Tra le macerie in Turchia si trovano ancora superstiti
I ritrovamenti sono sempre più rari, ma a dieci giorni dal terremoto ci sono notizie di persone estratte vive dai palazzi crollati
A dieci giorni dal forte terremoto in Turchia e Siria dello scorso 6 febbraio, le squadre di soccorso continuano a trovare persone sopravvissute tra le macerie. I salvataggi diventano sempre più rari man mano che passano i giorni, ma le notizie sul ritrovamento di sopravvissuti sono molto riprese dai mezzi di comunicazione soprattutto in Turchia, dove si stima siano morte almeno 35mila persone cui si aggiungono almeno altre 5mila morte in Siria.
Non accade spesso che si trovino persone ancora vive così tanto tempo dopo un terremoto, ma l’evento sismico in Turchia e Siria ha interessato una porzione di territorio molto ampia, con migliaia di edifici e decine di migliaia di persone coinvolte in crolli di vario tipo e circostanze. Martedì scorso due fratelli sono stati recuperati vivi dalle macerie di un edificio crollato a Kahramanmaraş, una delle città più interessate dal terremoto. Dopo avere ricevuto i soccorsi, hanno spiegato di essere riusciti a sopravvivere così a lungo grazie a un integratore proteico in polvere, che avevano mischiato alla loro stessa urina.
Ad Antiochia lunedì è stato messo in salvo un uomo con il figlio e nelle prime ore del martedì seguente sono stati soccorsi gli altri due suoi figli. Mercoledì una donna di 42 anni è stata estratta viva dalle macerie sempre a Kahramanmaraş, dopo che secondo i media turchi aveva trascorso oltre 222 ore in attesa che qualcuno la trovasse; un’altra donna di 74 anni è stata recuperata nella stessa città mercoledì.
Negli ultimi giorni i media turchi hanno dato di frequente notizie come queste, in alcuni casi difficili da verificare. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, criticato per la lentezza dei soccorsi e per la mancanza di controlli sull’applicazione delle norme antisismiche alle costruzioni negli ultimi vent’anni, ha sfruttato le notizie dei ritrovamenti per provare a sviare le attenzioni dalle critiche e per elogiare il lavoro delle squadre di soccorritori.
I ritrovamenti di persone ancora vive vengono riferiti con grande enfasi nel corso delle lunghe dirette dei canali televisivi turchi per raccontare le attività di soccorso dopo il terremoto e sono spesso definiti “miracolosi”. Al di là delle definizioni, è in effetti raro che a distanza di oltre una settimana si trovino ancora persone vive tra le macerie dopo un terremoto di quella portata. I crolli causano traumi di vario tipo, ma c’è comunque una possibilità di sopravvivere se questi non riguardano organi vitali o non comportano ferite gravi, che determinano la perdita di molto sangue.
Una persona in salute può resistere per settimane senza nutrirsi, mentre difficilmente sopravvive più di 3-4 giorni senza bere. Siamo però fatti tutti diversamente e ci possono essere casi di persone che resistono più a lungo, tanto che ancora oggi è piuttosto dibattuto quale sia l’effettivo limite prima che sopravvenga la morte per disidratazione. Le basse temperature nelle zone del terremoto hanno contribuito alla morte di persone rimaste bloccate tra le macerie, ma non si può escludere che in alcuni casi abbiano favorito la sopravvivenza di alcune di loro limitando la traspirazione e quindi la perdita di liquidi.
Alcune delle persone salvate dalle macerie hanno riferito di essere riuscite a recuperare dell’acqua o del cibo, mentre altre come i fratelli recuperati a Kahramanmaraş hanno detto di avere bevuto le proprie urine. Recuperare, conservare e bere la propria urina consente di ridurre la perdita di liquidi almeno nel breve periodo, ma non è una pratica sostenibile a lungo. Il nostro organismo perde liquidi anche attraverso la traspirazione, di conseguenza la quantità di urina prodotta diminuisce sensibilmente nel tempo.
La scarsa possibilità di movimento che costringe a rimanere fermi per la maggior parte del tempo può fare aumentare le probabilità di sopravvivenza. La poca attività fisica fa sì che l’organismo consumi meno energie e dopo i primi giorni di digiuno la sensazione di fame si riduce sensibilmente, mentre è molto più difficile tenere sotto controllo quella della sete.
Secondo numerosi esperti, dopo dieci giorni dal terremoto diventa sempre più improbabile che possano essere trovate persone ancora vive tra le macerie, ma non è comunque escluso che possa ancora esserci qualche ritrovamento isolato. In alcune aree, con grandi cautele, è stato avviato lo sgombero delle macerie con squadre di soccorritori che collaborano alle attività per assicurarsi che non ci siano persone intrappolate.
Si stima che solo in Turchia almeno 50mila edifici siano crollati o siano stati fortemente danneggiati dal terremoto. Il governo turco ha annunciato di voler procedere rapidamente con lo sgombero delle macerie e la ricostruzione, mentre migliaia di persone vivono in campi e strutture in condizioni molto difficili anche a causa delle basse temperature e della mancanza di beni di conforto.