In Tunisia si protesta contro le repressioni di Saied
Il presidente ha fatto arrestare una decina di oppositori politici ed espellere un’importante sindacalista europea
Sabato il governo del presidente della Tunisia Kais Saied ha ordinato l’espulsione dal paese della più importante rappresentante sindacale dei paesi dell’Unione Europea, l’irlandese Esther Lynch, segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (CES). Lynch è stata definita «persona non grata» dalle autorità tunisine per aver partecipato a una delle manifestazioni di protesta organizzate nel corso della giornata in otto città del paese dal maggior sindacato locale.
Le manifestazioni sono arrivate alla fine di una settimana in cui Saied ha dato dimostrazione del sempre maggiore autoritarismo con cui sta governando il paese: martedì erano stati arrestati almeno dieci oppositori politici del presidente, fra cui due politici di alto livello, due giudici, un giornalista di una radio indipendente e uno dei leader del sindacato.
In un messaggio video sui social Saied ha definito i dieci arrestati «terroristi» e li ha accusati di voler sovvertire l’ordine dello stato e di cospirare per manipolare i prezzi del cibo e alimentare la tensione sociale. Le accuse, che mirano anche a scaricare le colpe del governo nella pesante crisi economica, non sono state presentate con alcuna prova ma in caso di condanna possono portare a pene detentive molto dure, e in alcuni casi anche alla pena di morte.
Per protestare contro gli arresti, il maggior sindacato del paese, che ha oltre un milione di iscritti per una popolazione di 12 milioni di abitanti, ha deciso una nuova giornata di manifestazioni, come quelle già organizzate in più occasioni negli ultimi mesi. Decine di migliaia di membri dell’Unione generale tunisina del lavoro (UGTT) hanno protestato contro le decisioni di Saied e per il pieno ritorno delle libertà civili a Jendouba, Tozeur, Monastir, Bizerte, Kasserine, Kairouan, Nabeul e Sfax.
Esther Lynch ha partecipato alla manifestazione di Sfax, prendendo la parola per chiedere l’immediato rilascio dell’esponente sindacale tunisino e degli altri oppositori politici arrestati, e per «portare un messaggio di solidarietà da 45 milioni di iscritti ai sindacati europei». Il presidente Saied nella serata di sabato ha ordinato la sua espulsione, definendo l’intervento una «palese interferenza negli affari tunisini». Ha respinto allo stesso modo, considerandole interferenze in affari interni, le denunce contro gli arresti per motivi politici da parte di varie ong che si occupano di diritti umani, fra cui Amnesty International.
La svolta autoritaria di Saied è avvenuta gradualmente negli ultimi tre anni. Nel luglio del 2021 il presidente aveva sospeso i lavori del parlamento, per poi scioglierlo nel marzo del 2022. Successivamente ha governato per decreto, fino all’approvazione di una nuova Costituzione, che gli garantisce ampi poteri e che ha istituito una nuova legge elettorale che non prevede la partecipazione alle elezioni dei partiti, ma solo di candidati indipendenti. L’affluenza alle prime elezioni che si sono svolte con questa legge, lo scorso dicembre, è stata fra le più basse al mondo, e oggi la Tunisia ha un parlamento che non è rappresentativo e ha poteri molto limitati.
Eletto presidente nel 2019, per i suoi primi anni di governo Saied aveva il consenso della maggioranza dei tunisini a cui però è seguita da una perdita di popolarità ormai piuttosto diffusa e palese.