La Russia sta organizzando un colpo di stato in Moldavia?
Lo sostiene il governo della presidente Sandu, che teme azioni sovversive da parte di agenti stranieri
In questi ultimi giorni il governo della Moldavia ha aumentato sensibilmente il livello di allarme circa la sicurezza del paese, in seguito a informazioni raccolte dai suoi servizi segreti, e da quelli ucraini, su un possibile piano russo per sovvertire l’ordine democratico del paese e organizzare, di fatto, un colpo di stato.
Lunedì la presidente Maia Sandu ha pubblicamente denunciato l’esistenza di un piano russo per sovvertire dall’interno, con agenti stranieri sotto copertura, l’attuale governo. Secondo le informazioni in suo possesso, che ha definito molto circostanziate («Sappiamo chi, dove e quando»), l’attuazione del piano era imminente. Martedì la Moldavia ha chiuso per circa tre ore (dalle 11:30 alle 14:30) il proprio spazio aereo, bloccando anche il traffico dell’aviazione civile per «questioni di sicurezza».
Venerdì scorso, invece, la prima ministra Natalia Gavrilita si era dimessa dopo 18 mesi di governo ed era quasi immediatamente stata sostituita, su indicazioni della presidente Sandu, da Dorin Recean, segretario del Consiglio di sicurezza del paese e in passato ministro dell’Interno, anche lui dalle posizioni filoccidentali. Secondo la stampa moldava il nuovo primo ministro ha un profilo di maggiore esperienza riguardo ai temi della sicurezza nazionale.
La Moldavia, paese da 2,6 milioni di abitanti e dal PIL pro capite più basso in Europa, fino al 1991 ha fatto parte dell’Unione Sovietica. Fino al 2020 i vari governi moldavi erano rimasti quasi stabilmente nell’orbita russa: il governo di Vladimir Putin ha coltivato estesi legami con il Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldavia, che ha vinto due delle ultime tre elezioni parlamentari ed espresso il presidente dal 2016 al 2020.
Le ultime elezioni presidenziali hanno però visto la sorprendente vittoria della filo-europeista Maia Sandu, laureata ad Harvard, che aveva impostato la sua campagna sulla lotta alla dilagante corruzione. La sua elezione ha segnato un primo parziale spostamento della Moldavia verso l’area di influenza europea. La Russia ha risposto a questa svolta politica aumentando i prezzi delle forniture di gas e bloccando le importazioni del vino moldavo, il principale prodotto del settore agroalimentare della Moldavia (la gran parte della produzione finiva sul mercato russo).
Circa 1.500 soldati russi sono poi presenti su quello che per la comunità internazionale è territorio moldavo: dal 1990 una piccola regione filorussa, la Transnistria, ha proclamato l’indipendenza. Non ha mai ottenuto riconoscimento internazionale, ma si è data un governo, emette moneta e prevede frontiere e confini. I soldati russi sono presenti sul territorio con funzioni ufficiali di peacekeeping, ma i legami militari ed economici fra la Transnistria e la Russia sono evidenti.
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina la Moldavia si è trovata a fronteggiare tutta una serie di problemi che hanno complicato ulteriormente la sua già difficile situazione economica. Il paese era dipendente al 100 per cento dalla Russia per le importazioni di gas e ha subìto una grande crisi energetica, l’inflazione è altissima e il governo locale ha anche dovuto affrontare l’emergenza creata dall’arrivo di numerosi profughi ucraini dalle zone di confine. Inoltre ciclicamente il suo spazio aereo è invaso da missili russi diretti verso l’Ucraina (l’ultima volta la scorsa settimana).
La guerra in Ucraina e il timore di un’operazione simile da parte della Russia nei suoi confronti ha portato la Moldavia a un ulteriore avvicinamento all’Unione Europea: a giugno era stata accettata come candidata all’ingresso nell’Unione, insieme all’Ucraina. La candidatura di per sé non garantisce un reale ingresso in futuro e comunque presuppone un iter molto lungo, che può durare anche un decennio, ma ha segnato una radicale svolta nella politica estera del paese.
Le difficoltà economiche hanno causato una serie di proteste nelle maggiori città, guidate dal partito populista Shor e alimentate anche da costanti campagne di disinformazione sui social network: la presidente Sandu ha ripetutamente accusato la Russia di esserne la principale artefice. La scorsa settimana, poi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva dichiarato in sede europea di aver condiviso con le autorità moldave alcune informazioni su un piano russo per invadere e «distruggere» il paese.
I servizi segreti moldavi hanno poi confermato l’esistenza del piano, reso pubblico da Sandu lunedì con un messaggio trasmesso in diretta televisiva: si tratterebbe di un programma di azioni di sabotaggio da parte di cittadini stranieri (russi, bielorussi, montenegrini e serbi) di formazioni paramilitari, che comprenderebbero «azioni violente, attacchi a edifici pubblici, rapimenti e assalti con coinvolgimento di ostaggi». L’obiettivo finale sarebbe l’instaurazione di un governo fantoccio guidato a distanza dalla Russia, che renda la Moldavia uno stato satellite da cui potenzialmente aprire un nuovo fronte nella guerra all’Ucraina.
Giovedì è prevista a Chisinau la partita di calcio di Conference League fra Sheriff Tiraspol e Partizan Belgrado: alcuni esponenti del governo già lunedì avevano ipotizzato che militari della Serbia (paese molto vicino al regime russo) avrebbero potuto infiltrarsi nel paese fingendosi tifosi. Martedì la stampa moldava ha riferito che dodici tifosi del Partizan erano stati bloccati al confine, mentre lo Sheriff ha avvertito il proprio pubblico della decisione della federazione moldava di far disputare la partita a porte chiuse, senza tifosi.
Martedì la Russia ha negato risolutamente di voler destabilizzare il governo moldavo, come del resto aveva fatto riguardo all’Ucraina fino a pochi giorni prima dell’invasione. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito la denuncia di Sandu «un modo per distrarre i moldavi dai gravi problemi di politica interna» e il piano «un’invenzione dell’Ucraina per coinvolgere la Moldavia nella guerra». L’esercito moldavo è uno dei più piccoli e arretrati nella regione, e avrebbe pochissime possibilità di avere un qualche peso in campo militare o di opporre resistenza in caso di un eventuale attacco russo.