La grande manifestazione contro il governo Netanyahu
A Tel Aviv oltre 100mila persone hanno manifestato contro le politiche del nuovo governo, il più di destra della storia di Israele
Sabato sera a Tel Aviv, in Israele, oltre 100mila persone hanno partecipato a una grande manifestazione contro il nuovo governo di Benjamin Netanyahu, tra le più grandi organizzate negli ultimi anni. I partecipanti hanno mostrato cartelli e striscioni chiedendo la fine dell’attuale coalizione, che sostiene il governo più di destra della storia di Israele con posizioni radicali su molte questioni. La settimana precedente, altre grandi manifestazioni erano state organizzate in altre città israeliane e sempre a Tel Aviv, dove ci sono manifestazioni dal 7 gennaio.
L’ex primo ministro Yair Lapid, del principale partito di opposizione Yesh Atid, ha tenuto un discorso riferendosi ai partecipanti alla manifestazione come «persone che amano il loro paese». Lapid ha detto di voler difendere la democrazia e l’indipendenza dei vari poteri, come quello della magistratura, e di non volersi «arrendere fino a quando non vinceremo».
A inizio gennaio erano emersi dettagli sul piano del governo israeliano per limitare i poteri della Corte Suprema, con una riforma che sancirebbe un forte controllo della politica sulla corte. Sempre a inizio anno alcuni ministri si erano fatti notare per iniziative molto contestate, come quella del nuovo ministro della Pubblica sicurezza, l’estremista di destra Itamar Ben-Gvir. Noto per le proprie posizioni razziste nei confronti dei palestinesi e dei cittadini arabo-israeliani, il 3 gennaio scorso aveva visitato la Spianata delle Moschee, il complesso che ospita la moschea al Aqsa a Gerusalemme, il terzo più importante luogo sacro per le persone di religione musulmana. La Spianata è importante anche per la religione ebraica e negli ultimi anni in quel luogo si sono concentrati molti degli scontri e delle tensioni tra israeliani e palestinesi.
Altre polemiche intorno al governo di Netanyahu erano sorte una decina di giorni fa, quando Ben-Gvir aveva annunciato l’entrata in vigore di un divieto di mostrare in pubblico la bandiera della Palestina. C’erano poi stati scontri istituzionali all’inizio della scorsa settimana, quando la Corte Suprema di Israele si era espressa contro la nomina di Arye Dery, leader del partito ultraortodosso Shas, a ministro dell’Interno e della Salute, poi fatto dimettere da Netanyahu. L’anno scorso Dery era stato processato per evasione fiscale, uscendone con una sospensione della pena in seguito a un patteggiamento. Secondo la legge israeliana Dery non avrebbe potuto essere nominato ministro, ma prima che la Corte Suprema si esprimesse il governo aveva modificato la legge esistente appositamente per provare a rendere la sua nomina legittima.
Alla manifestazione di sabato sera, Netanyahu è stato accusato di minacciare le regole democratiche del paese, cercando inoltre di evitare di essere giudicato nel processo in cui è coinvolto per alcuni casi di corruzione. I gruppi che hanno partecipato alla manifestazione sono eterogenei: alcuni sono contrari a provvedimenti che potrebbero rendere meno laico lo stato, altri chiedono che siano garantiti i diritti delle minoranze e altri ancora chiedono che sia garantita l’indipendenza dei vari organi dello stato.
Come aveva già fatto in precedenza, Netanyahu ha respinto le accuse e minimizzato la portata delle proteste, dicendo che sono contrarie alla chiara volontà espressa dagli elettori di avere un governo di destra: «Quando eravamo all’opposizione non abbiamo fatto appelli alla guerra civile e non abbiamo parlato della distruzione dello stato: mi aspetterei lo stesso dai leader dell’opposizione».
Quello attuale è per Netanyahu il sesto mandato da primo ministro (non consecutivo). I partiti che fanno parte della sua coalizione sono il Likud (di destra, dello stesso Netanyahu), Shas (conservatore, che rappresenta gli ebrei ortodossi di origine nordafricana e mediorientale), Ebraismo della Torah unito (conservatore e ultra-ortodosso), e Potere ebraico, Sionismo religioso e Noam (tre partiti di estrema destra).