«Tornassi indietro forse in quella casa non metterei mai più piede»
Karima El Mahroug, “Ruby”, ha parlato in un'intervista del suo passato e di come venne trattata da giornali e commentatori italiani
Giovedì Karima El Mahroug, nota anche con il soprannome di “Ruby” che le diedero i giornali oltre dieci anni fa, ha presentato a Milano il suo libro, Karima, il giorno dopo essere stata assolta in primo grado nel processo “Ruby ter”. Nel processo era imputato anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che come El Mahroug è stato assolto.
El Mahroug è di origini marocchine e nel 2010, quando aveva 17 anni, divenne nota perché l’allora presidente del Consiglio Berlusconi intervenne affinché non venisse affidata a una comunità per minori, dopo che era stata fermata con l’accusa di furto. Berlusconi disse poi di essere intervenuto perché El Mahroug era la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak, ma non era vero: successivamente si scoprì che la conosceva perché aveva partecipato ad alcune feste organizzate da Berlusconi nella sua residenza privata.
Da allora El Mahroug è stata coinvolta come testimone o come imputata in diversi processi, compreso uno in cui Berlusconi era accusato di prostituzione minorile, venendo spesso accusata da giornali e commentatori di essere lei stessa una prostituta. In un’intervista al Corriere della Sera dopo la presentazione del libro, a proposito della sua partecipazione alle feste di Berlusconi, El Mahroug ha detto: «Tornassi indietro forse in quella casa non metterei mai più piede, perché mi risparmierei tredici anni di fatiche e sofferenze che hanno pesato veramente come macigni».
El Mahroug ha anche detto di provare affetto per Berlusconi perché la aiutò economicamente quando lei si trovava in difficoltà. Sul trattamento che ha ricevuto dall’opinione pubblica italiana invece ha detto: «Son sempre stata accusata di essere la prostituta minorenne: non ho mai fatto la prostituta, non sono mai stata una prostituta, l’ho dimostrato in tutti questi lunghi anni. E credo che su questo – ormai è pacifico – possa essere messo un punto». Poi ha aggiunto:
Assolutamente mi sento una vittima, anche perché a differenza di tutti gli altri avevo anche un’età diversa, un’età in cui dovevo essere protetta, non messa su tutti i giornali senza oscurare il mio volto, e subito etichettata come una prostituta minorenne.
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