L’unica biblioteca di Lampedusa
È un posto notevole, diventato di recente un'opera d'arte, e assomiglia poco alle biblioteche che siamo abituati a frequentare
di Luca Misculin (testo) e Tommaso Merighi (foto)
Il corso principale di Lampedusa, la piccola isola italiana più vicina alle coste africane che a quelle siciliane, è attraversato da via Roma, dove si succedono edifici bassi e dai colori chiari, per lo più destinati ai turisti: bar, ristoranti e negozi di souvenir, soprattutto. L’unico edificio che spezza la monotonia è un cubo di cemento interamente ricoperto da un murale dai colori accesi, affacciato su una piazzetta non lontano dal porto. Il murale è stato realizzato qualche anno fa da Blu, uno degli street artist più famosi al mondo, e fa parte di un progetto più ampio sulla migrazione, degli animali e degli uomini.
Ma a rendere particolare questo cubo di cemento non è solo la sua superficie esterna, ma anche e soprattutto quello che si trova al suo interno. L’edificio ospita infatti l’unica biblioteca di Lampedusa.
Fino a qualche anno fa Lampedusa non aveva mai avuto né una biblioteca né una libreria, per diverse ragioni che è un po’ difficile citare con precisione. Qualcuno sull’isola lo giustifica col fatto che prima degli anni Novanta Lampedusa vivesse soprattutto di pesca, un’attività dai ritmi serrati poco compatibile con la lettura. Altri dicono che, non essendoci mai stato un posto del genere, semplicemente non si pensava ce ne fosse bisogno.
Il primo progetto di aprire una biblioteca risale al 2012, quando l’associazione svizzera IBBY, che promuove la lettura in vari paesi del mondo, si mise in contatto con alcuni lampedusani che partecipavano a un piccolo gruppo di lettura: ancora oggi molti di loro gestiscono la biblioteca da volontari. La biblioteca vera e propria fu inaugurata nel 2017, durante l’amministrazione di centrosinistra della sindaca Giusi Nicolini. È aperta la mattina, quando viene frequentata soprattutto dalle scuole, e il mercoledì e il sabato pomeriggio.
L’idea iniziale era quella di rivolgersi sia ai bambini e alle bambine di Lampedusa – che sono tantissimi, più di 800, e una persona su otto sull’isola ha meno di 14 anni – sia ai bambini migranti che sbarcano sull’isola per cercare di entrare in Italia. È per loro che fin dall’inizio la biblioteca ha messo insieme una grossa collezione, probabilmente una delle più grandi in Italia, di silent books: libri illustrati senza testo che possono essere “letti”, e interpretati, senza conoscere la lingua parlata dall’autore o dall’autrice.
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Fino a qualche anno fa i bambini dell’hotspot, cioè il centro di prima accoglienza dell’isola, riuscivano a scendere dalla collina dove si trova la struttura fino a Via Roma grazie a un buco nella recinzione di cui era a conoscenza tutta l’isola, anche i gestori del centro. Nel 2020 un’ordinanza del sindaco di allora per il contenimento della pandemia aveva vietato ogni uscita dall’hotspot, e il buco era stato riparato.
Oggi, in giro per Lampedusa, non c’è traccia di bambini o altre persone migranti sbarcate sull’isola. E la biblioteca si è adattata concentrandosi sui bambini nati e cresciuti lì.
«Mi pareva surreale che i bambini crescessero senza libri», racconta la responsabile della biblioteca Deborah Soria, una libraia specializzata nei libri per ragazzi che divide il suo tempo fra la libreria Ottimomassimo di Roma e la biblioteca di Lampedusa. Oggi tutti i bambini e i ragazzi dell’isola conoscono la biblioteca, grazie alle attività di questi anni: laboratori di avvicinamento alla lettura nelle scuole dell’isola – elementari, medie, un liceo scientifico e un istituto tecnico turistico – corsi di uncinetto, cineforum, e un campus annuale per volontari provenienti da tutto il mondo col compito di tenere aperta e animare la biblioteca ogni sera.
Piano piano si sono avvicinati anche gli adulti: fin da subito la biblioteca ha attrezzato per loro uno scaffale con romanzi e saggi, che oggi occupa metà di un muro della stanza principale.
Soria si spiega il successo della biblioteca con la bravura dei volontari e l’assenza di altri luoghi della cultura, a parte un piccolo bar-centro culturale fra il porto vecchio e il porto nuovo. A Lampedusa non c’è nemmeno un cinema, per dire. «La società di Lampedusa gestiva tutta questa emotività legata a quello che succede sull’isola senza un posto dove ragionare: ora c’è la biblioteca», spiega Soria.
Le attività principali della biblioteca sono comunque tutte legate ai libri, anche se in maniera meno convenzionale rispetto a una normale biblioteca pubblica. «Noi siamo l’incubo dei bibliotecari e delle bibliotecarie. Se uno di loro entrasse qui, nei primi dieci minuti ci guarderebbe con disprezzo», spiega ridendo Paola La Rosa, che insieme ad Anna Sardone è stata una delle fondatrici della biblioteca: oggi entrambe ne coordinano le attività.
Nessuno sa esattamente quanti libri siano presenti nel catalogo della biblioteca o quante tessere siano in circolazione (si stima siano circa 1.300, su poco più di 6mila abitanti). Il gruppo dei volontari è fluido: si ingrossa d’estate, si riduce in inverno. «Entrando c’è sempre rumore, casino. Ah, e nessuno ha idea di dove esattamente siano i libri: cioè, noi lo sappiamo, diciamo così», racconta La Rosa, che in una vita precedente faceva l’avvocata. «Un’altra cosa che farebbe venire i brividi ai bibliotecari: non abbiamo mai fatto alcuno sforzo per recuperare libri dati in prestito».
In realtà era vero fino a qualche giorno fa. Lunedì Sardone e La Rosa hanno fatto leggere un messaggio dall’unica radio dell’isola, Radio Delta, in cui veniva annunciato un prossimo inventario del catalogo della biblioteca, che non è ancora stato programmato.
Per ragioni di inventario quindi tutti i libri presi in prestito e mai riconsegnati dovrebbero essere restituiti alla biblioteca entro il 31 gennaio. Dopo due giorni alla biblioteca non è però tornato indietro neanche un libro. «In realtà ci va benissimo così: in un’isola in cui non esiste una libreria, il fatto che i libri circolino e si fermino in qualche casa va benissimo», spiega Sardone, che lavora come insegnante alle scuole medie dell’isola.
Nei libri per adulti la scrittrice più popolare in assoluto è la nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, l’autrice di Americanah e Dovremmo essere tutti femministi, soprattutto per merito di La Rosa. «Un libro che consiglio molto, e che quindi chiunque entra qui dentro deve poi portarsi a casa da leggere, è Metà di un sole giallo», il quinto romanzo di Adichie, che è uscito nel 2006 ed è ambientato durante la guerra del Biafra. Ci sono diversi libri della giornalista Francesca Mannocchi, esperta di migranti e Mediterraneo e richiesti soprattutto dai turisti che vogliono sapere qualcosa di più sui flussi migratori. Ci sono anche due copie del Gattopardo, celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, discendente della famiglia di nobili che nel 1839 cedette l’isola alla famiglia reale del Regno delle Due Sicilie, i Borbone.
Fra i bambini vanno fortissimo invece i libri interattivi di Mo Willems, celebratissimo scrittore americano di libri per l’infanzia, noto per la serie di Reginald e Tina. I più grandi apprezzano invece la serie di Diario di una schiappa, dell’illustratore statunitense Jeff Kinney, e anche tutti i libri del Club delle babysitter, della scrittrice Ann M. Martin, che di recente è anche diventata una serie per Netflix. «La qualità del nostro catalogo è altissima», dice orgogliosamente La Rosa.
La biblioteca viene rifornita di libri su base regolare, soprattutto grazie a piccole e grandi donazioni, e più di recente grazie ai cosiddetti “fondi Franceschini”, i finanziamenti straordinari decisi nel 2022 dal ministro della Cultura Dario Franceschini per permettere alle biblioteche pubbliche di ampliare il proprio catalogo. I libri vengono acquistati da Soria, poi lei ne fa un unico, grosso pacco che spedisce sull’isola.
Nonostante sulla targa dell’edificio ci sia scritto “Biblioteca comunale”, il Comune di Lampedusa non ha alcun ruolo nella gestione della biblioteca: si limita a mettere a disposizione gratis il cubo di cemento, pagare le bollette e occasionalmente mandare l’idraulico o l’elettricista, a seconda delle esigenze. L’impianto di condizionamento è guasto da tempo, e nonostante le molte richieste dei volontari una soluzione non è ancora stata trovata. D’estate è un grosso problema: all’interno del cubo le temperature sono insostenibili e la vita della biblioteca si svolge nella piazzetta.
In un contesto del genere si possono fare molte cose, come disegnare o discutere di un libro, ma ci sono alcune attività della biblioteca che richiedono un ambiente silenzioso e un pubblico attento e concentrato. Per esempio la lettura dei Kamishibai, libroni giapponesi che diventano dei piccoli sfondi teatrali, con storie che i bambini possono leggere ad alta voce interpretando ciascuno un personaggio diverso. Quando nella biblioteca di Lampedusa qualcuno decide di recitare un Kamishibai, tutte le altre attività vengono sospese, e l’attenzione è rivolta al piccolo sfondo teatrale.
È successo anche un mercoledì pomeriggio di gennaio: un gruppo di bambine e bambini ha letto e interpretato una favola sull’improbabile amicizia fra un lupo e una gallina. Operatori e spettatori occasionali hanno assistito in silenzio. Alla fine, durante gli applausi, La Rosa si è commossa: molti di quei bambini, prima di iniziare a frequentare la biblioteca, non si sarebbero mai sognati di leggere in pubblico.