La Chiesa del Portogallo è accusata di abusi sessuali su quasi 5mila minori
Lo dice l'inchiesta di una commissione indipendente riferita agli ultimi 72 anni: i casi reali però potrebbero essere molti di più
La Chiesa portoghese ha presentato lunedì i risultati di un’inchiesta sugli abusi subiti da minori e compiuti da rappresentanti del clero in Portogallo. L’inchiesta, condotta da una commissione indipendente, ha individuato 4.815 casi accertati di abusi sessuali su minori fra il 1950 e il 2022: è una cifra ottenuta da 512 testimonianze raccolte in un anno, a cui si aggiungono casi denunciati da persone diverse dalle vittime. Il capo della commissione, il neuropsichiatra infantile Pedro Strecht, ha detto che con ogni probabilità è una stima per difetto e che i casi registrati sono solo una parte i quelli realmente avvenuti.
L’inchiesta, che segue quelle già concluse in Australia, Francia, Germania, Irlanda e Paesi Bassi, è partita nel novembre del 2021 su richiesta del Vaticano e di papa Francesco: alla comunicazione dei risultati finali era presente Hans Zollner, uno degli esperti nominati dal pontefice per studiare il problema della pedofilia nella Chiesa. Il Portogallo è un paese fortemente cattolico, circa l’80% della popolazione si riconosce come tale.
Il 77 per cento degli abusi registrati dalla commissione è stato compiuto da sacerdoti e ha avuto come oggetto in maggioranza bambini fra i 10 e i 14 anni: l’età media delle vittime di abusi è di 11,2 anni, con un quasi totale bilanciamento fra bambini (52 per cento) e bambine (48 per cento). Gli abusi nella maggior parte dei casi si ripetevano per più di una occasione, e per un terzo degli intervistati sono durati oltre un anno. Le aggressioni sessuali accadevano in seminario, in chiesa, durante le confessioni e nella canonica. Le differenze statistiche maggiori rispetto a inchieste simili in altri paesi sono una maggior percentuale di bambine fra le vittime e una maggiore incidenza dei sacerdoti fra gli aggressori.
Il 43 per cento delle vittime di abusi li ha raccontati per la prima volta alla commissione, a decenni di distanza; solo la metà ne aveva parlato con qualcuno in precedenza e appena il 4 per cento del totale si è rivolto alla magistratura. Anche dopo l’inchiesta solo 25 casi sono stati formalmente denunciati, perché la maggior parte dei reati era già in prescrizione.
La comunicazione delle conclusioni è stata accompagnata da alcune testimonianze in forma anonima: sono stati raccontati non solo gli abusi ricorrenti, in situazioni che le famiglie e i ragazzi sentivano come sicure, ma anche il silenzio e l’assenza di azioni da parte delle autorità ecclesiastiche quando gli atti di pedofilia venivano denunciati. Strecht ha sottolineato come gli effetti del trauma durino nella maggior parte dei casi tuttora, ad anni o decenni di distanza.
Il presidente della Conferenza episcopale portoghese, il vescovo José Ornelas, ha detto: «Siamo soddisfatti che questo lavoro difficile e drammatico sia stato compiuto, speriamo che segni un nuovo inizio». Il Papa ha in programma una visita a Lisbona ad agosto: in quella occasione potrebbe incontrare alcune delle vittime.
Nelle conclusioni della commissione sono incluse anche alcune indicazioni per la gestione e la prevenzione della pedofilia nella Chiesa: si suggerisce che i tempi a disposizione per poter denunciare gli abusi vengano ampliati, almeno fino al compimento del trentesimo anno di età delle vittime (attualmente la legislazione portoghese permette di bloccare la prescrizione fino al compimento del 23° anno delle vittime), che vengano istituiti gruppi di sostegno psicologico e che una nuova commissione determini il tipo e l’entità delle compensazioni dovute dagli aggressori e dalla Chiesa. Si sottolinea poi che un effettivo superamento del problema potrà avvenire solo dopo un consapevole riconoscimento dello stesso da parte di tutte le autorità ecclesiastiche e con una piena collaborazione anche a livello legale nei casi di abusi sessuali.
In Italia la Chiesa ha incaricato una commissione indipendente di svolgere un’indagine sugli abusi sessuali, ma relativa solo agli anni 2020 e 2021: elaborata su dati estremamente parziali, ha dato risultati molto deludenti, mostrando una volta di più la forte resistenza della Chiesa italiana ad affrontare il problema.
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