La roccia disabitata che fa litigare quattro nazioni
Si chiama Rockall ed è in sostanza uno sperone in mezzo all'oceano, ma Scozia, Irlanda, Danimarca e Islanda hanno ragioni per contenderselo
Nel nord dell’oceano Atlantico c’è uno sperone roccioso che fa litigare da tempo Scozia e Irlanda, nonostante sia deserto, inadatto a essere abitato e di dimensioni molto ridotte: si chiama Rockall e torna periodicamente al centro dell’attenzione sulla stampa locale non solo perché attira avventori con obiettivi diversi, ma soprattutto per ragioni legate ai diritti di pesca. Per via delle sue vicende, Rockall è diventato uno dei simboli della rivalità tra Scozia e Irlanda, ma diversi altri paesi sono coinvolti nella disputa.
Lo sperone di Rockall è lungo circa 25 metri, è largo 22 e ha un’elevazione di 17 metri sul livello del mare: più o meno come un campo da basket circondato dal mare. Si trova 370 chilometri a ovest dell’arcipelago scozzese delle Ebridi esterne e a 420 chilometri a nord della contea di Donegal, nel nord dell’Irlanda. Non ospita piante né arbusti, ci passano solo poche specie di uccelli migratori e per via della sua limitatissima superficie occupabile non è un posto dove potersi stabilire: a parte una serie di naufragi, fu raggiunto per la prima volta nel 1810 dai britannici. Oggi nelle acque intorno allo sperone si pescano grandi quantità di merluzzo, rane pescatrici e calamari, ma oltre a quelli ci sono anche giacimenti di petrolio e gas naturale che interessano a vari paesi.
Il Regno Unito rivendica Rockall come parte del proprio territorio dal 1955 e lo ha incorporato come parte della Scozia nel 1972. Né l’Irlanda né altri paesi però riconoscono l’annessione, motivo per cui da tempo sono in corso dispute e discussioni rispetto alla competenza del territorio, soprattutto per quanto riguarda i diritti di pesca e la possibilità di esplorare le risorse naturali.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) stabilisce che le rocce su cui non è possibile abitare o sostenersi in maniera autonoma, come Rockall, non possano avere una propria zona economica esclusiva, ovvero la porzione di mare che si estende dalla costa fino a un massimo di 370 chilometri e sulla quale uno stato esercita una forma di sovranità, per esempio per lo sfruttamento della pesca. Il Regno Unito ritiene in ogni caso che Rockall faccia parte della propria zona economica esclusiva, visto che il territorio a lui più vicino è quello dell’isola scozzese di Soay, nell’arcipelago di Saint Kilda, circa 300 chilometri più a est: ritiene perciò di avere il diritto esclusivo di pesca a Rockall nella porzione di mare che arriva fino a 22 chilometri dalla costa, come prevedono le leggi internazionali (le cosiddette acque territoriali).
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Nel 2014 Regno Unito e Irlanda avevano pubblicato i confini aggiornati delle rispettive zone economiche esclusive, che includevano Rockall nel territorio di competenza britannico. Tuttavia le discussioni sono continuate, e coinvolgono anche altre nazioni.
Mentre l’Irlanda sostiene che Rockall non possa essere riconosciuto come parte di alcuno stato, l’Islanda ne rivendica l’appartenenza: pur trovandosi 700 chilometri più a nord, sostiene che lo sperone si trovi sulla propria piattaforma continentale (cioè la parte sommersa di un continente che termina nel punto in cui la pendenza del fondale aumenta in maniera significativa). Per lo stesso motivo rivendica il possesso di Rockall anche la Danimarca, secondo cui farebbe parte della piattaforma continentale che comprende l’arcipelago danese delle isole Fær Øer, a nord della Scozia.
Le tensioni più forti ci sono state nel giugno del 2019, quando la ministra scozzese per la Cultura, il Turismo e gli Esteri Fiona Hyslop aveva minacciato di far allontanare dalle acque attorno a Rockall alcune navi da pesca irlandesi. Dal canto suo, il governo irlandese aveva contestato di nuovo le rivendicazioni della Scozia, e l’associazione di pescatori della contea irlandese del Donegal aveva detto che le sue navi avrebbero continuato a pescare nell’area attorno allo sperone, come avevano sempre fatto. Si è parlato ancora della questione nel gennaio del 2021, quando una nave da pesca irlandese era stata in effetti bloccata da una nave del governo scozzese per impedirle di pescare in quelle che la Scozia ritiene le proprie acque territoriali.
Nel tempo Rockall è diventato una specie di simbolo di una più ampia rivalità tra Scozia e Irlanda. Nel 1985 Tom McClean, veterano dello Special Air Service, una divisione dell’esercito britannico, salì sullo sperone e ci rimase per 40 giorni per rivendicarlo come possedimento britannico. Nel 1992 Phillip e Fergus Gribbon, due fratelli irlandesi, pianificarono di occuparlo per rimuovere la targa con cui nel 1955 gli inglesi lo avevano rivendicato come loro territorio e piantarci la bandiera irlandese (alla fine non ci andarono). Prima ancora invece il gruppo folk irlandese Wolfe Tones aveva dedicato a Rockall una canzone piuttosto esplicita, in cui tra le altre cose diceva che lo sperone non sarebbe «mai finito nelle mani avide della [Gran] Bretagna».
Rockall è stato anche meta di alcuni radioamatori che l’hanno occupata brevemente in varie occasioni e di un gruppo di attivisti di Greenpeace che nel 1997 ci rimase per 42 giorni in segno di protesta contro le attività di esplorazione petrolifera.
Nel luglio del 2014 invece lo scozzese Nick Hancock ci restò 45 giorni puntando a superare il record di McClean, con lo scopo di raccogliere fondi per un’organizzazione benefica. Raccontò di aver passato il tempo leggendo molti libri, di aver cominciato a parlare con gli uccelli che si posavano sullo sperone e di aver osservato varie navi da pesca e due balenottere minori. Fu però costretto a rientrare prima dei 60 giorni che aveva previsto perché una tempesta aveva portato via parte dei rifornimenti che aveva portato con sé.
Great aerial photo of me & the #RockPod on #Rockall in support of @HelpforHeroes taken by @KildaCruises using a kite! pic.twitter.com/xDM7L64M0K
— Nick Hancock FRGS (@RockallNick) July 22, 2014
Nell’estate del 2020 un gruppo di alcune persone ha partecipato al primo giro turistico di Rockall, avvicinandocisi prima in nave e poi con un gommone, tra onde alte fino a 6 metri e venti particolarmente forti.
Lo scorso giugno, in occasione dei 70 anni di regno della regina Elisabetta II, un gruppo di persone aveva pianificato di raggiungere lo sperone e restarci per due giorni con l’obiettivo di raccogliere un milione di sterline per un ospedale pediatrico e un’associazione benefica. La spedizione fu cancellata a causa dell’aumento globale dei costi del carburante. Cam Cameron, il leader del gruppo, aveva fatto sapere che la spedizione sarebbe stata rimandata al 2023.
Il giro turistico a Rockall nel 2020
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