La Spagna ha un problema con gli allevamenti di maiali
Quelli intensivi sono troppi e creano disagi per l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e per i costanti cattivi odori
In Spagna da ormai un paio di decenni l’industria dell’allevamento dei suini ha numeri in costante crescita. Nei primi cinque mesi del 2022 i maiali allevati nel paese sono stati 32,5 milioni, con la prospettiva di un ulteriore forte aumento rispetto ai 58 milioni del 2021, che già rendevano la Spagna il più grande produttore europeo di carne di maiale. In un decennio il numero dei maiali è cresciuto del 40 per cento, superando dal 2018 quello degli abitanti.
La maggior parte dei suini proviene da allevamenti intensivi, chiamati macrofattorie, che hanno sede spesso nelle zone meno popolate della Spagna: in particolare quasi la metà delle grandi fattorie è ospitata da comuni che hanno meno di 5.000 abitanti. Lo sbilanciato rapporto fra persone e maiali allevati, invece di aiutare come promesso l’economia locale e il ripopolamento dei paesi, sta creando forti problemi, a livello di inquinamento dell’aria e dell’acqua e per i costanti cattivi odori.
In Spagna da alcuni anni esiste un forte movimento di opposizione all’installazione di nuove macrofattorie, che però non sta invertendo la tendenza. Se i piccoli allevamenti nell’ultimo decennio sono diminuiti del 22 per cento, quelli intensivi continuano a crescere: nel 2021 sono stati il 6 per cento in più.
«Siamo invasi dai maiali, sono oltre 800 per ogni residente», ha detto al Guardian la sindaca di Balsa de Ves, comune a un centinaio di chilometri da Valencia dove la produzione di suini arriva alle 100.000 unità l’anno. Non è un caso isolato, rapporti di questo genere sono piuttosto comuni soprattutto in Aragona, regione che è il centro dell’industria suina, con sette maiali allevati per ogni abitante. A La Sotonera ( in provincia di Huesca) 903 persone convivono con 14 fattorie dalla capacità di oltre 46.000 suini, solo per citare un altro esempio.
Per Interporc, l’organizzazione che raccoglie le industrie del settore, la localizzazione in zone poco abitate è indicata come un merito: si sottolinea come circa 50.000 posti di lavoro siano stati creati in zone dalle limitate prospettive. I comuni interessati raccontano che al momento di approvare l’installazione di macrofattorie ai cittadini veniva presentata una più che probabile crescita economica accompagnata da un ripopolamento dei comuni, che avrebbero così ritrovato servizi perduti, come le scuole, o ottenuto nuove infrastrutture.
La realtà è però spesso molto diversa: uno studio del 2021 su 400 piccoli comuni ha evidenziato che il 74 per cento di quelli in cui i suini sono in numero superiore agli abitanti hanno visto la popolazione calare negli ultimi due decenni; in quelli in cui non sono presenti allevamenti intensivi il calo è stato registrato solo nel 25 per cento dei casi.
In più ci sono i problemi di convivenza ed ambientali: in molte cittadine si segnalano problemi di cattivi odori costanti, di traffico continuo di mezzi pesanti e di inquinamento. La Spagna sin dal 2010 supera con costanza le quote massime di ammoniaca nell’aria indicate come tollerabili dall’Unione Europea. L’ammoniaca è prodotta anche dall’urina dei maiali, oltre che da quella degli altri animali da allevamento. Ma la situazione più grave riguarda le falde acquifere: in prossimità di allevamenti ad alta intensità sono stati riscontrati nell’acqua livelli di nitrati superiori alle direttive europee, tali da renderla non potabile. La presenza di nitrati è correlata alla concimazione dei terreni con il letame prodotto dagli allevamenti suini.
La Spagna sta provando a regolamentare gli allevamenti intensivi: attualmente le macrofattorie possono ospitare fino a 5.000 maiali, a cui si possono aggiungere fino a 750 scrofe da riproduzione: le comunità autonome che hanno ampi poteri locali possono aumentare del 20 per cento questi limiti con regolamenti locali. I movimenti ambientalisti e i comitati di cittadini chiedono che questi limiti vengano rivisti al ribasso. Il settore però è importante a livello economico: nel 2021 è stata venduta all’estero carne suina per un valore di 5,5 miliardi di euro: è il prodotto agroalimentare che produce le maggiori entrate per la Spagna, prima degli agrumi e dell’olio di oliva, secondo i dati del ministero dell’Agricoltura.