Un pezzo del ghiacciaio del Breithorn Occidentale sembra poco stabile
Sopra a una cima del Monte Rosa si è aperto un grosso crepaccio, ma non dovrebbero esserci rischi per le persone
La scorsa estate il crollo di un pezzo del ghiacciaio della Marmolada che causò la morte di 11 persone fece aumentare le attenzioni dedicate allo stato dei ghiacciai alpini, la cui esistenza futura è minacciata o del tutto compromessa, a seconda dell’altitudine, dal riscaldamento globale. Tra le altre cose, i glaciologi avevano notato l’allargamento di un grande crepaccio nel ghiacciaio del Breithorn Occidentale, una delle vette del massiccio del monte Rosa, al confine tra Italia e Svizzera, che di recente è stato ben fotografato da Marco Soggetto, un appassionato di alpinismo e fotografia.
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Il Breithorn Occidentale è alto 4.165 metri ed è una delle vette che sovrastano il Grande Ghiacciaio di Verra, peraltro noto per una scena del romanzo di Paolo Cognetti Le otto montagne e del film omonimo che ne è stato tratto. Il crepaccio che si è allargato si trova però nella calotta di ghiaccio sommitale, cioè in cima alla montagna. Si può anche osservare da una webcam sul vicino Piccolo Cervino, ma si vede molto più chiaramente nelle fotografie di Soggetto, che mostrano il Breithorn Occidentale da nord e nello specifico dalla valle Mattertal, in Svizzera: il crepaccio è molto profondo, quasi fino al fondo della calotta, in un punto in cui la pendenza della roccia è elevata.
Il glaciologo Giovanni Baccolo ha commentato le immagini con Lo Scarpone, la rivista online del Club alpino italiano (CAI): «Sono impressionanti. La spaccatura ha isolato una grande porzione del ghiacciaio dal corpo principale, trasformandolo in un enorme seracco», ovvero in un blocco di ghiaccio molto separato dal corpo principale del ghiacciaio.
Baccolo ha spiegato che per il momento non si può dire se la comparsa del crepaccio sia una conseguenza delle normali evoluzioni di questo specifico ghiacciaio, oppure sia stata influenzata dall’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico. I ghiacciai infatti non sono masse di ghiaccio immobili, e possono cambiare forma per varie ragioni: ad esempio, se grazie all’accumulo di nuova neve aumentano di dimensioni, può succedere che una loro parte collocata su un letto di roccia molto pendente crolli per l’eccesso di peso.
Questo potrebbe essere il caso del seracco che si sta formando sul Breithorn Occidentale, dove per via dell’elevata altitudine – molto maggiore rispetto a quella del ghiacciaio della Marmolada, che si trova a meno di 3.400 metri – nonostante l’aumento delle temperature medie la neve continua ad accumularsi. «La presenza di una ripida scarpata di ghiaccio indica che in quel punto il ghiacciaio è normalmente soggetto a crolli», ha detto Baccolo: «Per capire se l’apertura di quel crepaccio così vistoso sia un’anomalia sarebbe opportuno ricostruire il comportamento del ghiacciaio negli scorsi decenni e verificare con quale frequenza quel settore è stato soggetto a crolli e con quali volumi coinvolti».
Si stima che il progressivo aumento della temperatura media globale porterà alla scomparsa della maggior parte dei ghiacciai alpini che si trovano al di sotto dei 3.600 metri di altitudine, i “ghiacciai temperati” nel gergo della glaciologia, entro la fine del secolo. Per i ghiacciai più in quota il discorso è un po’ diverso perché hanno caratteristiche differenti.
Sopra i 4.000 metri storicamente si parlava di “ghiacciai freddi”, dato che la temperatura al loro interno era molto inferiore al punto di fusione del ghiaccio in acqua liquida. In questi ghiacciai, a differenza di quelli temperati, non è dunque quasi presente acqua liquida, e per questa ragione le basi, cioè gli strati di ghiaccio più profondi, sono attaccate alla roccia sottostante: l’intero ghiacciaio è dunque più stabile, mentre nel caso dei ghiacciai temperati c’è un maggiore movimento dovuto allo scorrimento del ghiaccio sull’acqua liquida alla base della massa glaciale. Il problema è che a causa del riscaldamento globale alcuni ghiacciai freddi, quelli che si trovano a quote più basse, si stanno trasformando in ghiacciai temperati.
«La velocità con cui si è aperto il crepaccio/seracco sul Breithorn potrebbe dipendere da questa transizione invisibile», ha aggiunto Baccolo, «che richiederebbe accurati sondaggi termici per essere compresa a fondo».
L’eventuale crollo di questo specifico seracco tuttavia non è particolarmente allarmante perché quella massa di ghiaccio si trova al di sopra di un’area in cui non ci sono infrastrutture o sentieri percorsi dagli escursionisti. Ci sono solo vie alpinistiche di alta difficoltà sul versante sovrastato dal seracco, ma dato che la sua presenza è nota da tempo è probabile che gli alpinisti che frequentano la zona ne siano bene informati. Non dovrebbero esserci problemi, secondo Baccolo, per quelli intenzionati a salire sul Breihorn Occidentale dalla via normale, che invece si sviluppa su un altro versante.
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