La giunta militare del Myanmar ha approvato una nuova legge che renderà molto difficile per nuovi partiti presentarsi alle elezioni
La giunta militare del Myanmar, che prese il potere all’inizio del 2021 con un colpo di stato, ha approvato una nuova legge che renderà molto più difficile per eventuali nuovi partiti o candidati presentarsi alle elezioni che dovrebbero tenersi il prossimo agosto. La legge impone ai partiti che vogliono presentarsi alle elezioni di avere almeno 100mila membri iscritti entro tre mesi dalla registrazione e fondi per almeno 100 milioni di kyat, la moneta del Myanmar (corrispondenti a circa 44mila euro), cioè cento volte di più rispetto a quanto previsto dalle leggi precedenti.
La legge vieta inoltre a partiti e candidati di avere legami con individui e organizzazioni considerate illegali o terroristiche: definizioni vaghe in cui la giunta militare sembra poter far rientrare chiunque consideri un nemico politico temibile, o comunque chiunque voglia escludere dalle elezioni per qualsiasi ragione. Le stesse restrizioni si applicheranno anche a eventuali partiti già esistenti, e la giunta avrà facoltà di scioglierli se non rispetteranno le imposizioni, anche se dal colpo di stato in poi in Myanmar l’opposizione politica è stata sistematicamente repressa. Aung San Suu Kyi, la leader politica del Myanmar che fu destituita e arrestata con il colpo di stato, si trova al momento in carcere con una condanna complessiva a 33 anni, con accuse che sono state riconosciute internazionalmente come infondate e politicamente motivate.