È stata respinta la richiesta di sorveglianza speciale per l’attivista ambientalista Simone Ficicchia
Il tribunale di Milano ha respinto la richiesta della questura di Pavia di applicare un regime di sorveglianza speciale per Simone Ficicchia, attivista ambientalista di Ultima Generazione.
La questura aveva chiesto l’applicazione del cosiddetto codice antimafia – che si utilizza di solito in casi relativi alla criminalità organizzata, ma anche per la tutela in caso di violenza domestica e nei casi di pericolosità sociale – che prevede misure di sorveglianza molto restrittive tra cui l’obbligo di dimora, cioè il divieto di spostarsi dal comune in cui si abita, e forme di controllo da parte delle forze dell’ordine come l’obbligo di presentarsi periodicamente in caserma. Era stato il primo caso in Italia in cui una questura aveva chiesto misure di sorveglianza così severe nei confronti di un attivista ambientalista, e per questo c’erano state molte discussioni.
Il tribunale di Milano ha respinto la richiesta sostenendo che Ficicchia non costituisce «un pericolo per la pubblica sicurezza» e «gli unici procedimenti penali a suo carico, a Milano e Firenze, non appaiono idonei a sorreggere un giudizio di pericolosità sociale generica, non essendo ancora definitivi gli accertamenti dei fatti contestati».
Simone Ficicchia ha 20 anni, abita a Voghera, in provincia di Pavia, e negli ultimi mesi aveva partecipato a molte azioni organizzate da Ultima Generazione, una campagna di disobbedienza civile non violenta che esiste in Italia dalla fine di aprile. Tra le altre cose, il 7 dicembre era stato tra gli attivisti intervenuti per lanciare vernice sulla facciata del teatro La Scala di Milano nel giorno dell’inaugurazione della stagione lirica, mentre il 9 dicembre aveva partecipato al blocco stradale organizzato al traforo del monte Bianco, che collega l’Italia alla Francia.
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