Il deputato Donzelli ha rivelato informazioni riservate?
Accusando Alfredo Cospito di collaborare con la mafia ha citato intercettazioni che forse non avrebbe dovuto conoscere: la procura di Roma ha aperto un'inchiesta
Martedì alla Camera il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha tenuto un discorso sul caso di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto prima nel carcere di Sassari e ora in quello di Opera a Milano che dal 19 ottobre scorso ha iniziato uno sciopero della fame contro il regime carcerario a cui è sottoposto, il 41-bis. Per spiegare perché a suo avviso il governo faccia bene a non concedere a Cospito un regime carcerario meno duro del 41-bis, una questione dibattuta da settimane, nel suo discorso Donzelli ha riferito due conversazioni che sarebbero avvenute nel carcere di Sassari tra lo stesso Cospito e alcuni membri della criminalità organizzata.
L’intento di Donzelli era di denunciare l’esistenza di una presunta collaborazione tra la criminalità organizzata e Cospito per spingere lo stato ad abolire il 41-bis, di cui secondo Donzelli i mafiosi «hanno il terrore» perché gli impedisce «di controllare il territorio». È un’accusa molto grave e che, almeno per ora, non è sostenuta da vere prove, ma il punto che ha generato un caso politico è un altro: per sostenere la sua tesi Donzelli ha citato testualmente conversazioni che secondo molti non avrebbe dovuto e potuto conoscere per i ruoli che ricopre. È accusato quindi di aver divulgato informazioni riservate.
L’opposizione ha chiesto spiegazioni al ministro della Giustizia Carlo Nordio, che mercoledì pomeriggio ha tenuto alla Camera un’informativa urgente sul caso. Nordio ha comunicato che su quanto detto da Donzelli è stata avviata un’inchiesta da parte della procura di Roma e di non voler esprimere un commento al riguardo per rispetto del lavoro dei magistrati.
Le parole di Donzelli hanno creato un certo imbarazzo anche nella maggioranza, all’interno della quale pochissimi hanno preso le difese di Donzelli. Donzelli è fiorentino, ha 47 anni ed è responsabile dell’organizzazione nazionale di Fratelli d’Italia, di cui è uno dei maggiori esponenti. È stato spesso descritto come una delle persone all’interno del partito più vicine alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ha un passato nei movimenti giovanili neofascisti e nel Movimento Sociale Italiano, il partito post fascista che nel 1995 confluì in Alleanza Nazionale. È alla sua seconda legislatura da deputato e da dicembre dello scorso anno è diventato anche vicepresidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
Le due conversazioni citate da Donzelli sono entrambe piuttosto recenti e sarebbero avvenute nel carcere di Sassari. Nella prima, che risale al 28 dicembre scorso, Cospito parlava con il boss della ‘ndrangheta Francesco Presta, ha spiegato Donzelli: «Presta lo esortava: “Devi mantenere l’andamento, vai avanti”; Cospito rispondeva: “Fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni, adesso vediamo che succede a Roma”». Secondo Donzelli, Presta avrebbe poi detto a Cospito: «Sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo, e magari ci levassero l’ergastolo ostativo».
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La seconda invece sarebbe avvenuta il 12 gennaio tra Cospito e Francesco Di Maio, del clan camorrista dei Casalesi, che gli avrebbe detto: «Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato», secondo Donzelli riferendosi all’abolizione del 41-bis. Cospito avrebbe risposto che il suo sciopero della fame «dev’essere una lotta contro il regime 41-bis e contro l’ergastolo ostativo, non dev’essere una lotta solo per me, per me noi al 41-bis siamo tutti uguali».
Donzelli aveva spiegato di aver preso le conversazioni «da documenti che sono presenti al ministero della Giustizia», ma secondo chi conosce il funzionamento del ministero sono pochissime le persone che possono accedere a informazioni così delicate su cosa avviene all’interno delle carceri, a maggior ragione se si parla di persone detenute in regime di 41-bis. Il giornalista di Domani Emiliano Fittipaldi ha scritto di aver contattato gli uffici del ministero della Giustizia, che gli hanno «negato che le relazioni della polizia penitenziaria siano consultabili da terzi», compresi i deputati come Donzelli. L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando ha detto in un’intervista a Domani che a lui «non risulta che al ministero ci sia un archivio nel quale vengano riversate le intercettazioni realizzate all’interno del carcere».
È opinione di molti che conversazioni come quelle riferite da Donzelli possano essere contenute solo in una delle relazioni che il DAP, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, fornisce periodicamente al ministero della Giustizia. Al ministero la persona competente per il DAP è il sottosegretario Andrea Delmastro, anche lui di Fratelli d’Italia e descritto come in ottimi rapporti con Donzelli, al punto che sembra condividano un’abitazione a Roma.
Lo stesso Donzelli ha poi detto di aver appreso le conversazioni da Delmastro, e in serata Delmastro ha confermato a Fanpage di aver risposto ad alcune domande di Donzelli sul tema, spiegando che le informazioni erano contenute in un documento non riservato ma «a divulgazione limitata». Delmastro non ha detto concretamente se poteva o non poteva riferire quelle informazioni a un altro deputato, ma ha negato di aver fornito fisicamente documenti a Donzelli: il problema è che nel discorso alla Camera è abbastanza evidente che Donzelli legga un testo scritto, citando le conversazioni in modo diretto.
L’opposizione, e in particolare il Partito Democratico, ha accusato Donzelli di aver maneggiato in modo improprio informazioni riservate. Alcuni membri del PD ne hanno chiesto anche le dimissioni da vicepresidente del Copasir, un organo parlamentare che controlla e verifica le attività dei servizi segreti e che quindi gestisce costantemente documenti e informazioni molto delicate: secondo il PD il discorso alla Camera di Donzelli avrebbe dimostrato che non è adatto a ricoprire quel ruolo. In un’intervista al Corriere della Sera Donzelli ha detto che se avesse divulgato informazioni riservate del Copasir avrebbe sì dovuto dimettersi, ma ha detto di non aver appreso quelle informazioni per il suo ruolo al Copasir.
Il discorso di Donzelli è stato criticato anche per altri motivi: poco prima di concludere infatti il deputato di Fratelli d’Italia ha rivelato che i parlamentari del PD Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e Andrea Orlando il 12 gennaio avevano incontrato Cospito nel carcere di Sassari (i parlamentari hanno accesso libero alle carceri, se ne fanno richiesta). Donzelli ha chiesto alla Camera: «Questi parlamentari stanno con lo stato o stanno con i terroristi e la mafia?».
Orlando, uno dei parlamentari coinvolti dalle accuse di Donzelli, è intervenuto dopo di lui dicendo: «È la prima volta in questa Aula che un parlamentare che visita un carcere è associato ai reati per i quali ha visitato i detenuti».
Dopo le accuse di Donzelli ai parlamentari del PD il presidente della Camera Lorenzo Fontana, della Lega, ha annunciato di aver richiesto la nomina di un “giurì d’onore”: una commissione d’indagine che può essere convocata dai presidenti delle camere su richiesta di uno o più parlamentari per giudicare la fondatezza di accuse dirette che hanno ricevuto (quindi in questo caso è stata richiesta da almeno uno dei parlamentari del PD coinvolti). È uno strumento a cui si ricorre raramente perché le conseguenze della sua indagine sono molto limitate.
Oltre all’informativa del ministro Nordio, giovedì alla Camera ce ne sarà un’altra anche da parte del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sempre su richiesta dell’opposizione, per chiarire se ci siano reali collegamenti tra la criminalità organizzata e gli anarchici, così come ipotizzato da Donzelli. «Se fosse vero sarebbe un fatto nuovo», ha detto Orlando a Domani.