Nelle Filippine ora le cipolle costano più della carne
La loro carenza e altri fattori hanno determinato un aumento spropositato del prezzo
A inizio gennaio il dipartimento dell’Agricoltura delle Filippine ha annunciato di voler provvedere all’importazione di 22mila tonnellate di cipolle entro marzo per soddisfare il fabbisogno nel paese e per provare a riassestare il loro prezzo, che nelle ultime settimane è aumentato in maniera spropositata. La cipolla è uno degli ingredienti più utilizzati nella cucina locale, che risente molto dell’influenza spagnola per via di oltre tre secoli di colonizzazione, e spesso viene usata assieme all’aglio per la preparazione di diversi piatti tipici. Adesso però il prezzo delle cipolle al chilo è aumentato così tanto da aver superato quello della carne.
Per fare un esempio concreto, in alcuni mercati di Manila, la capitale filippina, lunedì 9 gennaio sia le cipolle bianche che quelle rosse si trovavano a un prezzo di 600 pesos al chilo, l’equivalente di 10 euro: circa tre volte il prezzo del pollo e fino al 50 per cento in più rispetto a carne di maiale o manzo, secondo le stime di un’agenzia che si occupa di tenere sotto controllo l’oscillazione dei prezzi nei mercati dell’area cittadina.
Attualmente il prezzo di un chilo di cipolle – che in Italia costa generalmente tra i 50 centesimi e i 2,50 euro – è perfino maggiore del salario minimo giornaliero di una persona filippina, di poco superiore ai 9 euro.
Le Filippine importano da sempre le cipolle, sia perché se ne mangiano di più di quelle che si producono sul territorio, sia perché a causa delle condizioni climatiche non ideali quelle che vengono coltivate nel paese non hanno una buona resa. I dati del dipartimento dell’Agricoltura filippino dicono che il fabbisogno mensile medio di cipolle nel paese è di circa 17mila tonnellate: con il grande aumento dei prezzi però le persone hanno smesso di comprarle e alcuni ristoratori hanno smesso di servirle, mentre altri stanno cercando ingredienti alternativi, come una varietà di cipolla autoctona (lasona) che però è molto più piccola e ha un sapore diverso.
Secondo l’economista della banca ING Nicholas Mapa, che lavora a Manila, il recente aumento dei prezzi dipende da almeno due fattori: intanto, è collegato ai danni provocati ai raccolti dai tifoni che hanno interessato varie zone delle Filippine tra agosto e settembre, e poi risente anche del ritardo nella programmazione delle importazioni. In generale ha peggiorato la situazione l’aumento dell’inflazione a livello globale, sia per cause legate alle conseguenze della guerra in Ucraina sul settore agricolo, sia per via dei rallentamenti della catena di approvvigionamento.
Alcuni critici inoltre attribuiscono l’aumento dei prezzi delle cipolle alla cattiva gestione dell’attuale governo del presidente Ferdinand Marcos Jr., figlio dell’ex dittatore filippino Ferdinand Marcos, insediatosi lo scorso giugno. Marcos Jr. aveva voluto per sé il ruolo di responsabile del dipartimento dell’Agricoltura con l’obiettivo di stabilizzare la situazione dell’approvvigionamento di cibo nel paese: alcuni però sostengono che il presidente sia troppo occupato a pensare ad altre questioni e non abbia agito in maniera efficiente per gestire i problemi legati alla sicurezza alimentare. C’è poi chi sospetta che dietro all’aumento dei prezzi ci possa essere una speculazione.
Mapa sostiene che le cipolle siano solo il più recente dei prodotti alimentari al centro dell’aumento dei prezzi nel paese. «Prima c’era stato il maiale, poi il pesce, e poi lo zucchero. Adesso è toccato alle cipolle. E sembra che presto sarà la volta di pollo e uova», ha detto Mapa, collegando la sua previsione ai prezzi elevati del mangime per gli animali e a vari focolai di influenza aviaria. A ogni modo, il problema dell’aumento del prezzo delle cipolle è stato osservato anche in altri paesi. Secondo i dati ufficiali per esempio tra dicembre e gennaio il prezzo delle cipolle in Brasile è aumentato del 130 per cento: c’entrano sia la riduzione delle terre dedicate alla coltivazione delle cipolle, sia maggiori costi di produzione dovuti all’aumento del prezzo di fertilizzanti e pesticidi.
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