La musica che in Messico racconta e celebra il narcotraffico
Sono i narcocorridos, “ballate della droga”, cioè canti popolari che alcuni vorrebbero censurare per i loro contenuti
Alcuni dei gruppi oggi più famosi in Messico scrivono canzoni che raccontano, spesso celebrandole, le gesta dei narcotrafficanti e che fanno parte del genere musicale conosciuto come narcocorrido. Secondo alcuni, queste “ballate della droga” glorificano la violenza e un certo modo di vivere e andrebbero di conseguenza censurate; secondo altri sono invece un racconto di storie coraggiose che descrivono la realtà.
Il 5 gennaio la polizia messicana ha arrestato Ovidio Guzmán López, detto “El Raton”, figlio di Joaquín Guzmán Loera detto “El Chapo”, il più famoso trafficante di droga del mondo che al momento sta scontando l’ergastolo in carcere. L’arresto di Guzmán López è avvenuto nella città di Culiacán, il capoluogo dello stato messicano del Sinaloa, e ha provocato una violenta reazione dei membri del cartello di Sinaloa, una delle più grandi organizzazioni al mondo per il traffico di droga, che un tempo era guidata dal El Chapo. Negli scontri sono morte almeno 29 persone. Una cosa simile era successa quando Guzmán López era stato arrestato nel 2019. Anche allora il cartello aveva dato inizio a violenze e a confusione in città, e dopo una giornata di guerriglia urbana le autorità avevano dovuto sospendere l’operazione e rilasciare Guzmán López perché alcuni poliziotti erano stati presi in ostaggio.
La vicenda era stata raccontata in una canzone, piuttosto celebrativa, intitolata “Soy El Ratón” del gruppo Código FN.
Quello del narcocorrido è un genere diffuso non solo in Messico, ma anche negli Stati Uniti e in Colombia. Los Tigres del Norte, una delle band più vecchie e conosciute, hanno vinto ad esempio sei Grammy Awards e pubblicato decine di album che hanno venduto milioni di copie, tra cui La Reina del Sur, che all’inizio del Duemila finì al primo posto nella classifica di Billboard, la più citata e importante della musica statunitense. Molte delle canzoni di Los Tigres del Norte raccontano storie legate al narcotraffico.
I narcocorridos sono un sottogenere del corrido, che ha una lunga storia in Messico e che ha avuto il suo maggior successo a partire dalla Guerra d’indipendenza contro gli spagnoli (1810-1821) e poi durante la rivoluzione del 1910, iniziata per porre fine alla dittatura militare del generale Porfirio Díaz. Diversi studi sui testi dei corridos scritti durante questi momenti storici mostrano come le ballate venissero utilizzate per far sapere quel che accadeva in tutto il paese e come forma di contestazione alla propaganda diffusa dal governo.
Il più noto corrido rivoluzionario è “La cucaracha” che, in una delle sue versioni, celebrava le gesta del guerrigliero Pancho Villa.
Tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta alcune di queste ballate iniziarono a raccontare il traffico di tequila verso gli Stati Uniti nell’era del proibizionismo. Ma è dagli anni Settanta alla metà degli anni Ottanta che la maggior parte delle ballate messicane cominciò a raccontare storie legate al traffico della droga. Quando poi iniziarono a emergere le storie dei capi dei vari cartelli della droga, come El Chapo, furono composte ballate con episodi della loro vita, che raccontavano le loro famiglie, la loro ricchezza, i loro “valori”.
Lupillo Rivera, un cantante noto come “El Toro del Corrido” che nel 2010 vinse anche un Grammy Award, ha composto ad esempio una canzone sulla morte di uno dei figli di El Chapo e sul fatto che, per il funerale, vennero comprate tutte le rose della città.
A partire dal 2006, quando il governo messicano e l’allora presidente di centrodestra Felipe Calderón inviarono l’esercito in numerose città dichiarando guerra aperta al narcotraffico, le canzoni si fecero più esplicite.
«Con un AK-47 e un bazooka sulla spalla, attraversa la mia strada e ti stacco la testa. Siamo assetati di sangue, pazzi e ci piace uccidere», dice una canzone del gruppo Buknas De Culiacan. Le canzoni del Movimiento Alterado, l’ultima evoluzione di questo genere musicale, non solo raccontano le avventure del narcos, ma le celebrano, esaltano la violenza e l’ostentazione del lusso, contribuendo a trasformare la “narcocultura” in una specie di culto.
Alcune delle “ballate della droga” sono state scritte su richiesta degli stessi narcotrafficanti con cui alcuni di questi cantanti hanno avuto contatti diretti. Altri artisti hanno invece detto di aver chiesto il permesso ai cartelli per comporre delle canzoni su di loro e evitare così future ripercussioni.
La maggior parte dei cantanti di narcocorridos nega comunque il proprio coinvolgimento nei cartelli o di voler istigare alla violenza. «Queste sono persone che hanno fatto cose che io non farei», ha raccontato all’Economist Lupillo Rivera, «ma devi rispettare il loro talento e la loro intelligenza».
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Per prevenire la diffusione della “narcocultura”, negli anni sono stati fatti molti tentativi di censura. Alcuni stati messicani hanno proibito la diffusione radiofonica dei narcocorridos, alcune radio hanno scelto volontariamente di non trasmetterli e alcuni governatori hanno cercato di vietarne l’ascolto nei bar o nei locali notturni. L’attuale governo non sembra invece preoccupato dal successo dei narcocorridos o dalla loro ultima e più esplicita evoluzione. Lo scorso anno, ad esempio, il Grupo Firme, una band il cui repertorio include ballate sulla droga, ha suonato nella piazza principale di Città del Messico durante le celebrazioni del Giorno dell’Indipendenza.
L’Economist spiega che molti narcocorridos contengono semplicemente una descrizione della realtà, proprio come la serie tv Narcos, e che possono anche essere una fonte di informazioni. “La rueda de la fortuna” di Alfredo Olivas del 2017 raccontava di un improbabile patto tra il trafficante Rafael Caro Quintero, uno dei tre membri fondatori del cosiddetto cartello di Guadalajara arrestato lo scorso luglio, e Nemesio Oseguera Cervantes, soprannominato “El Mencho”, a capo del Cártel de Jalisco Nueva Generación. Alcuni anni dopo, l’esistenza dell’accordo fu confermata.
Per molti messicani i narcocorridos sono una rivendicazione dell’identità messicana e una celebrazione di valori come la lealtà, il duro lavoro, il coraggio e la speranza di una vita migliore.