notte tra il 5 e il 6 febbraio ha colpito Turchia e Siria e che ha causato più di 46mila morti nei due paesi, le autorità turche hanno deciso di interrompere le operazioni di salvataggio quasi dappertutto.
Domenica Yunus Sezer, il capo dell’agenzia turca che si occupa di disastri naturali ed emergenze, ha detto che le operazioni di soccorso sono state completate dappertutto tranne che nelle province di Kahramanmaras e Hatay, dove si stanno ancora cercando superstiti tra le macerie di 40 palazzi crollati per via del terremoto.
Né le autorità turche né quelle siriane hanno fornito finora una stima esatta del numero di persone disperse, quindi è difficile dire quanto nelle prossime ore il totale dei morti potrebbe ancora crescere. La situazione è particolarmente complicata in Siria, dove al momento sono stati accertati 5.800 morti, ma dove i soccorsi sono ostacolati dalla guerra civile in corso nel paese da dodici anni che ha reso difficile l’arrivo di convogli umanitari delle Nazioni Unite. Il territorio siriano colpito dal terremoto, inoltre, è diviso in due tra il regime del presidente Bashar al Assad e i ribelli.
– Leggi anche: La città turca che ha resistito al terremoto
Nel frattempo tra sabato e domenica sono rientrati in Italia tutti i soccorritori che nei giorni immediatamente successivi al terremoto erano stati inviati in Turchia a prestare aiuto. Sono operatori del reparto di ricerca e soccorso in ambiente urbano (USAR) dei Vigili del fuoco, che avevano collaborato al salvataggio dei dispersi ad Antiochia, nel sud della Turchia. Nella città resterà operativo un ospedale da campo, messo a disposizione dalla Regione Piemonte, in cui stanno lavorando più di 70 persone tra medici, infermieri e personale della Protezione Civile.