Il problema dell’incontrollato sviluppo edilizio in Turchia
Ha prodotto case fragili e non adeguate alle norme antisismiche, ma è stato tollerato dal governo che anzi ne ha beneficiato
Negli scorsi giorni, dopo il terribile terremoto avvenuto in Turchia e Siria, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato molto criticato principalmente per due ragioni. La prima è stata la lentezza dei soccorsi, che ancora dopo alcuni giorni stanno mostrando una certa inefficienza. La seconda ha riguardato invece l’incapacità (o la non volontà) mostrata negli ultimi vent’anni dal suo governo nell’adeguare le case, i condomini e gli edifici pubblici alle norme di sicurezza necessarie a un paese in cui i terremoti sono forti e frequenti. Al contrario, il parlamento turco in cui Erdogan e i suoi alleati hanno sempre dominato ha più volte approvato condoni edilizi per mettere in regola edifici abusivi, e la legislazione antisismica è stata adeguata agli standard più moderni soltanto nel 2018.
A queste accuse si aggiungono poi quelle (non rivolte direttamente a Erdogan) di corruzione e di negligenza: molti degli edifici crollati a causa del terremoto erano stati costruiti nei decenni passati, e quindi non rispettavano le norme antisismiche, ma ne sono crollati anche molti costruiti negli ultimi anni, quando le regole edilizie turche prevedevano standard rigorosi.
Questi enormi problemi hanno alcune cause puntuali, come i ritardi nella legislazione antisismica, le decisioni politiche di approvare i condoni e la negligenza o eventualmente la corruzione delle aziende di costruzione che hanno realizzato i palazzi crollati. Ma si inseriscono anche in un contesto più ampio, in cui l’economia turca negli ultimi decenni è stata sospinta da un grande sviluppo edilizio, che è stato il motore della crescita economica turca e ha avuto un ruolo nei successi politici di Erdogan, ma è stato al tempo stesso incontrollato e speculativo.
Per dare l’idea di quanto poco le cose siano cambiate, basti pensare che accuse molto simili a quelle che oggi sono fatte a Erdogan furono fatte contro l’allora governo turco nel 1999, quando un terremoto devastante uccise quasi 18 mila persone poco a est di Istanbul. Il giorno dopo, il giornale turco Hürriyet titolò in prima pagina: «Assassini! Ancora una volta edifici marci, ancora una volta ladri, ancora una volta costruttori senza scrupoli». (Oggi Hürriyet è di proprietà di un gruppo industriale molto vicino a Erdogan, e non fa più titoli aggressivi contro il governo).
Ventiquattro anni fa, come oggi, il governo turco fu accusato di non aver fatto abbastanza per mettere in sicurezza gli edifici turchi in un’area notoriamente sismica. Erdogan era all’opposizione, e il fallimento del governo contribuì al successo suo e del suo partito, l’AKP. Erdogan fu eletto primo ministro pochi anni dopo, nel 2003, promettendo tra le altre cose nuove e più rigide regole antisismiche e di mettere a norma l’edilizia fatiscente di molte regioni. Da allora è sempre rimasto al potere, fino al 2014 come primo ministro e poi come presidente.
Il governo di Erdogan non è stato del tutto immobile. Sostiene, tra le altre cose, di aver rafforzato strutturalmente oltre 3 milioni di abitazioni negli scorsi 20 anni, e ha effettivamente reso più stringenti le norme antisismiche, benché in ritardo. Ma non è stato sufficiente.
A indebolire ogni tentativo di mettere a norma gli edifici turchi hanno contribuito i numerosi condoni approvati negli anni dal parlamento turco: i condoni sono ovviamente molto popolari, e sono stati approvati spesso in prossimità di elezioni. L’ultimo condono risale al 2018 e permetteva ai costruttori di pagare una multa per evitare di dover mettere a norma i propri edifici secondo gli standard di sicurezza in vigore. I costruttori che pagarono la multa furono tantissimi, e l’agenzia governativa che si occupa della sicurezza edilizia stimò che circa la metà degli edifici in Turchia (13 milioni di appartamenti) non fosse a norma. Inoltre il fatto che siano crollati anche molti edifici costruiti negli ultimi anni mostra come le negligenze nella costruzione siano proseguite anche di recente, nonostante la legislazione antisismica più stringente.
La ragione principale per cui le amministrazioni turche a ogni livello sono state sempre molto indulgenti nei confronti del settore edilizio e delle sue negligenze è che il grande sviluppo edilizio è stato il grande motore della crescita economica della Turchia negli ultimi decenni.
Questa non è una caratteristica soltanto turca, ovviamente. Il settore immobiliare è uno dei fondamenti della crescita economica di ogni paese, così come delle sue crisi: basti pensare che la grande crisi finanziaria mondiale del 2007–2008 cominciò dopo lo scoppio di una bolla immobiliare negli Stati Uniti. Nei paesi in via di sviluppo, inoltre, il settore edilizio viene spesso usato come strumento di crescita rapida e facile, perché ha il beneficio sia di aumentare il PIL di un paese sia di generare ricchezza personale e stabilità sociale per le persone che comprano o affittano una casa nuova. Per questo, la crescita del settore edilizio nei paesi in via di sviluppo è spesso tumultuosa e incontrollata, poco rispettosa delle normative ambientali, urbanistiche e di sicurezza.
Un esempio enorme e recente di questi fenomeni è la Cina, dove il settore immobiliare ha un grosso peso sulla crescita economica. Nel 2008, nella provincia cinese del Sichuan ci fu un terribile terremoto di magnitudo 7.9, che provocò quasi 70 mila morti. Anche allora ci furono enormi polemiche sulla terribile situazione degli edifici e sul fatto che il governo centrale non aveva fatto abbastanza per la prevenzione dei danni.
In Turchia questi fenomeni si sono espressi in maniera molto decisa. Nel 2016, per esempio, il settimanale Economist notava come la speculazione edilizia in Turchia fosse fuori controllo: tra il 2012 e il 2014 la percentuale dei prestiti bancari destinata alla costruzione edilizia era passata da meno del 50 per cento a più del 70, provocando anche casi di abusivismo.
Il governo di Erdogan ha per molti versi favorito questi fenomeni. Per esempio ha trasformato TOKI, l’agenzia statale per l’edilizia popolare, in un ente che opera attraverso partnership con i costruttori privati. Il risultato è stato che spesso, pur di avviare i lavori e su pressione dei costruttori, le autorizzazioni per la costruzione di nuovi edifici venivano concesse alla leggera. «C’è un ciclo: io ti metto a disposizione terreno pubblico, tu costruisci, e poi condividiamo i benefici. È un ottimo modo per favorire i propri amici», diceva nel 2014 all’Economist un economista turco.
In questi processi ha avuto un ruolo anche la corruzione. Le grandi imprese di sviluppo immobiliare sono tra le più potenti e ricche della Turchia, e sono state coinvolte in numerosi scandali. Alcuni di questi hanno lambito anche persone molto vicine a Erdogan, pur senza concludersi in condanne.