E i rigassificatori?
A Piombino le proteste non hanno fermato i lavori e la nave arriverà a metà marzo, mentre a Ravenna il cantiere aprirà a breve
Nei cantieri Keppel di Singapore sono quasi finiti i lavori di allestimento della Golar Tundra, la nave rigassificatrice che tra poche settimane attraccherà nel porto di Piombino, in Toscana. La nave rigassificatrice serve a riportare allo stato gassoso il gas naturale liquefatto, in sigla GNL o LNG, importato via nave senza passare dalla rete dei gasdotti. Oltre a Piombino, il governo ha incaricato SNAM, la società che gestisce la distribuzione del gas in Italia, di costruirne un altro a Ravenna. Grazie a questi due nuovi rigassificatori, l’Italia potrà comprare più gas naturale liquefatto e in questo modo limitare l’acquisto di gas russo dai gasdotti esistenti.
La reazione delle istituzioni e degli abitanti delle due città è stata molto diversa: a Ravenna l’opposizione all’installazione del rigassificatore è stata marginale, mentre a Piombino da quasi un anno l’amministrazione comunale e diversi comitati locali stanno cercando di opporsi in tutti i modi ai piani del governo. Sono state organizzate manifestazioni molto partecipate e sono stati presentati ricorsi al tribunale amministrativo, finora respinti.
Negli ultimi giorni si è tornati a discutere della nave dopo le dichiarazioni del presidente della Toscana, Eugenio Giani, che ha dato qualche aggiornamento sui lavori. Tra le altre cose, Giani ha detto che la nave è stata colorata di blu, come aveva chiesto la soprintendenza durante la conferenza dei servizi dello scorso settembre per limitarne l’impatto sul paesaggio, visto che in origine era completamente nera. La richiesta è stata accolta senza troppi problemi da SNAM.
Si è discusso molto meno, invece, dei lavori in corso per collegare la nave alla rete del gas e del leggero ritardo sui tempi rispetto alle previsioni iniziali: la scorsa estate il governo aveva detto che l’obiettivo era far entrare in funzione il rigassificatore all’inizio dell’anno, al massimo entro aprile, mentre secondo le ultime previsioni inizierà a trattare il gas a partire da maggio.
La Golar Tundra è una FSRU, Floating Storage and Regasification Unit, utilizzabile sia come metaniera, adibita cioè al trasporto di gas liquefatto, sia come impianto di rigassificazione da collocare in un porto per la trasformazione del combustibile da liquido a gas. È lunga 293 metri e larga 40: era stata costruita nel 2015 e la SNAM l’aveva acquistata per 330 milioni di euro dal gruppo Golar Lng Limited, che ha sede a Bermuda.
I rigassificatori vengono definiti onshore se posizionati sulla terraferma, e offshore se installati in mare, collegati alla rete con un piccolo gasdotto. A Piombino si è scelta una soluzione ibrida, con una nave attraccata al porto, principalmente per via dei tempi ristretti. La nave sarà ancorata accanto alla banchina est del porto, realizzata per l’approdo e lo smontaggio del relitto della Costa Concordia, poi dirottato a Genova. La Golar Tundra può lavorare fino a 5 miliardi di metri cubi all’anno, almeno 2 miliardi nel 2023 considerato l’avvio a maggio.
A novembre sono iniziati i lavori per posare 8 chilometri di tubi che collegheranno la nave al punto di allaccio alla rete nazionale del gas. Nel cantiere sono al lavoro circa 450 persone di 21 aziende. Secondo gli ultimi aggiornamenti, è stata completata poco meno della metà dei lavori. Sulla banchina est sono quasi pronte le fondazioni di una torre alta 25 metri che sorreggerà le condutture di collegamento tra la nave e la rete del gas sulla terraferma. «I lavori e il posizionamento delle tubature stanno avvenendo in assoluta sicurezza, con opere di alta ingegneria», ha detto Giani durante un sopralluogo alla fine di gennaio.
Le principali preoccupazioni degli abitanti riguardano proprio la sicurezza, in particolare quella relativa alle manovre delle metaniere che arriveranno in porto per rifornire il rigassificatore di GNL, la compatibilità con il traffico di traghetti che collegano Piombino con l’isola d’Elba e la Sardegna e l’utilizzo dell’ipoclorito di sodio, una sostanza che serve a mantenere gli impianti puliti dai residui del gas. Negli ultimi mesi SNAM ha cercato, invano, di rassicurare la popolazione in merito a tutte le segnalazioni. «È un’attività iper-testata, iper-sicura, iper-controllata», ha detto Elio Ruggeri, amministratore di SNAM FSRU Italia e responsabile del progetto. «Non ci sono rischi non controllati né per l’ambiente, né per il territorio, né tanto meno per la popolazione, altrimenti non lo avremmo neanche proposto».
Anche il ricorso al tribunale amministrativo presentato dal sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, chiede maggiori garanzie legate alla sicurezza. Ferrari, esponente di Fratelli d’Italia, ha quindi presentato un ricorso contro una decisione del governo guidato dal suo stesso partito. Il 22 dicembre scorso i giudici hanno respinto la richiesta di sospensione urgente dei lavori presentata dall’amministrazione: la questione sarà discussa in una nuova udienza il prossimo 8 marzo, ma nel frattempo i cantieri sono andati avanti. La nave dovrebbe arrivare a Piombino intorno alla metà di marzo.
A Ravenna, invece, non sono ancora iniziati i lavori per l’installazione della nave rigassificatrice, la BW Singapore acquistata sempre da SNAM: il cantiere dovrebbe essere aperto a breve. A differenza di Piombino, a Ravenna la nave sarà installata sulla piattaforma Petra, in mare, a 8,5 chilometri dalla costa. Una conduttura porterà il gas sulla terraferma per collegarsi alla rete nazionale del gas, ma rispetto alle previsioni iniziali non attraverserà la pineta in località Punta Marina. Altre modifiche al progetto sono state chieste per assicurare maggiore sicurezza in caso di mareggiate.
I lavori dovrebbero concludersi entro la prima metà del 2024, circa un anno dopo rispetto all’entrata in funzione del rigassificatore di Piombino. Negli ultimi mesi è stata ipotizzata la costruzione di un secondo collegamento alla rete del gas per installare a Ravenna anche la Golar Tundra utilizzata a Piombino. Non subito, ma tra tre anni, al termine del periodo concesso dalla Regione Toscana per sfruttare la banchina del porto di Piombino.
La destinazione della nave al termine dei tre anni doveva essere decisa entro l’inizio di dicembre, tuttavia lo scorso 9 dicembre il presidente Giani aveva concesso altri 100 giorni a SNAM per studiare una soluzione definitiva. Si attende una risposta entro la terza settimana di marzo. Al momento, però, non sembrano esserci novità sull’ipotesi di installare una seconda nave rigassificatrice a Ravenna.
I rigassificatori di Piombino e Ravenna si aggiungeranno agli altri tre già attivi. Il più grande è il Terminale GNL Adriatico ed è un impianto offshore: un’isola artificiale che si trova in mare al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo, e ha una capacità di produzione annuale di 8 miliardi di metri cubi di gas. Anche nel mar Tirreno, al largo della costa tra Livorno e Pisa, c’è un rigassificatore offshore: è una nave metaniera che è stata modificata e ancorata in modo permanente al fondale, e immette gas in rete dal 2013. Ha una capacità di trattamento annuale di 3,75 miliardi di metri cubi. Il terzo rigassificatore in funzione è invece una struttura onshore, cioè sulla terraferma, si trova a Panigaglia, in provincia di La Spezia, e ha una capacità di trattamento di 3,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
Nel 2022 l’Italia ha consumato 68,5 miliardi di metri cubi di gas, il 9,8 per cento in meno rispetto all’anno precedente. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il governo ha acquistato sempre meno gas russo, come si può osservare dal grafico. In totale sono stati importati dalla Russia quasi 14 miliardi di metri cubi di gas contro i 29 miliardi importati nel 2021.
Nel 2022 i tre rigassificatori attivi hanno ricevuto molto più gas rispetto al passato: il GNL infatti è una delle soluzioni più immediate per diversificare gli approvvigionamenti in tempi brevi. Alla Spezia sono arrivati 2,2 miliardi di metri cubi di gas, il 112 per cento in più rispetto al 2021. A Livorno quasi 3,8 miliardi di metri cubi, il 167 per cento in più, mentre a Porto Viro il 14 per cento in più per un totale di 8,2 miliardi di metri cubi.