Il rugbista atipico che l’Italia stava aspettando
Ange Capuozzo, con un fisico ben più esile di molti suoi colleghi, era uno sconosciuto fino all'ultimo Sei Nazioni: oggi è uno dei simboli della nuova Nazionale
di Pietro Cabrio
Domenica la Nazionale maschile di rugby gioca a Londra contro l’Inghilterra la sua seconda partita nel torneo Sei Nazioni. A Twickenham, lo stadio del rugby inglese, l’Italia non ha mai vinto, e non ha mai vinto nemmeno contro l’Inghilterra, che però ora è in difficoltà e viene da una sconfitta subita proprio in casa, per giunta contro la Scozia.
Nell’esordio di domenica scorsa contro la Francia, l’Italia ha tenuto testa alla miglior nazionale al mondo, che l’anno scorso vinse il torneo senza mai perdere. È stata battuta 29-24 soltanto nel finale, ma la prestazione è stata incoraggiante: si è vista soprattutto la determinazione della nuova generazione di giocatori che da circa un anno ha iniziato ad affermarsi con risultati e prestazioni che non si vedevano da tempo.
In questa nuova generazione c’è soprattutto Ange Capuozzo, che al Sei Nazioni dell’anno scorso, da sconosciuto, prima segnò due mete all’esordio e poi fece partire l’azione da cui nacque la prima vittoria italiana in sette anni.
Da allora Capuozzo è diventato il simbolo di questa nuova Italia, anche per quel suo aspetto non propriamente da rugbista e per quel suo modo di muoversi tra gli avversari che ricorda molto un grande giocatore del passato, Ivan Francescato, che nel 1999 morì all’improvviso mentre era all’apice della carriera dopo aver portato l’Italia del rugby nel Sei Nazioni.
Capuozzo è alto 1 metro e 77 centimetri, pesa appena 80 chili, non ha una muscolatura appariscente e dimostra meno dei suoi quasi 24 anni. Nel rugby di oggi è raro trovare un giocatore così: ce ne sono altri della sua statura, ad esempio Antoine Dupont, eletto miglior giocatore al mondo nella passata stagione, che è pure più basso di qualche centimetro, ma pesa quasi 90 chili e ha spalle e braccia che si fanno notare.
Queste caratteristiche furono uno svantaggio per Capuozzo in età adolescenziale e rischiarono di allontanarlo dal rugby, soprattutto in anni come questi in cui si premia soprattutto la stazza, anche tra i più giovani. Ora invece sono il suo punto di forza e hanno creato intorno a lui un sostegno che in Italia non si vedeva da anni, dopo i ritiri di giocatori amati come Sergio Parisse e Martin Castrogiovanni.
L’Italia lo scoprì per caso nel 2019 durante una partita amichevole tra la Nazionale Under 20 e il Grenoble, la squadra per cui Capuozzo giocava, essendo nato in quella zona del Sud della Francia da una famiglia di origine italiane: i suoi nonni paterni erano immigrati napoletani. Dopo quella partita lui stesso si offrì di giocare con l’Italia e venne aggregato grazie alle sue origini paterne, venendo subito convocato per i Mondiali giovanili in Argentina.
Per sua stessa ammissione, il passaggio all’Italia fu la prima svolta nella sua carriera, perché gli diede lo stimolo per continuare a provare a diventare un professionista. In quel periodo passò poi dal ruolo di mediano di mischia a quello di estremo, o all’occorrenza ala, in modo da sfruttare pienamente il suo senso del gioco e le sue migliori caratteristiche atletiche: velocità esplosiva e agilità nello stretto. Nella nuova posizione fu il miglior marcatore della seconda divisione francese.
Poi arrivò il Sei Nazioni del 2022. Capuozzo esordì alla penultima partita contro la Scozia. Durante gli inni sembrò uno dei più emozionati. Entrò a secondo tempo iniziato e in mezzora segnò due mete che resero la sconfitta meno pesante, entrambe a modo suo: dopo aver ricevuto palla nello stretto, facendo lo slalom tra gli avversari per poi tuffarsi dentro l’area di meta.
Dopo aver avuto un impatto notevole già al suo esordio, una settimana dopo a Cardiff, nell’ultima partita contro il Galles, da una sua iniziativa personale con il solito slalom tra avversari partì l’azione decisiva per il ritorno alla vittoria dell’Italia al Sei Nazioni dopo 36 sconfitte di fila. Trovò un buco nella difesa gallese che favorì la meta e quindi il calcio di trasformazione che diedero i punti decisivi nei secondi finali.
Fu nominato miglior giocatore di quella giornata del torneo e il video della sua azione circolò per settimane. Poco dopo il Tolosa, la grande squadra francese allora campione d’Europa in carica, ne approfittò per acquistarlo dal Grenoble.
Da un anno a questa parte, quando torna a giocare con l’Italia riesce ad essere sempre decisivo e un pericolo costante per le difese avversarie. Lo scorso 12 novembre ha segnato due mete nella prima vittoria di sempre dell’Italia contro l’Australia: due accelerazioni negli ultimi 22 metri di campo che hanno lasciato sul posto gli avversari. Una settimana dopo l’Italia ha perso nettamente 63-21 a Genova contro i campioni in carica del Sudafrica, ma nonostante questo Capuozzo è riuscito a segnare un’altra meta delle sue.
A fine anno l’impatto avuto nelle sue prime partite con l’Italia gli è valso il premio di rivelazione dell’anno della World Rugby, la Federazione mondiale. Oggi Capuozzo è uno dei tre giocatori più simbolici della Nazionale, insieme al capitano Michele Lamaro e al mediano d’apertura Paolo Garbisi, tutti sotto i 24 anni. Loro tre in particolare rappresentano bene il rinnovato entusiasmo che c’è per la squadra e l’ambizione di ottenere nuovi risultati. Capuozzo intanto ha già lasciato il segno in questo Sei Nazioni, segnando l’unica meta italiana contro la Francia, e ora tutti aspettano di vederne altre.
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