Il caso della donna trans condannata per stupro di cui si discute in Scozia
Isla Bryson era stata portata in un carcere femminile, ma la decisione era stata contestata e ne è nato un grosso dibattito politico
Domenica il ministro della Giustizia scozzese Keith Brown ha detto che le donne trans che hanno compiuto violenze sessuali contro altre donne non potranno essere detenute in carceri femminili. Il ministro ha detto che la misura è temporanea e che resterà in vigore fino a quando non verranno riviste le norme scozzesi che regolano l’accesso e la permanenza delle persone trans in carcere. La revisione delle norme spetterà al Servizio penitenziario scozzese (SPS), più o meno l’equivalente del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP) italiano.
L’annuncio del ministro è stato fatto dopo giorni di discussioni legate al caso di una donna trans, Isla Bryson, giudicata colpevole di due stupri compiuti prima di iniziare la transizione, cioè quando si presentava come uomo. Al termine del processo per gli stupri, concluso martedì 24 gennaio, Bryson era stata inizialmente portata in una prigione femminile, scelta che aveva riacceso il dibattito sulla collocazione delle donne trans negli spazi femminili, molto vivo anche rispetto ad altri ambiti, come lo sport, e ad altri paesi.
Negli ultimi anni la Scozia ha introdotto alcune misure inclusive nei confronti delle persone trans, venendo per questo anche osteggiata dal governo centrale del Regno Unito: l’ultima occasione è stata il veto che il governo britannico ha detto di voler mettere su una proposta di legge da poco approvata dal parlamento scozzese per rendere più facile alle persone trans la procedura di cambio del nome e del genere sui documenti.
Bryson ha 31 anni e ha iniziato il suo percorso di transizione due anni fa, quando già era in attesa di essere processata. Attualmente sta seguendo una terapia ormonale e sta aspettando di sottoporsi a un’operazione chirurgica ai genitali. La settimana scorsa una giuria l’ha giudicata colpevole di due stupri avvenuti nel 2016 e nel 2019 a Glasgow e a Clydebank, una cittadina vicina. Non si sa ancora quale pena dovrà scontare perché nel sistema giudiziario britannico il giudizio e la condanna avvengono in momento separati: la sentenza di Bryson dovrebbe arrivare a febbraio. Dopo la fine del processo comunque, essendo stata riconosciuta colpevole, Bryson era stata affidata al Servizio penitenziario scozzese. L’SPS l’aveva fatta portare nel carcere femminile Cornton Vale di Stirling, nel sud della Scozia.
La decisione di portarla in quella struttura era stata presa sulla base di linee guida adottate qualche anno fa, che prevedono tra le altre cose che una persona possa essere detenuta nel tipo di carcere dedicato al genere in cui si identifica. L’SPS, comunque, non aveva stabilito che Bryson avrebbe poi scontato la pena proprio lì. La donna era stata messa in isolamento, dunque non in contatto con le altre detenute, in attesa che venissero valutati i rischi legati alla sua permanenza in un carcere femminile.
Nell’ultima settimana la presenza di Bryson nel carcere di Cornton Vale ha provocato dibattiti e discussioni molto accese nel parlamento scozzese. Alcuni politici hanno sostenuto che Bryson sia un pericolo per le altre detenute. Sul caso era poi intervenuta anche la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon, che giovedì, due giorni dopo l’arrivo di Bryson nel carcere di Cornton Vale, ne aveva comunicato il trasferimento in una prigione maschile, a Edimburgo.
Le discussioni dell’ultima settimana hanno riguardato anche un altro caso simile, quello di Tiffany Scott, un’altra donna trans condannata per una serie di reati violenti e per lo stalking di una ragazzina di 13 anni a cui mandava lettere dal carcere. Scott aveva fatto richiesta di essere trasferita in un carcere femminile: proprio in questi giorni la richiesta era stata approvata e la decisione era stata molto contestata. L’approvazione ora verrà revocata.
Finora il collocamento delle detenute trans nelle carceri femminili veniva valutato volta per volta dal Servizio penitenziario scozzese. Con la misura appena annunciata dal ministro della Giustizia, nei casi in cui una detenuta trans abbia alle spalle casi di violenze sessuali compiute nei confronti di altre donne sarà automaticamente collocata in un carcere maschile e non potrà essere trasferita.
Non è chiaro quanto tempo prenderà la revisione delle norme sulla collocazione delle persone trans in carcere da parte dell’SPS: è stata comunque definita una questione “urgente” e si prevede che le nuove linee guida verranno pubblicate nel corso dei prossimi mesi.
La misura annunciata dal ministro Brown riguarda una percentuale piuttosto piccola della popolazione carceraria scozzese, pari a meno dello 0,2 per cento: secondo le ultime statistiche del SPS, nel terzo trimestre del 2022 in Scozia le donne trans detenute erano 11 su un totale di oltre 7mila persone in carcere. Sei si trovavano in carceri maschili, cinque in carceri femminili. Per quanto riguarda i quattro uomini trans detenuti, uno si trovava in un carcere maschile, tre in un carcere femminile.
Scottish Trans Alliance, un’organizzazione che sostiene i diritti delle persone trans in Scozia, ha commentato il dibattito degli ultimi giorni dicendo che la collocazione di Isla Bryson in un carcere maschile «è ciò che c’era da aspettarsi per una persona condannata per stupro»: «Dal nostro punto di vista chiunque abbia commesso crimini violenti sessuali e rappresenti un rischio per le donne non dovrebbe stare in carcere insieme ad altre donne».