Sta per cominciare il processo per l’omicidio di Saman Abbas
Anche se il padre, uno dei principali imputati, non è ancora stato estradato dal Pakistan
Venerdì a Reggio Emilia inizierà il processo per la morte di Saman Abbas, la ragazza 18enne di origine pakistana residente a Novellara che scomparve tra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 2021 e il cui corpo è stato ritrovato il 29 novembre 2022 in un casolare diroccato. Gli imputati sono cinque, accusati dalla procura di Reggio Emilia di omicidio e occultamento di cadavere. Hasnain, lo zio della ragazza, e due suoi cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, sono detenuti in Italia: furono arrestati in Spagna e Francia ed estradati dopo poche settimane.
Gli altri due imputati non saranno presenti in aula perché non sono in Italia: Nazia Shaheen, madre di Saman Abbas, tuttora latitante, e Shabbar Abbas, arrestato in Pakistan, attualmente in carcere a Islamabad ma ancora non estradato in Italia. Le udienze che avrebbero dovuto decidere sull’estradizione, compresa l’ultima, il 7 febbraio, si sono sempre concluse con un rinvio. Non esiste, tra Italia e Pakistan, un cosiddetto trattato di estradizione, cioè un accordo bilaterale, come esiste tra molti paesi del mondo, che fissi preliminarmente le regole da seguire per l’estradizione rendendo così le procedure più snelle e veloci.
L’avvocato di Shabbar Abbas ha definito la documentazione arrivata dall’Italia con la richiesta di estradizione presentata dal ministero della Giustizia «non affidabile». Il giudice di Islamabad che deve prendere la decisione ha rinviato l’udienza al 14 febbraio e ha chiesto all’avvocato dell’uomo di motivare, per quella data, le sue affermazioni sulla correttezza della richiesta italiana. Il giudice ha anche rimandato la decisione su un’eventuale scarcerazione di Abbas. Nel settembre scorso, l’ambasciata pakistana in Italia aveva emesso una nota ufficiale:
La richiesta di estradizione avanzata da parte del Governo italiano nei confronti dei genitori di Saman Abbas è stata approvata in linea di principio ed è in corso. Al momento, la procedura, da parte nostra, in base al quadro giuridico pakistano, è in fase di completamento. Le autorità di entrambi i Paesi sono in stretta collaborazione sulla questione.
Intervistato, l’ambasciatore pakistano in Italia Ali Javed aveva detto: «Anche per la legge pakistana i matrimoni forzati sono vietati, ma ogni giorno c’è la possibilità che vengano commessi dei crimini (…) c’è una grande incomprensione su molti aspetti riguardanti il Pakistan. Ma ci sono molte comunanze tra i nostri popoli».
Secondo l’ipotesi della procura di Reggio Emilia, Saman Abbas fu uccisa perché rifiutava un matrimonio combinato con un uomo residente in Pakistan. L’estradizione è in genere condizionata al requisito della cosiddetta doppia incriminazione: il fatto commesso deve essere considerato reato e punibile dalla giurisdizione di entrambi i paesi coinvolti.
Per capire come si è arrivati al processo che inizierà venerdì vale la pena di riassumere la vicenda.
Come detto, Saman Abbas scomparve da Novellara alla fine di aprile del 2021. Inizialmente la scomparsa venne trattata dalle forze di polizia come una possibile fuga o un sequestro. I carabinieri scoprirono però che il dicembre precedente la ragazza si era opposta al tentativo dei genitori di organizzare un matrimonio combinato con un suo cugino in Pakistan e per questo motivo aveva denunciato i genitori alla polizia. Da allora era stata ospite di una struttura gestita dai servizi sociali nel bolognese.
L’11 aprile aveva deciso di lasciare la comunità educativa per tornare a casa dei genitori, forse per chiedere di riavere i suoi documenti. Il 5 maggio, quando i carabinieri erano andati a casa di Abbas per concordare una nuova sistemazione con i servizi sociali, non avevano però trovato nessuno. Tutta la famiglia era partita tranne il fratello piccolo di Saman, affidato a conoscenti. È proprio attraverso il racconto del fratello, l’acquisizione dei video di sorveglianza dell’azienda agricola in cui lavorava il padre della ragazza e in cui si trova la casa dove viveva la famiglia, e il racconto del fidanzato della ragazza, Saqib Ayub, osteggiato dai genitori e dagli altri parenti, che gli investigatori si sono convinti dell’omicidio della ragazza. Un video del 29 aprile alle 19:15 mostra lo zio e i due cugini della ragazza andare verso i campi con una pala e un piede di porco.
Il padre di Saman Abbas, contattato dal Resto del Carlino, dopo aver lasciato l’Italia disse che la figlia si trovava in Belgio. Dopo aver avviato le ricerche, la polizia belga comunicò alla procura di Reggio Emilia di non aver trovato nessun riscontro a quelle affermazioni. Gli inquirenti si erano intanto convinti, in base alle prime risultanze investigative, che Saman Abbas fosse stata uccisa da membri della sua famiglia.
Venne quindi aperto un procedimento per omicidio ed emesso un provvedimento di custodia cautelare nei confronti dei genitori della ragazza, dello zio e di due cugini. Uno dei due cugini, Ikram Ijaz, venne catturato a Nimes, in Francia, il 21 maggio ed estradato in Italia venti giorni dopo. Il 21 settembre fu arrestato lo zio di Saman Abbas, Danish Hasnain, a Garges-lès-Gonesse, un comune poco distante da Parigi. Anche lui è stato estradato in Italia. Il 14 febbraio 2022, a Barcellona, è stato invece arrestato il secondo cugino, Nomanulhaq Nomanulhaq. Anche lui ora si trova in Italia.
Nel luglio del 2021 i nomi dei genitori erano stati inseriti nell’elenco delle persone ricercate dall’Interpol. Il 15 novembre 2022, Shabbar Abbas è stato arrestato in Pakistan, nella regione orientale del Punjab. Due mesi prima l’Ansa aveva pubblicato il resoconto di una telefonata messa agli atti del processo in cui l’uomo confessava l’omicidio della figlia, motivato dal rifiuto di quest’ultima di sposare un cugino in Pakistan a cui era stata promessa in sposa.
Il 19 novembre, in seguito a indicazioni dello zio di Saman Abbas, Danish Hasnain, venne ritrovato in un casolare nella campagna di Novellara un cadavere, recuperato il 29 novembre e portato a Milano per l’autopsia. Il 4 gennaio 2023 gli esami hanno confermato che si tratta del cadavere di Saman Abbas. Durante l’autopsia è stata riscontrata una frattura al collo, compatibile con un possibile strangolamento.
Lo zio di Saman Abbas, interrogato dagli inquirenti, ha detto che a uccidere la ragazza sarebbe stato il padre, Shabbar Abbas. Secondo il racconto di Hasnain, la notte del 30 aprile verso le 22:30 ricevette sul suo telefono numerose telefonate di Shabbar Abbas a cui non rispose perché pensava che fosse ubriaco e che volesse litigare. Più tardi venne svegliato dai nipoti Nomanulaq Nomanulaq e Ikram Ijaz che gli dissero di andare a casa Abbas perché era successo qualcosa di grave. Una volta arrivato, Danish Hasnain avrebbe visto il cadavere della ragazza. Hasnain ha raccontato cosa sarebbe successo dopo:
All’interno della casa abbandonata c’era già la pala per scavare il buco, a me chiedevano di accompagnarli per aiutarli a scavare per nascondere il corpo. Mi chiedevano di scavare un po’ anche io, iniziavo a scavare, ma non riuscivo a farlo perché stavo male. Per il dispiacere piangevo e loro cercavano di consolarmi. A questo punto mi sono allontanato perché non riuscivo a guardare mentre la seppellivano.
Shabbar Abbas non ha finora fornito una sua versione. Nell’udienza del 24 gennaio a Islamabad, all’uomo era stata offerta l’assistenza gratuita di un avvocato da parte dell’Italia. Gli era stato presentato un documento in lingua italiana, inglese e urdu, ma l’uomo aveva rifiutato di firmarlo. Già in quell’occasione il suo avvocato, Akhtar Mehmood, aveva parlato, riferendosi ai documenti giunti dall’Italia, di «prove non affidabili e inammissibili».
Al processo sono state ammesse come parti civili il fratello di Saman Abbas, il comune di Novellara, l’Unione dei comuni della Bassa reggiana, l’associazione Penelope per l’Emilia-Romagna (associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse), l’Unione delle comunità islamiche in Italia e il fidanzato di Saman Abbas, Saqib Ayub.