Le gravissime conseguenze della pandemia nelle campagne cinesi
Nelle aree rurali le strutture mediche sono poche e ci sono talmente tanti morti che è persino difficile trovare le bare per seppellirli
Nelle ultime settimane la grossa ondata di contagi da coronavirus in corso in Cina sta avendo gravi ripercussioni nelle aree rurali, dove ci sono poche strutture mediche e moltissime persone muoiono in casa: è probabile che queste morti non vengano incluse nei conteggi ufficiali del governo, già ritenuti piuttosto imprecisi anche a causa dell’obiettiva difficoltà di tenere sotto controllo i contagi.
Dalle campagne cinesi arrivano racconti, testimonianze e immagini che mostrano come l’industria funeraria locale sia più impegnata che mai: BBC ha raccontato per esempio dell’enorme mole di lavoro dei fabbricanti di bare di Xinzhou, nella provincia settentrionale di Shanxi. Gli artigiani hanno detto di lavorare praticamente senza pausa per costruire le bare e intagliarle con le decorazioni richieste dai familiari delle persone morte.
Nella stessa area i forni crematori sono affollati di persone che portano via le urne con le ceneri dei propri familiari. Gli inviati di BBC hanno raccontato anche di come gli artigiani che realizzano decorazioni funebri stiano lavorando incessantemente da giorni. Due artigiane di un villaggio vicino a Xinzhou hanno detto per esempio di aver confezionato una quantità «due o tre volte superiore alla media» di uccelli fatti con la carta velina: erano decorazioni a forma di gru, un uccello che nella tradizione buddista simboleggia anche la reincarnazione.
In alcuni cimiteri sono terminati i posti disponibili per seppellire i morti, ed è stato necessario realizzare tombe improvvisate nei campi: appaiono come piccoli cumuli di terra con bandierine in cima, attorno ai quali i pastori locali pascolano le proprie capre. Uno di loro ha confermato a BBC che molte di queste tombe – «troppe», ha detto – sono state scavate di recente.
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Da quando la Cina ha improvvisamente eliminato le restrizioni pandemiche in vigore con la cosiddetta strategia “zero COVID”, rigidissima e a lungo contestata, nel paese è in corso un’ondata di contagi estremamente grave, di cui però è difficile definire la portata.
I dati forniti dal governo dicono che da dicembre a metà gennaio sono morte a causa del coronavirus circa 60mila persone, più altre 13mila la settimana scorsa. Ma secondo Wu Zunyou, epidemiologo cinese piuttosto stimato e docente alla UCLA (University of California Los Angeles) da dicembre si è infettato circa l’80 per cento della popolazione, cioè oltre un miliardo di persone. È quindi probabile che i decessi siano molti di più.
I decessi nelle aree rurali sono tra quelli che con molte probabilità non verranno inclusi nei conteggi, dato che molte persone sono morte o muoiono nelle proprie case e non in ospedali o strutture mediche, più carenti in queste zone.
La diffusione dei contagi nelle aree rurali è probabilmente dovuta anche ai festeggiamenti del capodanno lunare, cioè l’inizio del nuovo anno secondo la tradizione della Cina e di altri paesi asiatici: l’anno del coniglio, che terminerà il 9 febbraio del 2024. È una delle feste più importanti della cultura asiatica ed è motivo di quella che viene considerata la più estesa migrazione annuale di esseri umani: tradizionalmente infatti viene celebrato da centinaia di milioni di persone che fanno ritorno nei loro villaggi di origine per festeggiare con amici e parenti. Spesso proprio in aree rurali, abitate dalle persone più anziane, più fragili ed esposte ai rischi del contagio da coronavirus.
Quello di quest’anno è il primo capodanno dall’inizio della pandemia da coronavirus che le persone in Cina possono festeggiare senza le severe limitazioni previste fino a poco fa per contenere la diffusione dei contagi. Proprio per questo epidemiologi e virologi avevano espresso parecchie preoccupazioni sul fatto che la migrazione di persone verso le aree rurali potesse contribuire a un forte aumento dei contagi e dei decessi, come sembra stia accadendo.
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