Cosa ci si aspetta dal viaggio di Meloni in Algeria
Innanzitutto nuovi investimenti italiani nel paese, per rafforzare i rapporti dell'Italia con il suo principale fornitore di gas
Domenica la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata in Algeria per una visita ufficiale di due giorni, che ha come obiettivo principale la firma di alcuni accordi che riguarderanno soprattutto il settore energetico.
È la prima visita di Meloni nel paese da quando è a capo del governo, ed è considerata di grande importanza perché dallo scorso anno l’Algeria è il principale fornitore di gas all’Italia. Fino all’aprile del 2022 l’Italia importava circa il 40 per cento di tutto il gas di cui aveva bisogno dalla Russia, ma come conseguenza della guerra in Ucraina e delle sanzioni occidentali le importazioni di gas russo si erano ridotte moltissimo (anche se non azzerate del tutto). Il governo guidato allora da Mario Draghi aveva quindi fatto alcuni accordi per aumentare le importazioni di gas dall’Algeria (già allora l’Algeria era il secondo fornitore di gas per l’Italia).
Gli accordi prevedevano un aumento graduale delle importazioni, di 3 miliardi di metri cubi nel 2022 fino ad arrivare a un incremento di 10 miliardi nel 2024. In tutto nel 2024 l’Algeria dovrebbe arrivare a fornire all’Italia 30 miliardi di metri cubi di gas. Per il trasporto sarà impiegato Transmed, il gasdotto che mette in collegamento l’Algeria e l’Italia passando per la Tunisia.
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La visita di Meloni servirà a consolidare gli accordi firmati dal governo Draghi, impegnando Italia e Algeria a rafforzare gli investimenti nelle infrastrutture algerine per poter raggiungere gli obiettivi prefissati. Come ha spiegato a Repubblica Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, centro di ricerca specializzato su energia e ambiente, «il gasdotto Transmed è strutturato, con gli incrementi e i raddoppi degli anni scorsi, per portare fino a 36 miliardi di metri cubi. Il problema sono le strutture di estrazione e canalizzazione sul posto». In sostanza, nonostante gli accordi prevedano il raggiungimento di 30 miliardi di metri cubi esportati nel 2024, servono ulteriori investimenti per migliorare le infrastrutture locali.
Un ruolo fondamentale lo avrà Eni, la principale società energetica italiana, il cui amministratore delegato Claudio Descalzi è andato ad Algeri insieme a Meloni proprio per discutere di nuovi investimenti nel paese: non solo per aumentare le forniture di gas all’Italia ma anche per aiutare l’Algeria nella transizione verso fonti di energia rinnovabili.
Al termine di un incontro con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, Meloni ha detto che è stato firmato un accordo tra Eni e la sua omologa algerina che, tra le altre cose, avrà l’obiettivo di incrementare le esportazioni di gas dall’Algeria all’Italia e all’Unione Europea, e realizzare un nuovo gasdotto per l’idrogeno.
Gli investimenti italiani in Algeria rientrano in un più ampio piano del governo di Giorgia Meloni per aumentare la sua influenza politica ed economica nei paesi nordafricani, con l’obiettivo di far diventare l’Italia in futuro il principale centro per il trasporto di gas dall’Africa all’Europa.
È un piano a cui la presidente del Consiglio aveva fatto riferimento nel suo primo discorso alla Camera in occasione del voto di fiducia al suo governo. Lo aveva chiamato “piano Mattei per l’Africa”, in riferimento al presidente dell’Eni Enrico Mattei, morto in circostanze mai del tutto chiarite il 27 ottobre del 1962. Mattei fu infatti l’ideatore di una politica energetica rivoluzionaria per l’epoca, che aveva l’obiettivo di scardinare il ruolo egemone delle grandi aziende energetiche americane e britanniche in Africa, lasciando per la prima volta ai paesi africani ampi margini di profitto.
Nel suo discorso alla Camera, Meloni aveva accennato a questo “piano Mattei” spiegando che gli investimenti nel Nordafrica dovrebbero servire non solo in termini di politica energetica, ma anche per il contrasto all’immigrazione illegale. Secondo Meloni, il piano dovrebbe migliorare le condizioni economiche dei paesi nordafricani e di conseguenza anche quelle della loro popolazione, con l’obiettivo di scoraggiare le persone a emigrare verso l’Italia.
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