Le aziende cinesi che aiutano la Russia
Gli Stati Uniti accusano sempre più società di aggirare le sanzioni e sostenere l'industria militare russa, ma la posizione del governo cinese è ambigua
di Guido Alberto Casanova
Negli ultimi mesi l’amministrazione americana del presidente Joe Biden ha gradualmente espanso la cosiddetta “Entity List“, cioè la lista di società colpite da restrizioni da parte del governo americano perché starebbero prestando assistenza all’invasione russa dell’Ucraina. In questa lista ci sono diverse aziende cinesi, e alcune di queste hanno avuto un ruolo di un certo rilievo nel fornire aiuti alle forze d’invasione russe, anche se non di tipo militare.
Gli Stati Uniti accusano la Cina di fornire sostegno materiale ed economico alla Russia nella guerra in Ucraina, e vari funzionari americani stanno mostrando molta preoccupazione sul fatto che sempre più aziende cinesi stanno cercando di aggirare le sanzioni per collaborare con la Russia. Nel governo americano c’è tuttavia un certo dibattito sia sull’entità di questo sostegno, sia sul coinvolgimento diretto o meno del governo cinese.
Per questo nell’ultimo periodo le autorità statunitensi hanno cercato un confronto diretto con le autorità cinesi, aprendo un dialogo su questo tema tramite canali diplomatici. «Continueremo a comunicare alla Cina le implicazioni di fornire supporto materiale alla guerra della Russia contro l’Ucraina», ha detto qualche giorno fa Karine Jean-Pierre, la portavoce della Casa Bianca.
La posizione del governo cinese nella guerra in Ucraina è complessa e ambigua ed è spesso stata travisata in Occidente. La Cina ha certamente aiutato l’economia russa sostituendosi all’Occidente come partner commerciale privilegiato, soprattutto quando si parla di acquisto di idrocarburi, ma il governo cinese sostiene che tutti i suoi scambi siano perfettamente entro il limite delle sanzioni occidentali.
Il presidente cinese Xi Jinping non ha mai condannato l’attacco russo, ma ha anche espresso al presidente russo Vladimir Putin i dubbi e le perplessità della Cina sull’invasione dell’Ucraina. La Cina si è anche proposta come mediatrice, per ora con scarso successo.
Sotto la posizione ufficiale del governo cinese c’è però un paese immenso, su cui le autorità statali e di partito non hanno sempre uno stretto controllo. Anche per questo motivo risulta difficile determinare la natura dell’appoggio cinese alla Russia, poiché i traffici che per qualcuno rappresentano la prova tangibile di un presunto sostegno cinese sottobanco per altri possono invece essere spiegati con la mancanza di controllo capillare attraverso un’ampia gamma di industrie cinesi, il cui scopo è semplicemente quello di vendere i propri prodotti.
Proprio a fine gennaio è emerso un caso di questo tipo quando, pochi giorni dopo le rivelazioni dei media statunitensi, l’amministrazione Biden ha approvato nuove sanzioni contro la rete di aziende e individui a cui si affida il gruppo Wagner, una compagnia paramilitare russa che sta partecipando all’invasione dell’Ucraina. Tra questi enti ce n’è anche una cinese.
La società in questione, nota come Spacety e attiva anche in Europa, si occupa di immagini satellitari ad alta definizione e secondo gli Stati Uniti avrebbe fornito informazioni fotografiche su alcune località dell’Ucraina a una compagnia tecnologica con sede in Russia. «Queste immagini sono state raccolte per permettere le operazioni di combattimento della Wagner in Ucraina», ha detto il dipartimento del Tesoro inserendo Spacety nella lista nera di società con cui è vietato fare affari negli Stati Uniti.
Fondata appena nel 2016, Spacety si descrive come una compagnia privata e in rapida espansione. La società opera tuttavia in un settore dove la presenza del governo cinese è consistente e l’amministratore delegato della stessa startup è membro di un gruppo di esperti che collabora con il ministero della Scienza e della Tecnologia cinese. Il dipartimento del Tesoro però non ha fornito informazioni su quanto sia a conoscenza delle attività commerciali di Spacety, che nega che i propri prodotti siano usati a fini militari.
Non è la prima volta che gli Stati Uniti impongono sanzioni ad aziende cinesi accusate di fornire sostegno all’invasione russa. Lo scorso giugno quattro società cinesi e una con sede ad Hong Kong erano già state inserite nella lista nera per aver continuato a fornito tecnologie alle forze armate e all’industria militare della Russia anche dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. In quell’occasione, le autorità statunitensi avevano detto che le cinque aziende avevano svolto attività «contrarie alla sicurezza nazionale e agli interessi di politica estera degli Stati Uniti».
Per ora, sembra che gli Stati Uniti vogliano affrontare queste situazioni aumentando il dialogo con la Cina, ma rimangono molte preoccupazioni. Pochi giorni fa un centro studi di Washington ha pubblicato uno studio secondo cui le tecnologie cinesi a uso militare non avrebbero smesso di essere vendute alla Russia. Cina e Hong Kong sono diventate inoltre i principali fornitori alla Russia di componenti tecnologici come i microchip, anche se non è chiaro se siano o meno usati dai russi per scopi militari.