Bolsonaro dice che tornerà in Brasile a marzo per guidare l’opposizione a Lula
Lo ha detto al Wall Street Journal nella sua prima intervista da quando è in Florida, dopo le elezioni presidenziali perse a ottobre
In un’intervista data al Wall Street Journal, l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha parlato estesamente del risultato delle ultime elezioni, che ha perso contro Luiz Inácio Lula Da Silva, e dell’assalto alle istituzioni compiuto a inizio gennaio nella capitale Brasilia da migliaia di suoi sostenitori nel tentativo di sovvertire il risultato elettorale. L’intervista è stata molto ripresa perché è la prima data da Bolsonaro da quando ha lasciato il suo paese per andare in Florida, negli Stati Uniti, dopo la sconfitta alle elezioni.
Tra le altre cose, Bolsonaro ha annunciato di voler tornare in Brasile a marzo per guidare l’opposizione a Lula: «Il movimento di destra non è morto e continuerà a vivere», e ha aggiunto di vedersi ancora come «il leader della destra nazionale, non c’è nessun altro al momento».
Nei confronti di Bolsonaro è in corso un’indagine per stabilire se abbia avuto un ruolo nell’ispirare l’assalto alle istituzioni: l’accusa, ancora da dimostrare, è incentrata sul fatto che poco prima dell’assalto Bolsonaro aveva condiviso sui social network un video in cui sosteneva, senza prove, che la vittoria elettorale di Lula fosse falsa e frutto di un complotto contro di lui ordito da varie istituzioni. Alcuni giorni fa una testimonianza di un senatore brasiliano considerato molto vicino a Bolsonaro, Marcos do Val, aveva avvalorato l’ipotesi di un suo coinvolgimento: Do Val aveva detto di aver partecipato a un incontro con Bolsonaro in cui si organizzava un piano per impedire a Lula di insediarsi. Al momento però non ci sono prove concrete al riguardo.
Ufficialmente Bolsonaro era rimasto in Florida per ragioni di salute, ma molti avevano ipotizzato che volesse evitare problemi legati alle accuse per l’assalto alle istituzioni. Al Wall Street Journal ha detto di essere al corrente dei rischi legali che corre tornando in Brasile: «Un ordine di carcerazione può arrivare in qualsiasi momento».
Nell’intervista ha ribadito di non aver avuto alcun ruolo nell’assalto – «Non c’ero nemmeno e vogliono darmi la colpa!» – minimizzandone comunque la portata e negando che si sia trattato di un tentativo di colpo di stato per impedire a Lula di insediarsi: «Colpo di stato? Quale colpo di stato? Dov’era il comandante? Dov’erano le truppe, dov’erano le bombe?».
Oltre alle indagini condotte dalla magistratura, Bolsonaro è accusato più in generale di aver contribuito a creare un clima di sospetto tra i suoi sostenitori. Fin dalla campagna elettorale aveva più volte messo in discussione il sistema di voto e denunciato la possibilità di brogli legata all’uso di sistemi elettronici, facendo capire che non avrebbe accettato un’eventuale sconfitta. Dopo le elezioni aveva effettivamente contestato il risultato e parlato di irregolarità, nonostante tutte le organizzazioni internazionali indipendenti a controllo del voto non ne avessero riscontrate.
Nell’intervista al Wall Street Journal è stato per la prima volta molto più cauto su questo tema, dicendo che «perdere fa parte del processo elettorale» e in parte ritrattando le accuse di frode elettorale: «Non dico che ci siano stati brogli, ma che il processo è stato distorto».