Il Portogallo non darà più permessi di soggiorno agli stranieri che comprano case di lusso
È una delle misure del governo di António Costa per risolvere il problema della speculazione immobiliare in città come Lisbona e Porto
Soltanto nel 2022, gli affitti a Lisbona sono aumentati del 37 per cento. Da anni le grandi città portoghesi sono al centro di un grosso movimento di speculazione immobiliare, in cui ricchi investitori spesso stranieri acquistano proprietà per farne seconde case, appartamenti turistici da affittare su piattaforme come Airbnb e spazi dove le persone che lavorano da remoto – i cosiddetti “nomadi digitali” – possono vivere per brevi periodi. Per incentivare questi investimenti, negli ultimi dieci anni il governo del Portogallo – come anche quelli di Irlanda, Malta, Cipro e Italia – aveva introdotto diversi programmi che concedono dei permessi di soggiorno a persone straniere, soprattutto russi e cinesi: sono i cosiddetti “visti d’oro”, che nel caso del Portogallo permettevano a chiunque acquistasse proprietà immobiliari del valore minimo di 500 mila dollari di vivere in Portogallo (e viaggiare liberamente nell’Unione europea) per cinque anni.
Giovedì il primo ministro portoghese socialista António Costa ha annunciato che il suo governo smetterà di offrire i “visti d’oro” a chi acquista case e appartamenti di un certo valore, come è stato fatto per anni, per «combattere la speculazione nel settore immobiliare». L’Irlanda aveva annunciato l’interruzione di un programma simile qualche giorno fa.
Nel corso degli anni il programma dei “visti d’oro” ha attirato in Portogallo oltre 6 miliardi di euro di investimenti, ma ha anche contribuito fortemente al rapido aumento dei prezzi delle case in città come Lisbona e Porto, limitando moltissimo le opzioni abitative delle persone che effettivamente vivono e lavorano sul territorio.
L’interruzione del programma dei “visti d’oro” si inserisce all’interno di una serie di misure annunciate dal governo di Costa per abbassare i prezzi degli affitti. Alcune di queste misure – come l’interruzione del programma – possono essere applicate direttamente dal governo, mentre altre dovranno essere votate dal parlamento, dove comunque il partito di Costa ha la maggioranza assoluta dei seggi.
Il governo portoghese vorrebbe introdurre un meccanismo per limitare l’aumento dei costi degli affitti, offrire incentivi fiscali ai proprietari che smettono di affittare i propri appartamenti per periodi brevi su Airbnb a favore di contratti d’affitto più lunghi per i residenti, e interrompere il rilascio di nuove licenze per gli alloggi destinati al turismo. Il governo inoltre sta considerando la possibilità di affittare direttamente dai proprietari le case sfitte, per poi rimetterle sul mercato degli affitti a un prezzo più basso, agendo in questo caso da locatore con prezzi calmierati.
Benché le misure siano considerate un buon primo passo per affrontare la crisi abitativa, le associazioni per il diritto alla casa sostengono che il governo dovrebbe prendere di mira anche un’altra politica molto popolare che attira ricchi stranieri in Portogallo: la “Digital nomad visa”, che offre agli stranieri con reddito elevato la possibilità di vivere e lavorare dal Portogallo pagando pochissime tasse allo stato.
Una norma simile esiste anche in Italia: chiunque sposti la propria residenza fiscale dall’estero all’Italia, impegnandosi a rimanere un residente fiscale in Italia per almeno due anni e a lavorare prevalentemente in Italia, può pagare le tasse (l’IRPEF) soltanto sul 30 per cento del proprio reddito, ridotto ulteriormente al 10 per cento per chi decide di trasferire la residenza in una regione del Sud.
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