Il terremoto al confine tra Turchia e Siria
È avvenuto nella notte tra domenica e lunedì: sono morte migliaia di persone e ci sono migliaia di feriti e dispersi
Nella notte tra domenica e lunedì c’è stato un forte terremoto, di magnitudo 7.8, tra il sud della Turchia e il nord della Siria. Sono morte almeno 4.300 persone: è una stima ancora provvisoria, dal momento che ci sono migliaia di feriti e dispersi sotto le macerie. Dopo il primo terremoto ci sono state numerose repliche (cioè successivi eventi sismici, di entità inferiore al primo): una è stata particolarmente forte, di magnitudo 7.5, ed è avvenuta intorno alle 11:30 italiane (le 13:30 in Turchia), aggravando ulteriormente i danni. Sono crollati migliaia di edifici in decine di città.
L’epicentro del primo terremoto è stato poco a nord della città di Gaziantep, nella Turchia meridionale, a circa 90 chilometri dal confine siriano. Le città colpite e in cui sono crollati edifici sono comprese in un’area vasta, che va dalle città siriane di Aleppo e Hama, a nord-ovest del paese, fino alla turca Diyarbakir, oltre 330 chilometri a nord-est. Il terremoto è stato sentito anche a Cipro, in Libano e in Israele.
Diversi paesi hanno offerto aiuti a Turchia e Siria: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di aver ricevuto offerte di sostegno da 45 paesi. L’Unione Europea in particolare ha inviato squadre di soccorso in Turchia attraverso il “meccanismo dell’Unione Europea per la protezione civile”, uno strumento nato nel 2001 che si attiva per le emergenze. Secondo Erdogan per la Turchia è il peggior disastro dal 1939, quando un terremoto causò la morte di 33mila persone nell’est del paese.
Tra le altre cose, il terremoto aveva anche portato la Protezione Civile italiana a emettere un allarme per un possibile maremoto sulle coste di Sicilia, Calabria e Puglia. Nelle stesse zone, a partire dalle 6 e 30 di lunedì mattina, Trenitalia aveva interrotto la circolazione ferroviaria, a scopo cautelativo. L’allarme è poi stato revocato, e la circolazione ferroviaria è ripresa.
La zona della Siria colpita dal terremoto, a nord, è controllata in parte dai ribelli che resistono al regime del presidente Bashar al Assad: a causa della guerra civile è abitata da circa 4 milioni di persone sfollate da altre parti del paese per sfuggire al regime, che vivono spesso in case fatiscenti e particolarmente precarie, dove l’assistenza sanitaria è molto carente.
Da queste zone è anche più difficile ottenere informazioni ufficiali: finora sono state dichiarate morte diverse centinaia di persone dai Caschi bianchi, un’organizzazione di volontari di difesa civile che opera nelle parti della Siria sotto il controllo dei ribelli, e che in queste ore ha svolto la maggior parte delle operazioni di soccorso. Nelle zone siriane controllate dal governo di Assad invece le comunicazioni sono arrivate in via ufficiale dal ministro della Salute: in tutto in Siria sono stati dichiarati oltre 1.400 morti e migliaia di feriti.
In Turchia l’agenzia nazionale per le emergenze ha dichiarato oltre 2.900 morti e migliaia di persone ferite. È stato anche stimato che siano crollati circa 3.500 edifici. Il vicepresidente, Fuat Oktay, ha annunciato la chiusura delle scuole in tutta la zona colpita per almeno una settimana. Sono stati sospesi i voli da e per l’aeroporto della provincia di Hatay, che si trova tra le città di Antiochia e Alessandretta, e per quelli di Adana e Gaziantep.
Tra le persone disperse in Turchia c’era anche il calciatore ghanese Christian Atsu, dell’Hatayspor, che ha giocato in diverse importanti squadre europee: è stato ritrovato ferito tra le macerie e portato in ospedale.
La Turchia è una delle zone sismiche più attive al mondo a causa della sua posizione, perché si trova in corrispondenza di diverse faglie, cioè le zone in cui parti della crosta terrestre si sfregano tra loro causando i terremoti: l’agenzia statale per le emergenze ne ha registrati più di 22mila solo nel 2022. Prima di questo, il terremoto più grave nella storia recente del paese fu quello che colpì nel 1999 la città di Izmit, vicino a Istanbul, in cui morirono oltre 17mila persone: in quel caso la magnitudo fu di 7.6.
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