Netanyahu vuole rendere più facile possedere un’arma in Israele
Come misura in risposta ai due attentati degli ultimi giorni: secondo il primo ministro aiuterebbe a prevenire le violenze
Domenica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che il suo governo sta lavorando per rendere più semplice il possesso di un’arma per i cittadini israeliani, a due giorni da uno dei peggiori attentati avvenuti negli ultimi anni a Gerusalemme, in cui un uomo di 21 anni ha ucciso a colpi di pistola sette persone e ne ha ferite altre dieci. All’attentato di venerdì se ne è aggiunto un altro il giorno dopo: un 13enne ha sparato a due persone ferendole gravemente, ma senza ucciderle.
Entrambi gli attacchi sono avvenuti a Gerusalemme est, la parte della città che appartiene ai territori palestinesi occupati da Israele dal 1967, e sono stati compiuti da persone palestinesi, in un periodo di particolare tensione tra israeliani e palestinesi, che si contendono da decenni Gerusalemme, ciascuno considerandola la capitale del proprio stato. Giovedì, l’esercito israeliano aveva ucciso almeno dieci palestinesi a Jenin, in Cisgiordania, in una delle operazioni militari più violente degli ultimi anni.
Netanyahu ha spiegato che intende rendere più brevi e semplificare le procedure con cui le persone comuni possono richiedere il porto d’armi, sostenendo che ampliare il numero di persone che possiedono un’arma nel paese aiuterebbe a prevenire le violenze: «Aumenterebbe in modo significativo la capacità di risposta, perché vediamo più volte, compreso ieri nella Città di David [il luogo di Gerusalemme in cui sabato è avvenuto il secondo attacco], che cittadini eroici, esperti e armati salvano vite».
Il riferimento di Netanyahu è al fatto che nel secondo attentato il responsabile era stato fermato da una agente fuori servizio, che a sua volta lo aveva ferito sparandogli con un’arma in suo possesso. Per spiegare come potrebbero essere utili più armi il primo ministro israeliano ha fatto l’esempio di Zaka, un’associazione composta da alcune migliaia di volontari in tutto il paese, che intervengono in collaborazione con i servizi di emergenza e le forze di sicurezza israeliane quando ci sono attentati terroristici o altri incidenti: solo pochi di loro al momento sono armati, e secondo Netanyahu sarebbe utile che lo fossero tutti.
L’annuncio di Netanyahu, che guida il governo più di destra della storia di Israele, è stato molto criticato dall’opposizione: il partito Hadash, di sinistra, ha pubblicato un comunicato in cui definiva «irresponsabile» la decisione di Netanyahu, sostenendo al contrario del primo ministro che «porterà a spargimenti di sangue e a un aumento della violenza e degli omicidi».
Sabato sera il governo di Netanyahu aveva già approvato alcune misure immediate in risposta agli attacchi, come il sequestro delle abitazioni dei responsabili e l’aumento delle attività delle forze di sicurezza a Gerusalemme. L’abitazione dell’autore del primo attentato, quello in cui sono state uccise sette persone, sarà demolita, e dovrebbero essere arrestati anche alcuni suoi familiari accusati di averlo aiutato (anche se per il momento non è chiaro in che modo).
Quella per rendere più semplice ottenere il porto d’armi invece è stata annunciata da Netanyahu tra varie misure più a lungo termine, che dovrebbero comprendere anche severe punizioni per i familiari degli attentatori: l’ipotesi descritta dal primo ministro israeliano è di negare loro la carta d’identità e la residenza, costringendoli a lasciare il paese.