Gli Stati Uniti hanno rimosso una delle sanzioni alla Siria
Per facilitare l'invio di aiuti umanitari al paese colpito dal terremoto hanno sospeso per sei mesi una misura di controllo delle transazioni
Giovedì il dipartimento del Tesoro statunitense ha deciso di sospendere per sei mesi una delle numerose sanzioni internazionali imposte da anni alla Siria per spingere il presidente autoritario Bashar al Assad a risolvere pacificamente la guerra civile, in corso da oltre un decennio. Lo scopo della sospensione è facilitare l’arrivo di aiuti alla popolazione colpita dal gravissimo terremoto avvenuto nella notte tra domenica e lunedì: ha causato la morte di almeno 33mila persone, di cui 3.500 in Siria, ma è una stima provvisoria, perché sono crollati interi edifici e ci sono ancora migliaia di dispersi sotto le macerie.
Le sanzioni americane prevedevano già delle eccezioni per gli aiuti umanitari, ma ora sarà più facile organizzarli. Infatti il dipartimento del Tesoro ha deciso di consentire che tutte le transazioni economiche legate alle iniziative umanitarie non debbano essere approvate da uno specifico ufficio, l’Office of Foreign Assets Control (OFAC), prima di essere eseguite: eventualmente devono essere giustificate solo in seguito in caso di richiesta dell’OFAC.
In pratica significa che le organizzazioni che si stanno occupando degli aiuti e gli enti e le società interessati a donare denaro alle zone colpite non dovranno dimostrare all’OFAC di non stare violando le sanzioni prima di inviare il proprio sostegno.
I problemi legati al terremoto sono particolarmente complicati in Siria, già devastata dalla lunga guerra civile. Il sisma ha colpito in particolare il nordovest del paese, nella regione controllata dai ribelli che si oppongono al regime di Assad. Ora questa parte della Siria, dove centinaia di migliaia di persone sono rimaste senza casa, è difficilmente raggiungibile dato che i percorsi usati negli ultimi anni per aggirare i controlli del governo centrale passavano dal sud della Turchia, attualmente molto danneggiato dal terremoto.
Assad aveva chiesto di poter gestire tutti gli aiuti umanitari diretti in Siria, compresi quelli per il nordovest occupato dai ribelli, e si temeva che avrebbe potuto usarli come arma di ricatto. Venerdì sera i media di stato siriani hanno detto che il governo ha dato il via libera per fare arrivare gli aiuti da tutte le parti del paese. La decisione potrebbe facilitare l’arrivo di aiuti, ma secondo Martin Griffiths, capo dell’ufficio per gli aiuti umanitari e per le emergenze dell’ONU, la notizia va presa con cautela perché per il momento non è stata data l’autorizzazione al trasporto di aiuti nei territori dei ribelli da oltre frontiera, ma solo dal resto del paese.
Attualmente l’unica via di accesso autorizzata dall’estero alla regione di Idlib, controllata dai ribelli, passa dal valico Bab al Hawa tra Siria e Turchia. Gli aiuti dell’ONU arrivano attraverso quel passaggio oppure da Damasco, la capitale siriana. Le Nazioni Unite hanno chiesto alla Siria e ai suoi alleati (tra cui la Russia) di permettere il passaggio anche attraverso un altro punto del confine turco, la frontiera di Bab al Salameh, e attraverso l’Iraq verso le zone controllate dai curdi.
Per quanto riguarda la sospensione di una delle sanzioni da parte degli Stati Uniti, per ora non è chiaro quanto sarà efficace perché le società che gestiscono le transazioni potrebbero comunque rallentarle per paura di violare le altre, che restano in vigore e che né il governo americano né i paesi dell’Unione Europea sembrano al momento intenzionati a rimuovere.
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