Silvio Berlusconi è stato assolto in primo grado nel processo “Ruby ter”
Era accusato di corruzione: il tribunale di Milano ha disposto l'assoluzione perché “il fatto non sussiste”
Silvio Berlusconi è stato assolto nel processo di primo grado del cosiddetto processo “Ruby ter”, in cui era imputato per corruzione in atti giudiziari. Il collegio di giudici della settima sezione penale del tribunale di Milano, presieduto da Marco Tremolada, ha disposto l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”, dopo una camera di consiglio durata due ore.
Il processo è durato sei anni ed è stato chiamato così dalla stessa procura di Milano perché è il terzo procedimento che riguarda la vicenda che coinvolse la giovane donna di origini marocchine Karima El Mahroug, che i giornali chiamarono “Ruby Rubacuori”. Nello specifico, in questo processo Berlusconi era accusato di aver dato denaro ad alcune testimoni nei processi precedenti, Ruby e Ruby bis, perché dicessero il falso. L’ex presidente del Consiglio si era sempre difeso definendo le donazioni un atto di generosità per chi aveva avuto la propria vita sconvolta dai processi.
L’assoluzione perché “il fatto non sussiste” è una assoluzione piena, che implica che lo stesso reato di cui l’imputato era accusato non sia stato provato. Nel caso specifico, il tribunale di Milano ha ritenuto che la presunta corruzione non sia esistita.
Insieme a Berlusconi sono state assolte, sempre con la formula “perché il fatto non sussiste”, anche Karima el Mahroug e le venti giovani ex ospiti delle serate di Arcore. Alcuni altri imputati per posizioni minori sono invece stati prosciolti per intervenuta prescrizione. Berlusconi era già stato assolto in due precedenti filoni della stessa inchiesta, a Siena e a Roma.
La procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, che sosteneva l’accusa, ha rinviato a dopo la lettura delle motivazioni la decisione se ricorrere in appello contro le assoluzioni: aveva chiesto per Berlusconi una condanna a 6 anni di reclusione e la confisca di quasi 11 milioni di euro, mentre le condanne complessive richieste per tutti gli imputati superavano i 100 anni.
In attesa delle motivazioni, che saranno pubblicate entro 90 giorni, a spiegare il senso della decisione è una nota del presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia. Il tribunale ha ritenuto che le 19 testimonianze delle ragazze oggetto di presunta corruzione non potessero essere prese in esame, perché le stesse non potevano «essere considerate testimoni» in quanto andavano considerate di fatto già indagate nei due processi “Ruby” precedenti (a partire dal marzo 2012), e quindi dovevano essere sentite con l’assistenza dei loro avvocati. Non potendo essere considerate testimoni, si spiega nella nota, vengono a mancare i reati: «Non ci può essere la falsa testimonianza se un soggetto non riveste la qualità di testimone. E non può esserci la corruzione in atti giudiziari se non vi è la qualifica di pubblico ufficiale derivante dalla qualifica di testimone». I giudici hanno quindi sposato la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato di Silvio Berlusconi, Franco Coppi.
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