Poche persone hanno fatto la quarta dose
L’ha ricevuta soltanto un terzo di coloro a cui è stata raccomandata in quanto nelle categorie più a rischio, come gli anziani
In Italia sono state somministrate 5,8 milioni di seconde dosi di richiamo, le cosiddette quarte dosi del vaccino contro il coronavirus. Si tratta del 30,8 per cento della platea per cui la somministrazione è consigliata: le persone con più 60 anni, le cosiddette fragili, per esempio con problemi al sistema immunitario o più a rischio per la presenza di malattie respiratorie o cardiologiche, il personale sanitario e gli ospiti delle residenze sanitarie.
La somministrazione può essere fatta a distanza di almeno 120 giorni dal primo richiamo, cioè dalla terza dose, oppure dall’ultima infezione. Da settembre le regioni a cui è stata affidata la gestione della campagna vaccinale hanno gradualmente aperto la somministrazione della quarta dose anche a tutte le persone con più di 12 anni che la richiedono. Nelle ultime settimane, tuttavia, in tutta Italia non si è quasi mai superata la soglia di 10mila vaccinazioni al giorno: i centri vaccinali sono regolarmente aperti, ma in coda ci sono poche persone.
La situazione è diversa da regione a regione. Il Piemonte è la regione con la percentuale di copertura vaccinale più alta, al 44 per cento. Seguono l’Emilia-Romagna, al 43,9 per cento, la Toscana al 40,4 per cento e la Lombardia al 38 per cento. Le regioni con la copertura più bassa relativa alla quarta dose sono la Basilicata dove si è vaccinato soltanto il 16,5 per cento delle persone, la Campania con il 16 per cento, la Sicilia al 15,3 per cento e ultima la Calabria con il 13,9 per cento.
Le somministrazioni delle quarte dosi sono poche, anche tra coloro a cui è consigliata, nonostante già dalla metà di ottobre il ministero della Salute abbia raccomandato la somministrazione di una quinta dose alle persone con più di 80 anni e alle cosiddette fragili con più di 60 anni. Anche nel caso della quinta dose può essere vaccinato chi ha già ricevuto l’ultima dose da almeno 120 giorni o è guarito dopo aver contratto il coronavirus, trascorsi sempre 120 giorni dalla data del test positivo. Di conseguenza sono state somministrate anche poche quinte dosi: l’ha ricevuta il 13 per cento delle persone a cui è raccomandata.
Il numero di somministrazioni della quarta dose è così basso principalmente perché l’epidemia non è più temuta come fino a un anno fa: gli ospedali non sono più sotto pressione e tutte le restrizioni per evitare la diffusione dei contagi sono state rimosse. Molte persone continuano a infettarsi, come dimostrano i dati diffusi settimanalmente dalla Protezione civile, ma le conseguenze dei contagi sono decisamente meno preoccupanti rispetto al passato grazie agli effetti della campagna vaccinale. L’attuale situazione dimostra che i vaccini contro il coronavirus – e in particolare quelli a mRNA – sono essenziali per ridurre gli effetti della pandemia, salvando milioni di vite.
Secondo diversi esperti, la bassa adesione alla quarta dose – un problema che non riguarda soltanto l’Italia – è stata in parte dovuta a una certa confusione nella comunicazione sui tempi e le modalità dei richiami, che hanno infine indotto molte persone a rinunciare e a non preoccuparsi più di tanto delle eventuali conseguenze.
In questi giorni, per esempio, negli Stati Uniti si sta discutendo della possibilità di rendere consigliata una somministrazione all’anno del vaccino contro il coronavirus, in un periodo ben definito e sempre uguale, come si fa da tempo con le campagne vaccinali contro l’influenza. Una maggiore regolarità, anche nelle modalità di somministrazione tramite farmacie e medici di famiglia, potrebbe rendere più semplice la gestione delle prossime campagne e la possibilità di coinvolgere un maggior numero di individui a cominciare da quelli più a rischio (come persone anziane e con precedenti problemi di salute).
Negli ultimi mesi le comunicazioni del ministero della Salute sulla campagna vaccinale sono state sempre più sporadiche, così come è calata l’attenzione da parte dei mezzi di informazione. A partire dall’1 dicembre è stata promossa una campagna di comunicazione intitolata “Proteggiamoci, anche per i momenti più belli – Vacciniamoci contro il COVID-19 e l’influenza stagionale” per incentivare la vaccinazione contro il coronavirus e l’influenza stagionale soprattutto tra le persone più anziane. Sono stati programmati spot di 30 secondi sui canali Rai e su canali privati, principalmente Canale 5 e Rete4, oltre che sui profili social del ministero. Osservando l’andamento delle somministrazioni a partire dall’1 dicembre, però, sembra che la campagna di comunicazione non abbia inciso come sperato dal ministero.