Guida alle regionali in Lombardia
Fontana, Majorino e Moratti sono i tre principali candidati, PD e M5S si presentano insieme, e c'è un netto favorito
Domani e lunedì si voterà in Lombardia per rinnovare il consiglio regionale ed eleggere il nuovo o la nuova presidente della Regione. I candidati sono quattro: il presidente uscente Attilio Fontana, per la destra, Pierfrancesco Majorino per il centrosinistra, Letizia Moratti per i centristi di Azione e Italia Viva e Mara Ghidorzi per Unione Popolare.
In Lombardia, le elezioni non prevedono ballottaggi: vincerà dunque il candidato o la candidata che avrà ottenuto la maggioranza relativa dei voti. È previsto un premio di maggioranza del 55 per cento (44 seggi sugli 80 che compongono il consiglio e di cui il presidente fa parte di diritto) se la coalizione vincente ottiene meno del 40 per cento dei voti. Il premio di maggioranza sale al 60 per cento (48 seggi) se la coalizione vincente ottiene invece più del 40 per cento. In nessun caso, comunque, la coalizione vincente può avere più del 70 per cento dei seggi. La soglia di sbarramento per le liste che si presentano da sole è del 3 per cento, ma non c’è soglia per le liste che sostengono un candidato che prende almeno il 5 per cento dei voti.
I seggi saranno aperti domenica 12 febbraio dalle 7 alle 23 e lunedì 13 febbraio dalle 7 alle 15. Per andare a votare sarà necessario portare la propria tessera elettorale e un documento di identità. In Lombardia è possibile il cosiddetto “voto disgiunto”, cioè la possibilità di esprimere la preferenza per un certo candidato e contemporaneamente per una lista che non lo sostiene (per esempio, si può votare una lista a sostegno di Moratti, pur scegliendo come candidato Majorino). Si possono poi dare fino a due preferenze, ma perché siano valide entrambe devono essere un candidato e una candidata. Non è cioè possibile scegliere due candidati uomini, o due donne, della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza.
Secondo i sondaggi Attilio Fontana, della Lega, è il favorito: è il presidente uscente ed è sostenuto dalla coalizione di destra che attualmente sta governando il paese. Oltre al suo partito, quindi, è appoggiato da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi Moderati. Fontana ha 70 anni, è avvocato, e prima di diventare presidente della Lombardia (nel 2018) era stato soprattutto un amministratore locale.
I suoi cinque anni alla presidenza della Regione sono stati piuttosto complicati, soprattutto perché nel mezzo la Lombardia è stata uno dei posti al mondo più colpiti dalla pandemia: erano state proprio la cattiva gestione dell’emergenza sanitaria e le molte critiche ricevute da Fontana e dal suo assessore alla Sanità Giulio Gallera ad aprire la strada al ritorno in politica di Letizia Moratti, che all’inizio del 2021 aveva preso il posto di Gallera.
Dopo aver sperato in una candidatura col sostegno della destra, a novembre del 2022 Moratti si era dimessa dalla giunta lombarda, quando era ormai diventato chiaro che la coalizione avrebbe sostenuto la ricandidatura di Fontana. Ufficialmente Moratti aveva motivato le dimissioni con la decisione del governo di Giorgia Meloni di reintegrare al lavoro, due mesi prima del previsto, il personale sanitario non vaccinato.
Pochi giorni dopo Moratti aveva annunciato la sua candidatura, che è sostenuta soprattutto dall’alleanza dei partiti di centro Azione e Italia Viva (quella che si fa chiamare anche “Terzo Polo”). Moratti ha 73 anni e una lunga carriera da dirigente d’azienda e da politica nel centrodestra: è stata presidente della Rai dal 1994 al 1996, ministra dell’Istruzione nei governi di Silvio Berlusconi dal 2001 al 2006 e sindaca di Milano dal 2006 al 2011 (eletta con il sostegno di una coalizione di partiti di destra e centrodestra). Dopo aver tentato una rielezione a Milano nel 2011 ed essere stata sconfitta da Giuliano Pisapia, Moratti era sostanzialmente uscita dalla politica per dieci anni, prima di tornare da assessora alla Sanità nella giunta di Fontana.
– Leggi anche: Letizia Moratti sta cercando voti a destra e a sinistra
Un altro candidato è Pierfrancesco Majorino, europarlamentare e storico leader dell’ala sinistra del Partito Democratico (PD) milanese. È sostenuto anche dagli altri alleati del PD a livello nazionale, cioè l’alleanza Verdi-Sinistra, e soprattutto dal Movimento 5 Stelle, che ha deciso di unirsi alla coalizione dopo alcune settimane di trattative. I radicali di +Europa, alleati del PD alle ultime politiche, hanno invece deciso di non presentare una propria lista in polemica con la decisione di allearsi con il M5S, ma i suoi esponenti più importanti si candideranno nella lista di Majorino.
Majorino ha 49 anni e fu eletto in consiglio comunale a Milano per la prima volta nel 2006, diventando due anni dopo capogruppo del PD e sostanzialmente capo dell’opposizione proprio durante la giunta di Moratti. Nel 2011 entrò nella giunta milanese e venne nominato assessore alle Politiche sociali: mantenne l’incarico fino al 2019, quando si dimise per passare al parlamento europeo.
L’ultima candidata è Mara Ghidorzi ed è sostenuta da Unione Popolare, il movimento di sinistra radicale fondato nel 2022 dall’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Ha 41 anni, è sociologa e ricercatrice.
La campagna elettorale è stata molto breve e, secondo praticamente chiunque, anche poco entusiasmante. I tentativi di Moratti di raccogliere voti a destra e sinistra sono stati tra gli aspetti più raccontati, mentre per quanto riguarda i temi della campagna elettorale sono stati citati soprattutto l’energia, l’ambiente, l’autonomia, la sicurezza sul lavoro, le imprese, l’istruzione e la sanità. I leader politici nazionali dei vari partiti a sostegno dei candidati e delle candidate hanno partecipato attivamente, soprattutto nei giorni di chiusura della campagna.
La Lombardia è governata ininterrottamente dal centrodestra da quasi trent’anni e nella regione la destra ha già vinto ampiamente alle elezioni politiche di fine settembre: i pochi mesi trascorsi da quel voto e una campagna elettorale piuttosto breve per la Lombardia sono da considerare come fattori a vantaggio di Fontana. Nel 2018 Fontana stravinse con il 49,75 per cento dei voti, davanti a Giorgio Gori del centrosinistra che prese poco più del 29 per cento.
Secondo i sondaggi fatti nelle ultime settimane, anche se con percentuali variabili, Fontana risulterebbe di nuovo il più votato. Al secondo posto ci sarebbe Majorino.
Il sondaggio di Quorum per Sky TG24, realizzato a fine gennaio, dice che Fontana arriverebbe quasi al 50 per cento dei voti, con circa 14 punti di vantaggio su Majorino.
Per il sondaggio Ipsos, sempre di fine gennaio, Fontana sarebbe in vantaggio su Majorino di undici punti: Fontana è dato al 45 per cento, Majorino al 33,8, Moratti al 19 e Ghidorzi al 2,2.
Quanto alle liste, secondo Ipsos, Fratelli d’Italia arriverebbe quasi a doppiare la Lega e il PD resterebbe sotto al 20 per cento: Fratelli d’Italia è dato al 24,9 per cento e la Lega al 13,4. Se la situazione venisse confermata, i rapporti di forza tra i partiti in consiglio regionale cambierebbero dunque in modo sostanziale: oggi il primo partito della coalizione di destra è di gran lunga Fratelli d’Italia, mentre cinque anni fa era la Lega. Sempre secondo lo stesso sondaggio il Partito Democratico risulta al 18,4, il Movimento 5 Stelle all’8,1, Azione-Italia Viva al 7,5 e Forza Italia al 6,5.
Tutti i sondaggi ipotizzano infine un’affluenza molto bassa, tra il 50 e il 65 per cento a seconda degli istituti. Alle regionali del 2018 l’affluenza fu di poco superiore al 73 per cento, ma si votava anche per le politiche.