L’ultimo Scudetto vinto dal Napoli
Fu un evento eccezionale per la città e per il calcio italiano, e potrebbe ripetersi in questa stagione
di Pietro Cabrio
Il Napoli campione d’Italia in primavera sarebbe un avvenimento a suo modo storico per il campionato italiano. È da 21 anni che lo Scudetto viene vinto esclusivamente da squadre di Torino e Milano, e da 32 anni se si includono le romane. L’ultimo campionato concluso con un esito inaspettato fu quello vinto dalla Sampdoria di Vialli e Mancini nel 1991, l’anno dopo l’ultimo vinto dal Napoli di Diego Armando Maradona.
Il campione argentino era arrivato a Napoli nell’estate del 1984 dopo una lunga trattativa con il Barcellona e ci mise del tempo a trovare una sua dimensione, così come il resto della squadra. Alla sua prima stagione in Italia il campionato lo vinse l’Hellas Verona, mentre il Napoli arrivò ottavo.
Già dall’anno successivo però, con Ottavio Bianchi come allenatore e l’arrivo dell’attaccante Bruno Giordano, il Napoli fece un notevole salto in classifica: dall’ottavo al terzo posto, anche grazie agli oltre venti gol realizzati proprio da Maradona e Giordano. Al termine di quella stagione ci furono poi i Mondiali in Messico in cui Maradona entrò nella storia del calcio: vinse il titolo mondiale da miglior giocatore del torneo e nello stesso quarto di finale contro l’Inghilterra segnò il famosissimo gol di mano e il gol del secolo, quello in cui partì da centrocampo scartando mezza squadra inglese.
Sulla scia dei Mondiali in Messico, nella stagione successiva Maradona vinse il primo Scudetto nella storia del Napoli, che da lì in poi rimase per anni una delle squadre più forti d’Europa. Erano però gli anni in cui nel campionato c’erano due avversarie altrettanto competitive: il Milan di Arrigo Sacchi e “l’Inter dei record” di Giovanni Trapattoni. Tra il 1987 e il 1989 il Napoli arrivò sempre secondo, ma riuscì a vincere la Coppa UEFA, il primo e unico trofeo internazionale della sua storia. Nel 1989 iniziò poi la stagione che portò sia ai Mondiali in Italia che al secondo e ultimo Scudetto.
Quello che si giocò fra il 1989 e il 1990 fu un campionato in cui accaddero molte cose, fin da subito. Il 3 settembre, a due giornate dall’inizio della stagione, l’ex difensore della Juventus e campione del mondo Gaetano Scirea morì in un incidente stradale in Polonia, dove si trovava per conto della Juventus. A dicembre invece Lionello Manfredonia, difensore della Roma, ebbe un arresto cardiaco in campo: venne salvato dopo due giorni di coma ma la sua carriera si concluse lì.
Per quella stagione il Napoli allenato da Alberto Bigon si era rinforzato con l’acquisto del giovane centrocampista sardo Gianfranco Zola, che si aggiunse al brasiliano Alemão e a Massimo Crippa, acquistati l’anno precedente dall’Atletico Madrid e dal Torino. Con Maradona già affermato come giocatore più forte del mondo, il Napoli partì come favorito e lo confermò nel girone di andata, concluso al primo posto.
Nella seconda metà della stagione le prestazioni della squadra calarono e a febbraio ci fu il sorpasso del Milan. Il primo episodio decisivo della stagione avvenne però l’8 aprile, quando durante Atalanta-Napoli una moneta lanciata dagli spalti dello stadio di Bergamo colpì alla testa Alemão. La partita finì 0-0 ma il giudice sportivo assegnò successivamente la vittoria a tavolino al Napoli, che riuscì così a raggiungere il Milan a 47 punti.
Due settimane dopo, alla penultima giornata, il Milan perse inaspettatamente 2-1 a Verona contro l’Hellas, che cinque anni prima aveva vinto lo Scudetto e che in quel momento rischiava la retrocessione. Il Milan andò in vantaggio alla mezzora ma nel secondo tempo la partita divenne nervosissima: vennero espulsi Sacchi e tre giocatori del Milan. Il Verona pareggiò dopo un’ora di gioco, andò in vantaggio nei minuti finali e vinse 2-1, anche se poi a fine campionato venne ugualmente retrocesso.
Nel frattempo il Napoli vinse a Bologna e si allontanò di due punti in classifica. La settimana successiva, grazie alla vittoria contro la Lazio all’ultima giornata, riuscì quindi a vincere il suo secondo Scudetto: Maradona fu il capocannoniere della squadra con 16 gol, sei in più del compagno di squadra Careca.
Il secondo Scudetto segnò l’apice di quel Napoli, così come per Maradona, che in estate perse la finale dei Mondiali a Roma contro la Germania, dopo aver eliminato l’Italia nella semifinale giocata a Napoli.
Per il Napoli la stagione da campione d’Italia fu deludente. Oltre al logoramento di una squadra arrivata alla fine di un’epoca, i problemi personali con cui era alle prese Maradona divennero sempre più ingombranti. Nel febbraio del 1991 l’argentino venne coinvolto in una grossa inchiesta su spaccio di droga e prostituzione a Napoli. La vicenda, unita alla sua dipendenza dalla cocaina, contribuì a incrinare i suoi rapporti con la città e con la dirigenza.
A fine marzo, contro una Sampdoria che al termine della stagione avrebbe vinto il suo primo Scudetto, Maradona segnò su rigore il suo ultimo gol alla sua ultima partita in Italia. Al termine di Napoli-Bari della settimana precedente era stato infatti sottoposto a un test antidoping nel quale risultò poi positivo alla cocaina, assunta per sua stessa ammissione il giovedì precedente alla partita.
Ci fu qualche polemica sul test, ma che Maradona facesse uso di cocaina era cosa nota, e quindi la plausibilità del risultato non fu messa in discussione. Il giocatore e i suoi legali sostennero che l’uso di cocaina non aveva nessuna relazione con la prestazione sportiva, ma la tesi non evitò una squalifica di un anno e mezzo. Poco dopo la partita con la Sampdoria, Maradona tornò in Argentina e concluse così la sua esperienza in Italia e a Napoli, dove da calciatore non tornò mai più.
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