Storia dell’uso militare dei palloni aerostatici
Sono usati da secoli nei campi di battaglia e per operazioni di spionaggio: gli Stati Uniti dicono che ora nel loro spazio aereo c'è un «pallone spia» cinese
Il pallone aerostatico individuato sopra lo spazio aereo degli Stati Uniti, che secondo il dipartimento della Difesa sarebbe stato lanciato dalla Cina per spiare obiettivi sensibili, è un mezzo raro ma con utilizzi ancora notevoli e interessanti, e soprattutto con una lunga storia.
Il governo americano ha fatto sapere giovedì sera di avere individuato un «pallone spia», che dalle foto diffuse appare come una specie di mongolfiera con agganciate alcune apparecchiature: è stato avvistato anche da civili sopra il Montana, uno stato scarsamente popolato nel nord-ovest degli Stati Uniti. Secondo un portavoce del ministero della Difesa il pallone aerostatico è entrato nello spazio aereo americano «un paio di giorni fa» (la conferenza stampa è avvenuta giovedì, quindi si parla di inizio settimana), ma era tenuto d’occhio dalla difesa americana già da qualche tempo.
I palloni aerostatici come quello che si trova sugli Stati Uniti non sono un pericolo per l’aviazione civile o militare, perché volano molto più in alto: tendenzialmente tra i 24 e i 37 mila metri d’altitudine. Gli aerei di linea di solito volano attorno ai 12 mila metri d’altitudine, mentre i caccia da combattimento difficilmente superano i 20 mila metri.
Il dipartimento della Difesa ha fatto sapere di essere sicuro che il pallone aerostatico provenga dalla Cina, anche se non ha fornito particolari prove a riguardo. Ha anche detto con sicurezza che sarebbe un «pallone spia», cioè utilizzato per la sorveglianza di obiettivi sensibili. Il governo cinese ha detto invece che il pallone sarebbe un «velivolo civile» usato per le rilevazioni meteo, che è andato fuori rotta.
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha tuttavia deciso di posticipare un’importante visita a Pechino che era prevista per il fine settimana.
I palloni aerostatici di sorveglianza hanno una storia lunghissima ma da alcuni decenni sono considerati obsoleti, superati da satelliti e da altri mezzi apparentemente più sofisticati. Gli ultimi grandi programmi di sorveglianza con palloni aerostatici risalgono alle prime fasi della Guerra fredda, negli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento. Come mostra però il pallone spia individuato sopra gli Stati Uniti, alcuni esperti ritengono che le cose potrebbero cambiare, e che i palloni aerostatici potrebbero tornare ad avere un ruolo nei programmi di sorveglianza di alcuni paesi, grazie a piccoli ma importanti avanzamenti tecnologici.
Palloni gonfiati
L’idea di utilizzare i palloni aerostatici per la sorveglianza in ambito militare fu messa in atto fin subito dopo l’invenzione della mongolfiera da parte dei fratelli francesi Montgolfier nel 1782–1783.
Il primo a usare in battaglia i palloni aerostatici fu l’esercito francese, che li impiegò per la prima volta nella battaglia di Fleurus del 1794, una delle prime della Francia rivoluzionaria contro le altre potenze europee. Per l’occasione, l’esercito francese creò anche un Battaglione aerostatico. Al tempo i palloni aerostatici erano usati soprattutto come mezzi di osservazione: erano riempiti di idrogeno o elio e rimanevano ancorati al suolo tramite cavi di metallo. Servivano per osservare il campo di battaglia dall’alto, gestire la sistemazione delle truppe e i colpi dell’artiglieria.
Quest’utilizzo di palloni aerostatici fissati a terra proseguì per oltre un secolo, ma presto vi si affiancarono sistemi che prevedevano che il pallone si muovesse, o pilotato direttamente o trainato da terra. I palloni aerostatici con funzioni di ricognizione ebbero un ruolo notevole nella Guerra civile americana (1861–1865), anche se probabilmente il culmine della loro utilità bellica fu raggiunto durante la Prima guerra mondiale, quando entrambi gli eserciti facevano volare palloni aerostatici sul campo di battaglia con a bordo alcuni osservatori che guidavano i colpi dell’artiglieria sugli obiettivi nemici.
Sui fronti della Prima guerra mondiale i palloni aerostatici si alzavano all’inizio di un attacco e rimanevano ancorati al suolo, come postazioni aeree fisse, a 1.000–1.500 metri d’altezza. Erano ritenuti di grande importanza strategica, ed erano protetti dall’artiglieria e dalla contraerea dei propri eserciti. Anche per questo divennero famosi i cosiddetti “Balloon buster”, cioè i piloti di aerei da guerra che avevano il compito di abbattere i palloni aerostatici nemici.
Non era affatto un compito semplice, sia perché i palloni erano ben difesi dalla contraerea, sia perché i normali proiettili facevano buchi troppo piccoli nei palloni per provocare perdite sufficienti ad abbatterli. Per questo, furono inventati proiettili appositi, più grandi. Moltissimi piloti da entrambe le parti morirono nel tentativo di abbattere i palloni aerostatici, mentre alcuni rimasero piuttosto famosi nella storia militare per i loro successi.
Durante la Seconda guerra mondiale l’aviazione militare aveva fatto miglioramenti sufficienti da rendere inutile l’utilizzo dei palloni aerostatici in battaglia. In quel periodo l’entusiasmo per i palloni era anche stato sgonfiato dal terribile incidente dell’Hindenburg, il dirigibile tedesco che andò a fuoco nel 1936.
L’esercito giapponese, tuttavia, cominciò in maniera piuttosto ingegnosa a costruire dei “palloni incendiari”, che venivano messi in volo ad altitudini molto elevate e sfruttavano le correnti ad alta quota per raggiungere gli Stati Uniti, dove precipitavano rilasciando un carico incendiario. Circa 300 di questi palloni partiti dal Giappone raggiunsero gli Stati Uniti: provocarono danni piuttosto limitati, ma preoccuparono molto il governo americano, che temette che i giapponesi potessero usarli per diffondere armi biologiche.
Nel corso della Guerra fredda alcuni paesi tentarono di usare i palloni aerostatici per operazioni di spionaggio e sorveglianza, con successi alterni. Gli Stati Uniti, tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Sessanta, avviarono alcuni programmi di spionaggio con palloni aerostatici, diretti soprattutto contro l’Unione Sovietica. Il più famoso è probabilmente il Progetto Moby Dick, che fu attivo nella seconda metà degli anni Cinquanta e prevedeva l’utilizzo di palloni di tipo Skyhook, molto lunghi e snelli, alla cui base era attaccata una scatola contenente una fotocamera. La scatola era camuffata come un apparecchio per le rilevazioni meteo, e l’idea americana era di lanciare moltissimi di questi palloni, sperando che almeno qualcuno sarebbe poi ricaduto su territorio alleato.
Nel 1956 gli Stati Uniti lanciarono verso l’Unione Sovietica oltre 500 palloni, dalle loro basi nella Germania Ovest e in Turchia. I sovietici se ne accorsero molto rapidamente e cominciarono ad abbatterli con i caccia da combattimento. Il 90 per cento dei palloni del Progetto Moby Dick fu perduto, ma i 44 palloni che tornarono nelle mani degli americani portarono informazioni preziose, come le foto di un grosso complesso nucleare sovietico di cui al tempo il resto del mondo non sapeva niente.
Dopo gli anni Sessanta, tuttavia, lo sviluppo dei satelliti rese i palloni aerostatici per la sorveglianza man mano più obsoleti. Non furono mai del tutto abbandonati (gli Stati Uniti hanno usato alcuni palloni da ricognizione anche nelle recenti guerre in Afghanistan e Iraq, negli anni Duemila), ma non ci furono più programmi militari specifici.
Il ritorno
Come hanno notato alcuni analisti, ci sono alcune innovazioni che potrebbero preludere a un rinnovato utilizzo dei palloni aerostatici in futuro. Ovviamente, i palloni aerostatici sono già usati in alcune circostanze, per esempio per le rilevazioni meteo o per scopi scientifici. Ma da qualche anno si è tornati a parlare di un loro utilizzo anche in ambito militare, di intelligence o di sorveglianza.
A favorire il ritorno dei palloni aerostatici potrebbe esserci il fatto che le fotocamere e gli altri sistemi di sorveglianza ormai hanno raggiunto un tale livello di miniaturizzazione che anche apparecchi molto sofisticati possono essere montati su un pallone, e fornire dati e immagini di ottima qualità. Un pallone aerostatico oggi può montare fotocamere e videocamere, radar, sensori di vario tipo, strumenti di comunicazione e pannelli solari per dare energia al tutto.
I satelliti sono e rimarranno ancora per molto tempo lo strumento migliore per attività di sorveglianza e spionaggio, ma i palloni aerostatici potrebbero fornire una valida alternativa in alcune circostanze.
Anzitutto sono molto più economici: i satelliti vanno inviati nello spazio con razzi estremamente costosi, di cui i palloni aerostatici non hanno bisogno. I satelliti seguono orbite predefinite e sono difficili da individuare, mentre i palloni aerostatici, anche quelli lanciati ad altitudini molto elevate, possono essere entro certi limiti manovrati. Questa è una scoperta che è stata fatta relativamente di recente: usando delle piccole ventole azionate da pannelli solari, è possibile cambiare l’altitudine dei palloni, consentendo loro di essere trascinati dalle varie correnti che si trovano ad alta quota. Con un po’ di studio e un certo grado di approssimazione, è possibile usare le correnti per far andare il pallone dove si vuole.
Non avendo bisogno di un motore, i palloni aerostatici possono rimanere in volo anche per mesi, e possono rimanere fissi sullo stesso obiettivo per moltissimo tempo.
I palloni aerostatici più moderni sfuggono ai radar, e soprattutto sono molto difficili da abbattere: volano ad altitudini che non possono essere raggiunte dai caccia, e anche se vengono colpiti non esplodono come palloncini, ma perdono aria lentamente e gradualmente. Bisogna anche considerare che i moderni palloni aerostatici sono enormi: possono misurare più di un milione di metri cubi ed essere alti come un palazzo di 20 piani: far sgonfiare un oggetto simile può essere estremamente difficile.
Nel 1998 un pallone aerostatico canadese per le rilevazioni meteo uscì dalla sua rotta e si diresse verso lo spazio aereo della Russia. Le aviazioni di ben tre paesi (Canada, Stati Uniti e Regno Unito) tentarono di abbatterlo finché ancora si trovava sul mare, ma fu un’impresa.
Anzitutto era difficile da trovare, perché appunto i palloni aerostatici non sono rilevati dai radar. Quando poi fu trovato, furono inviati dei caccia da combattimento per abbatterlo: due F-18 canadesi colpirono il pallone con oltre 1.000 proiettili di grosso calibro, ma pur riuscendo a bucarlo non riuscirono a sgonfiarlo in maniera considerevole. Gli lanciarono addosso anche una raffica di piccoli razzi, che però attraversarono il pallone senza esplodere. Alla fine, ci vollero sei giorni per farlo schiantare a terra.